Quella che Vito Mancuso
(Teologo) definisce: “naturale tendenza del genere umano all’ordine,
all’armonia e all’amore, Logos”, a proposito di un suo studio sulla nascita
dell’Universo e sulla Creazione, non vale per il condominio di via Salvatore
Meccio 25 in
Palermo. Lì vige imperterrito il secondo principio della Termodinamica, cioè:
dentro un qualunque sistema chiuso, mantenuto a temperatura costante,
l’energia tende a raggiungere la massima
entropia possibile (perdita assoluta di calore). Difatti, l’ostilità dei
condomini, a proposito di un trasloco (dopo trentanni) e dell’inevitabile uso
dell’ascensore.
venerdì 31 gennaio 2014
giovedì 30 gennaio 2014
"Separazioni 2" di Gaetano Altopiano
Anche una mia parente si è
separata per un colpo di vento. Sposata da qualche mese poté constatare quanto
Madre natura governasse la durata di un matrimonio. Inaspettatamente, una bella
mattina, le accadde quello che accade a innumerevoli coppie, ultimamente, un
soffio di scirocco le rapì il marito. Puff. Lei giurò di volergli ancora bene,
che, era per lei, sarebbero stati sempre insieme. Lui, naturalmente, gridava le
stesse cose mentre volava via, direzione nord nord-ovest mi pare.
mercoledì 29 gennaio 2014
"Separazioni" di Gaetano Altopiano
Si racconta che la Sicilia si staccò dal
continente a causa dei venti impetuosi che soffiavano in tutto il Mediterraneo.
Eolo, figlio di Poseidone e di Arne, ebbe allora incarico di controllarli. Zeus
ne fece il dio e gli diede residenza a Stromboli (isole Lipari) dove “il
veloce” li teneva rinchiusi in un otre che apriva a sua discrezione: Austro,
Borea, Euro, Zefiro, i quattro fratelli. Il problema fu così risolto. Ma la Sicilia , ormai, si era
irrimediabilmente staccata.
"L'ultima biblioteca" di Gaetano Altopiano
So di non avere piacere nel raccontare di
quest’uomo, ma mi rassegno al fatto che non tutte le nostre azioni procurano
piacere e nondimeno non possiamo evitare di farle. Considero questa, quindi,
una di quelle. Un uomo privo di spirito, inutile ai propri simili, eppure duro
e intransigente al punto che non meriterebbe menzione. Proverò comunque a
riferirne mettendoci del mio dove dovrebbero mancarmi motivo e materia per
farlo. Tanto, ogni storia, altro non è che il riflesso della storia di chi la
sta scrivendo con una conseguenza che sappiamo essere devastante e monotona.
L’uso perpetuo dello stesso alfabeto, l’unica biblioteca, per quanto vasta, a
cui attingere: un solo racconto scritto in milioni di modi possibili. Per gli
“Anulari” la storia è un circolo, e niente esiste che non sia già esistito e
che non esisterà nuovamente, letteratura compresa. Penso di nuovo a scale che
non portano da nessuna parte, a finestre irraggiungibili, all’ultima frase di
un racconto che si ripete alla fine di ogni racconto possibile (un’ossessione).
Concludo: conosco per certo che l’uomo avrebbe voluto vivere in solitudine ma
la mia facoltà mi concede la libertà di collocarlo in qualunque luogo io
voglia. La fine è inevitabile.
martedì 28 gennaio 2014
lunedì 27 gennaio 2014
"Arghentina" di Gaetano Altopiano
Chi fosse interessato può
andare in Argentina con soli 39 euro. Prendere alloggio in un albergo di lusso
a 12 euro a notte. Farsi grigliate di carne memorabili praticamente gratis, 1
euro al chilo (vino compreso). Avere una storia d’amore, certificata, con una
ragazza da scegliere tra un’infinità di possibili candidate. Addirittura creare
un impero economico nel giro di pochi mesi. Poi, bruciare tutto in un colpo e
spararsi per la disperazione.
