Niente
di vero in quello che mi ha detto, io mica sono scemo, tutto tutto un trucco
per impressionarmi: momenti, ci sono, pochi in verità, in cui tutta la vita te
la vedi scorrere davanti proprio come in un film, mi dice. Momenti come questo,
per esempio. Bellissimo, no? Quando un totale mancamento ci pervade. Il
mancamento più prossimo alla trance, ancora un poco e rischi il passo
successivo, che è il migliore, però. Svenimento. Poi abbandono. Poi delizia
incomparabile. Dovremmo perseguire simili obiettivi, non credi? Il conto
comunque viene duemila. Vedo scorrere, non la mia vita, ma gli ultimi trenta
secondi: cento, duecento, millenovecento. Puttanaeva a duemila, in effetti,
entro in trance.
venerdì 31 ottobre 2014
giovedì 30 ottobre 2014
mercoledì 29 ottobre 2014
"Reazione a catena 2" di Gaetano Altopiano
Ieri poco prima
di pranzo subito dopo aver chiuso il telefono e salutato l’amico
Ciccio in autostrada sorpasso una Ford capri colore arancione che non
ne vedevo da un secolo ero tentato di richiamarlo per dargli la
notizia ma alla fine non se ne è fatto niente stamattina apro il suo
buona giornata e vedo la Ford consul
ssssssssssssssssssssstraordinario.
martedì 28 ottobre 2014
"Il corso della storia" di Gaetano Altopiano
Dopo
tanto bordello,” Alla
fine
tutto
ci stanca, Pastora o Torre Eiffel, stamattina i tuoi ponti belano.
Ne hai abbastanza di vivere nell’età greco-romana, perfino le
automobili qui sembrano antiche…”. Nigella
Lawson finisce col fumare Marijuana davanti ai figli, la signora
Boschetti lascia 87.059 dobloni al cane e un cazzo ai parenti, la
Germania (la meno euroscettica) sarà la prima che entro i prossimi
due anni uscirà dall’euro, e, in fin dei conti, ma proprio in
fondo in fondo, ora come ora non c’è uno che non abbia le palle
piene. L’unico che resiste, imperterrito, è questo seme di
pomodoro che ho incastrato tra i denti: sfruculio, sfruculio, ma lui
niente, fa finta di non capire che la storia deve fare il suo corso.
(Guglielmo
Apollinaire, Alcool)
lunedì 27 ottobre 2014
"Reazione a catena" di Gaetano Altopiano
Mi capita un
fatto che sembra abbastanza frequente sugli autobus ma che a me non
era mai capitato: mi toccano il culo. Non ho dubbi, il contatto c’è
stato, pensando a un fatto incidentale però mi sposto di qualche
centimetro e continuo a guardare dal finestrino. Dopo neanche un
minuto la cosa si ripete. Minchia, mi dico, allora non è una cosa
così, è una toccata a tutti gli effetti, e cerco di capire chi
possa essere stato. L’autobus è strapieno, c’è poco da
indagare, la folla mi sta appiccicata come volesse risucchiarmi.
Scruto, guardo verso il basso, comincio a innervosirmi ma non cavo un
ragno dal buco. Nada. La mia fermata è ancora troppo lontana, e bè,
temo proprio che dovrò rassegnarmi al palpeggio. Come spesso
succede, però, nei casi che sembrano disperati la soluzione è più
vicina di quanto si pensi: davanti a me, letteralmente incollato,
infatti, altro culo pronto al contatto. Non voglio manco sapere di
chi sia. Eccomi.
domenica 26 ottobre 2014
"Erba" di Gaetano Altopiano
Vivere
di sentimentalismi è esattamente come essere vegani, ma non per
libera scelta. Si è onnivori come il resto del mondo, indosseremmo
senza problemi una pelliccia di leopardo, maperò un tiranno spinge
inesorabile verso cicoria e cespi di radicchio seppure li si detesti
entrambi. Si finisce col vivere soltanto di una cosa, insomma,
d’erba, con tutti i problemi che ne conseguono. E’ più forte di
noi, sappiamo che ci farà male ma non riusciamo a fermarci: nessuno
che viva di sentimentalismi è disposto a rinunciare a un piacere
tanto sublime. Vomitare.ualcoQQ
sabato 25 ottobre 2014
"Effetti della circolazione linfatica" di Gaetano Altopiano
Mi chiedevo chi fosse il marito di Nigella Lawson, la procace giornalista inglese (di cui sono un po’ innamorato) che conduce “Nigella bites”, l’easy-cooking del Gambero rosso, dato che è l’unico che non si sia mai visto in quella trasmissione. Gli amici, il fruttivendolo, i parenti, i figli Bruno e Mimì, cazzo, sono sempre tutti presenti ma lui? Intanto scopro che si chiama Charles Saatchi che fa l’uomo d’affari e che si sono lasciati l’anno scorso. La mancata presenza è giustificatissima ora che lo vedo: ha una faccia di culo incredibile. Scopro anche dell’altro però. Che il papà del mio amoruccio si chiama Nigel Lawson, Barone di Blaby, 82 anni, importante uomo politico inglese, e infine la cosa più importante: guardandoli insieme in una foto non recente capisco come il tempo possa agire su di noi in modo assolutamente differente. Il padre, ora bellissimo nella sua vecchiaia, era grassoccio e poco piacente, lei, invece, che adesso ha qualche chilo di troppo, era di una bellezza innaturale. Come se la circolazione linfatica, nei due, procedesse in uno dall’alto verso il basso nell’altro dal basso verso l’alto.
venerdì 24 ottobre 2014
"Mestieri" di Gaetano Altopiano
Di
certo succede qualcosa nella testa di chi si ostina alla nostalgia.
