Anche la frenata di
un’auto può essere lirica (Durs Grunbein). Non meno l’italiano
storpiato delle badanti ucraine (Gian Maria Annovi). Personalmente
non me ne impipa un cazzo della poesia impegnata: quello che conta è
solo come le cose mi vengono raccontate. Mia moglie passa
l’aspirapolvere e io godo. Pure Benn quando scrisse Morgue riuscì
a cavare musica dalle ossa dei morti e in “100 poeti della DDR”
c’è persino una strofa sul nerume che si annida tra le piastrelle
di un bagno pubblico: niente di più ben riuscito.
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