domenica 26 gennaio 2014
"Contro cosa?" di Gaetano Altopiano
La catena delle dipendenze è
enormemente più lunga di quanto si possa pensare, si estende in connessioni
inimmaginabili e in reticoli e labirinti dove è impossibile scorgere inizio e
fine. Ricordate: impossibile scorgerne inizio e fine. Ma dipendere dagli altri,
ammettiamolo, non è poi tanto terribile: nell’attimo in cui viene meno il
sostegno si conquista il diritto di protestare. Comodo no? Contro chi si
lamenta, infatti, contro cosa, chi è vittima della propria autosufficienza?
Contro nessuno. Noi invece abbiamo la società in subbuglio, popoli che
borbottano, generazioni che si ribellano. Ma contro chi?
sabato 25 gennaio 2014
"Diario di un delicato, all'amico La Rochelle e ad altri" di Gaetano Altopiano
Aspetterà la bella stagione
per dichiararsi. Mancano pochi mesi e lui, veramente, non ha molta fretta,
anzi, gli piace l’attesa. Lo rinvigorisce. Del resto l’inverno ci rende cupi,
evvero? di malumore, magari anche indisponibili: non vuole rischiare. Intanto
studierà la sua faccia ogni volta che passa, con discrezione ovviamente (lei
lavora in un casalinghi e regali). Se guarda, se accenna un sorriso, dovesse
arrossire. Siamo d’accordo. Un pomeriggio di aprile, allora, forse anche
maggio, lei non starà dentro ma davanti al negozio (come lo sa? e come potrebbe
non farlo? da noi, tra le cinque e le sei, c’è una luce e un tepore che non vi
dico) e quello sarà il momento. Naturalmente con la massima delicatezza, nel
maggiore riserbo possibile, meglio se tra parentesi. Faremo così.
venerdì 24 gennaio 2014
"L'inimmaginabile" di Gaetano Altopiano
Sappiamo che il nostro
pensiero funziona in modo umanamente possibile. Chiaro. Nell’unico modo che gli
è possibile: quello umano. In quanto umani (vivendo sulla Terra, respirando
ossigeno, assumendo proteine e vitamine locali, cioè avendo dei limiti) sappiamo
anche che non possiamo conoscere tutto. E’ conseguente che pure il nostro
pensiero dovrebbe essere limitato, proprio perché deriva dalla conoscenza.
Bene. Ora, dal punto di vista logico, l’affermazione non fa una grinza, ma
questo non vuol dire che sia la verità. Se infatti fosse non solo logica ma
anche vera (l’affermazione) noi non potremmo pensare a niente di sconosciuto e
invece, questo, non ci accade: riusciamo a pensare a cose che non conosciamo, a
immaginare persino quello che potrebbe esserci fuori dalla nostra “umanità”,
l’inimmaginabile.
giovedì 23 gennaio 2014
"Bomba" di Gaetano Altopiano
Mentre cerco un libro ne
trovo un altro. Lo apro, lo sfoglio, cade un foglietto per terra. Leggo:
“incalzatrice della storia freno del
tempo Tu Bomba
Giocattolo dell’universo Massima
rapinatrice di cieli Non posso
odiarti Forse che odio il fulmine
scaltro la mascella di un asino La mazza nodosa di Un Milione di A.C.” Mi
fermo. Penso a tutti i fantasmi che vivono in questo libro. Gregory Corso,
Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti, Ron Loewinsohn (il mio preferito). Penso al
fantasma della Pivano: lei vive all’ultima pagina. Ed è rimasta astemia.
(Fernanda Pivano, Poesia
degli ultimi americani, Feltrinelli)
mercoledì 22 gennaio 2014
"Estetica" di Gaetano Altopiani
Uno, della bellezza che può
dire. Si eredita, si conquista, si compra. Possibile, dunque, pensare possa
essere fonte di serenità? Piuttosto è motivo di disperazione e di affanno. Chi
la porta in eredità la considera sempre un peso, un ostacolo addirittura (la
ragazza bella “come” la madre a esempio), raramente darà a questa il valore che
gli altri invece le riconoscono. La conquista, in generale, porta in sé sempre
qualcosa di equivoco: è un desiderio di possesso tanto forte da spingere anche
ad atti che normalmente non ci si sognerebbe di mettere in pratica. Il
detentore, perciò, sarà visto con diffidenza e lui stesso (nel timore di
perdere ciò che ha raggiunto) vivrà soltanto di sospetto. Comprarla, poi, è
quasi sempre un pessimo affare: tentando di fare colpo, ci si deve affidare
agli esperti, a tecnici competenti, che, è risaputo, in estetica hanno gusti
completamente diversi.
martedì 21 gennaio 2014
"Equazioni senza soluzioni" di Gaetano Altopiano
“Irrisolto” è l’ultimo
aggettivo con cui vorremmo avere a che fare. Inevitabilmente la radice porta al passo successivo:
Irrimediabile, e questa, alla parola Immortale, che di per sé non è poi grande
cosa tranne nel caso di “qualcuno che ragioni sulla sua propria immortalità”.
Una prigione che non si aprirà mai. Pierre de Fermat, matematico, nel 1630,
scoprì l’equazione senza soluzione e Marco Flaminio Rufo, venuto alla Città
degli Immortali, racconta di scale che non portano da nessuna parte, di porte enormi
che si aprono su stanza piccolissime, di finestre irraggiungibili. A Bagdad si
favoleggia di una partita a scacchi durata trentanni (il cui esito, tra
l’altro, si risolse in parità) e “irrisolto” è anche il motivo per il quale nei
bassifondi di Tripoli, negli anni 50, una donna costringeva l’unico figlio a
cenare soltanto dopo che avesse risolto un enigma. A undici anni accadde
l’irrimediabile: ne trovarono il corpo parzialmente sbranato (come da cani, si
disse) in cucina. Del figlio non c’era più traccia.
"Riceviamo e pubblichiamo 3 (per Claudio Abbado)" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
lunedì 20 gennaio 2014
"Rotte involontarie" di Gaetano Altopiano
La vicenda si divide in due
parti. Nella prima, l’uomo, nasce in un sobborgo di Copenaghen e compie studi
regolari fino al diploma superiore. Si impiega in un negozio d’antiquariato e
conosce un russo che lo inizia al gioco d’azzardo. Il gioco lo porterà alla
rovina, ma in compenso lo istruirà a un punto tale da renderlo in grado di
formulare teorie matematiche che molti riterranno attendibili (A. Norgaard,
emerito professore di matematica, gli sarà amico). Nella seconda, vuole
chiamare la moglie e invitarla ad andare a letto. La signora è abituata a
restare in salotto e lì spesso si addormenta prima dell’ora consueta. Dalla
bocca, però, stranamente non esce il nome della donna ma il suo. E’ terribile.
Lui prova e riprova, ma niente. L’unico nome che esce è il suo.
"La grande bellezza (ecco dove l'ho visto)" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
domenica 19 gennaio 2014
"Invito a cena" di Gaetano Altopiano
Niente di più difficile che
pranzare con degli estranei. Siete fatto così, amico mio. Dentro, o fuori, vi
spaventano le differenze, non le reggete, e ogni volta vi sentite venire meno.
Ogni volta si prospettano ostacoli insormontabili. Chi sono quelle persone?
Come farete a capirle? Vi chiudete nel bagno comune e aspettate un minuto:
pronto. Quello, ad esempio, non è nato con voi, non l’avete mai visto, l’altra
non vive a casa vostra e la signora che vi siede di fronte ha la faccia di un
animale, è figlia di quale madre? La lingua che sentite non è la vostra lingua,
persino i bicchieri tintinnano in modo diverso dal vostro. Ma Empedocle pensava
che l’universo avesse prima una forma e dopo la forma opposta, in un perpetuo
avvicendarsi. Questo, naturalmente, vi fa tremare.
sabato 18 gennaio 2014
"Somiglianze" di Gaetano Altopiano
Nell’elenco delle possibilità, aggiungi anche
questa: che un tuo gemello ti ha preceduto. E a lui direi, l’avessi
visto, la stessa cosa: nell’elenco delle possibilità, aggiungi
questo, sembri il gemello di uno che ti ha preceduto. Le vostre facce
si ripetono, chissà da quanto tempo, ma in modo che non siano mai
perfettamente uguali. Questo è sorprendente. Non c’è identità,
ma solo fortissima “somiglianza”.
I tratti replicati lasciano spazio al verosimile, al margine di errore. Tanto che la certezza è quella di trovarsi sempre davanti a un originale, mai a una copia. Ma per Rosetta Rapisarda Federico, signora palermitana, non è proprio così. Seduta al Metropolitan Museum of Art di Nuova York è imbambolata: l’uomo ritratto da Velazquez nel ‘600 non è Juan de Pareja, ma il figlio suo.
I tratti replicati lasciano spazio al verosimile, al margine di errore. Tanto che la certezza è quella di trovarsi sempre davanti a un originale, mai a una copia. Ma per Rosetta Rapisarda Federico, signora palermitana, non è proprio così. Seduta al Metropolitan Museum of Art di Nuova York è imbambolata: l’uomo ritratto da Velazquez nel ‘600 non è Juan de Pareja, ma il figlio suo.
venerdì 17 gennaio 2014
"Luoghi in assenza di tempo" di Gaetano Altopiano
Fosse possibile viaggiare
fino al centro di un “buco nero”, nel caso, indossando anche un orologio da
polso, notereste che questo, avvicinandovi alla meta, rallenterebbe il suo
movimento fino a fermarsi del tutto. Tale esperienza dimostrerebbe che all’interno
del “buco nero” non esiste il tempo. Ma l’orologio, mi dico, non è alimentato
dal tempo, lo misura soltanto: il motivo del suo meccanismo è essenzialmente
elettrico (pila) o manuale (forza dell’uomo). L’esperienza, semmai,
dimostrerebbe soltanto che all’interno di un “buco nero” è impossibile l’azione
di forze fisiche. Aggiungo: luoghi in assenza di tempo non sono concepibili,
poiché Tempo e Luogo sono imprescindibili all’esistenza umana. Ovvero, alla sua
materia “organizzata per percepirli”. Potremmo, poi, ammetterne l’esistenza, ma
mai la loro comprensione.
giovedì 16 gennaio 2014
"Risarcimento economico" di Gaetano Altopiano
Alla fine della guerra
mondiale l’America pretese i diritti sull’Aspirina a titolo di risarcimento per
le spese di guerra: parliamo di miliardi di dollari. Nel 1929 l’Italia
riconobbe allo Stato Pontificio la stratosferica somma di un mille milioni di
lire per i danni provocati dalla perdita del potere temporale. Cinque miliardi
di dollari, invece, il risarcimento alla Libia per i danni coloniali. E noi?
Chiediamo risarcimento a tutti i paesi che trattengono opere d’arte italiane e
ne fanno quattrini esponendole nei
musei. Facciamogli causa: o i quadri, o i soldoni. Sarebbero miliardi di
euri, eh.
"E le puttane di Baudelaire cosa c'entrano" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
mercoledì 15 gennaio 2014
"Quello che non si può cambiare" di Gaetano Altopiano
Non “Il giovane Holden”, ma i
“Nove racconti”. E dentro i Nove racconti, “Un giorno ideale per i pesci
banana”. Questo è Salinger. Lo sparo che
conclude il racconto vale cento Caulfield. Lui stesso, appena finito di
scrivere, rimase mezzo minuto in attesa: pensava a quello che aveva fatto.
Fissando la finestra del suo studio sperava che qualcosa cambiasse, che la mano
tornasse a scrivere modificando il corso degli eventi. Ma non accadde nulla,
Salinger non si mosse. E così per una
buona mezzora. Poi per un’ora. Poi per giorni, e settimane.
martedì 14 gennaio 2014
"NELLA 'MISERIA IN BOCCA' DI FLANN O’BRIEN PIOVE PER TUTTO IL TEMPO" di Gaetano Altopiano
Saverio Bellante è nato a
Palermo nel 1980. Nel 2011, per mancanza di lavoro, si trasferisce a Dublino,
Irlanda, dove si impiega in un’azienda farmaceutica. Nella notte di domenica 12,
tra l’una e le due, dopo una partita a scacchi uccide Tom O’Gordon, suo
coinquilino, e ne mangia il cuore. In realtà, secondo l’autopsia, mancherebbe
uno dei polmoni o un pezzo, almeno. Naturalmente pioveva.
lunedì 13 gennaio 2014
"Ricordi di Sky" di Gaetano Altopiano
“La mia prima madre era
generosa, sincera, una donna robusta di cui mi fidavo: parlavamo, mi dedicava
del tempo, mi voleva bene. La mia seconda madre non è mai stata tanto solida,
poi, dopo la malattia, si ritirò per sempre in se stessa e ci abbandonò al nostro
destino: crescemmo come un branco selvaggio facendoci la guerra l’un l’altro.
La mia terza madre era una vecchia che si trascinava per casa badando solo a
non prendere freddo: chiudeva di continuo le imposte, anche in piena estate; di
lei non ho alcun buon ricordo, anzi, è come se non ci fosse mai stata.”
(Sky, 22.30, domenica 12)
domenica 12 gennaio 2014
"Il bivio di Borges" di Gaetano Altopiano
Cosa saremmo se non fossimo quello che siamo stati? Il signor Borges non aveva dubbi: davanti a un bivio non ci sono scelte, o l’una o l’altra strada. Amen. Grande saggista, ma tronfio e insopportabile poeta, mise definitivamente al bando ogni dietrologia. Poi, però, scrisse un racconto memorabile, e in questo, nel ‘43, steso sul pianerottolo della cantina di Carlos Argentino Daneri, racconta di aver visto l’Aleph, il punto dello spazio che contiene tutti i punti. Ebbe in visione l’inizio e la fine, ogni essere umano e ogni pensiero, tutto l’universo nello stesso istante, la circolazione del suo sangue, la modificazione della morte, nell’Aleph la terra e di nuovo nella terra l’Aleph, e riconsiderò radicalmente il concetto. Non era più soltanto quello che era stato, ma anche quello che avrebbe potuto essere. Di fronte a un bivio, ora, imboccava entrambe le strade.
sabato 11 gennaio 2014
"Ragionano per conto loro (due)" di Gaetano Altopiano
Non so proprio decidermi.
Venerdì ore 20,21: i due marò italiani, arrestati e ancora carcerati in India,
rischiano la pena di morte; ore 20,26: un giubbotto di salvataggio, con tanto
di fischietto e segnalatore, percorre mille miglia marine e dall’isola del
Giglio approda sulle coste della Sardegna, c’è scritto bello chiaro che è della
Concordia. Mi sono deciso: i cuochi più famosi pensano di essere degli artisti,
inventano difatti, stupiscono, partecipano ai programmi TV e ci annoiano a
morte. Vorrebbero che il mondo intero riconoscesse loro il giusto posto, dicono
che l’impiattamento è un’arte. Ma quando mai.
venerdì 10 gennaio 2014
"Migrazioni due" di Gaetano Altopiano
Non come Pirsig, che s’imbarcò in Minnesota e sbarcò nel Pacifico mettendoci la faccia, i nervi e tutta la forza fisica. Né come la sua motocicletta che era stata fatta apposta per le distanze. Né come un Przewalski, cavallino della Mongolia, capace di cavalcare per settimane nutrendosi solo di magra sterpaglia. Voi andrete ben oltre: avrete modo di verificare la vostra durata. Seppure condividete lo stesso tetto, mangiate allo stesso tavolo, usate il medesimo bagno, potreste giurare di non conoscere il vostro partner. Non fino in fondo, voglio dire. Durare, aspettare, concedersi, invecchiare. Partire, infine.
"Migrazioni" di Gaetano Altopiano
Pensando ai batteri, non possiamo che provare disgusto. A chi non è mai capitato di vederli in azione accaniti su ferite in cancrena, su carcasse di cani, o di gatti, o magari del più piccolo degli uccelli lungo il bordo di una strada o all’angolo di un marciapiede? Miliardi di miliardi di organismi senza alcuna intelligenza ma con un compito ben preciso: colonizzare. Madre natura li ha ben dislocati: praticamente ovunque. Sono la forma viva più diffusa del pianeta. Sull’autobus, sugli Urali, nella lingua dell’amante, dentro un condotto d’areazione. Mentre scrivo, addirittura, li sento scendere dal colon verso vescica e apparato genitale: stanno migrando.
giovedì 9 gennaio 2014
mercoledì 8 gennaio 2014
"Ragionano per conto loro" di Gaetano Altopiano
Gli organi umani, come quelli
di ogni animale, reagiscono agli urti espandendosi. E’ il tentativo di ridurre
la pressione esercitata dal trauma: cento chili su un metro quadro non sono,
ovviamente, sopportabili quanto lo sono su una superficie, poniamo, del doppio.
E’ come se ragionassero per conto loro. Anzi, ragionano per conto loro.
martedì 7 gennaio 2014
"Eleonora Duse" di Gaetano Altopiano
Da Treviso a Palermo l’aereo impiega una ora e 10 minuti. Da Palermo a Treviso, invece, ben 15 minuti in più. Questo è spiegato dalla seguente circostanza: venuti al cimitero di Sant’Anna, in Asolo, si troveranno le tombe di Eleonora Duse (attrice) e Tracy Stark (scrittrice) rivolte verso il Montegrappa (suppongo il nord geografico).
lunedì 6 gennaio 2014
domenica 5 gennaio 2014
"Fugger City or Fugger Siti ovvero il sussidiario in edicola" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
sabato 4 gennaio 2014
venerdì 3 gennaio 2014
giovedì 2 gennaio 2014
"Limiti" di Gaetano Altopiano
Non è possibile riprodurre a
voce un suono lungo 1,3 decimi di secondo. E’ un termine enormemente breve
perché chi ne tenti la riproduzione possa interrompersi allo scadere esatto del
tempo. Sembra strano anche che la postura di un corpo non sia altro che il suo
adattamento all’ambiente terrestre e la sua mutazione, soltanto millimetrica,
provochi la scoliosi. Pensare che una minima variazione della forza di gravità
(9,82 m/s2), che nemmeno avvertiamo,
impedisca al genere umano di procreare.
mercoledì 1 gennaio 2014
"Balera, viale Campania" di Gaetano Altopiano
Uno si tinge i capelli. Due
volte al mese sabato pomeriggio altre due volte domenica mattina, e non si
scappa. Un rito. Uno si mette allo specchio, dopo lo sciampo, e s’impomata
tutto. Usa un pennello da imbianchino, piccolo certamente, e parte dall’attaccatura
delle tempie andando verso la nuca, via. I toni vanno dal nero, nero corvino,
al rosso, fuoco o cardinale, ma uno senza dubbio preferisce il “mogano”. Lo
adora. Nella balera, uno, letteralmente fa vo-la-re la compagna. Due volte al
mese sabato sera e altre due volte la domenica nel pomeriggio (lei è la badante
di una del corso Olivuzza, tanto per cronaca). Uno, se balla troppo suda.
Normale no? Quando succede perde il colore e la tintura scende sul collo in
rivoli che macchiano la camicia. Lei in quel momento vuole a uno due volte
bene: lecca quel filo di colore con la lingua. Tre, quattro volte, a secondo.
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