Qualcosa di diverso da quello che accade comunemente quando ognuno
ricorda il passato. La tipica adesione al ricordo, in condizioni
normali e con le dovute eccezioni, è identica a ogni latitudine
geografica e volendola rassomigliare a un sistema sociale direi che è
molto simile a quello di tipo anglosassone, dove la conservazione
della tradizione convive amabilmente con una grande fiducia nei
giovani. Il nostalgico non ha capacità di adattarsi è irrispettoso
del progresso e inoltre è privo di argomenti. E questo non sarebbe
ancora niente se almeno fosse solitario e inoffensivo. Purtroppo,
invece, in genere fa uno di questi catastrofici mestieri: il
politico, il terrorista o l’insegnante.
giovedì 23 ottobre 2014
"Do it yourself" di Gaetano Altopiano
Bel
finale di pezzo a opera di Riccardo Arena su le Feuille de
aujourd’hui. Si parla del personaggio Ciancimino Massimo (molto
poco personaggio ormai, in verità) e di come sia stato
inesorabilmente sgamato. Conclude: “forse (Ciancimino) è tutto
questo o nulla di tutto questo. Forse è solo una pessima storia di
ordinaria giustizia. Della quale non frega più niente a nessuno, se
non alla giustizia stessa.” Aggiungerei: SOLO alla giustizia
stessa, per ovvie ragioni di sopravvivenza. Lo taggo e scrivo mi
piace + 1.
mercoledì 22 ottobre 2014
"Ai Cantieri" di Gaetano Altopiano
Trenta/quaranta
scrittori (tranne un paio) che tentano di raccontare una città senza
riuscirci: Palermo, io, proprio non la sento e non la vedo. Che posso
farci? Sudore, ciance a profusione, asfissia, questo sì che si vede
(e si sente) ma in questo luogo niente ricorda la città, nemmeno la
totalità di quelle facce che io so per certo essere tutte
palermitane. Sembrano milanesi che spiegano la mappa del Cairo a dei
norvegesi. Il risultato è zero. Non sanno un cazzo, questa è la
verità. O forse non sanno raccontare, seconda, possibile verità.
Non basta intitolare un pezzo “Bonagia”, ad esempio, perché il
quartiere come per magia si materializzi: nessuno ha simile forza
evocativa, e chi volesse veramente “visitarlo”, il quartiere
dico, non ha che da andarci. Quello è uno dei modi. Altro modo è
non raccontarne affatto: tutti sanno che la distrazione è l’unico
sistema che renda tollerabile un’ossessione.
"Hotel Mamiani" di Gaetano Altopiano
Ricerca
della bellezza persino in una latrina, questo sì è ragionare. Bene.
Si tenta la perfezione. Marmi, ottone, alabastro, il tutto nel
migliore dei sincretismi: oggetti tanto diversi formano un corpo
unico, si chiama bagno degli ospiti, e sembrano collocati per restare
in eterno, pardon, per “passare alla storia”. Ricerca dell’attimo
d’oro (direi di un buon quarto d’ora) a ogni costo. Con tanto di
arte, ingegneria, calcolo statico. Ogni cacata qui sarà
un’esperienza mistica. No? Proviamo.
martedì 21 ottobre 2014
"Dal morto" di Gaetano Altopiano
Decisamente
negativa la risposta: no no no, io quegli stracci non li indosserò,
né ora e né mai. E quelle scarpe? Orribili. Non se ne parla
proprio. Perché non te le metti tu? La madre, sconfitta, guarda il
risultato di una vita: sei anni di fidanzamento, venti di matrimonio,
quindici di allevamento e due fibromi (causa della gravidanza)
uguale, quell’ingrata. E’ mai possibile, si chiede? C’è da
spararsi. La ragazzina oggi è proprio insopportabile. Lei chiude gli
occhi e intanto conta mentalmente quanto le rimane. L’altra blatera
blatera, ma lei ormai è lontana un chilometro. Esattamente il
contrario di quando uno le cose le vede da vicino, si dice dal vivo
no? Ora le vede dal morto.
lunedì 20 ottobre 2014
"Una difesa della natura" di Gaetano Altopiano
A chi gli chiede una difesa della natura, risponde
che da sempre la natura ci è contro-natura. L’uomo non cerca la natura, non
l’ha mai cercata. Anzi. Dai tempi in cui sfregò la selce e cacciò il primo urlo
l’Homo fugge dal paesaggio cercando solo un riparo. Casa. Ogni sua opera non è
volta che a questo, persino gli acquedotti, le autostrade, i porti, altro non
sono che sentieri che conducono a casa. Appropriazione biologica versus
riappropriazione biologica. Il tentativo di urbanizzazione dello spazio contro un
ripensamento: avremmo fatto meglio a
indietreggiare? Intanto, però, ogni
conquista è un caposaldo contro contro-natura,
si inventa il “luogo” (l’antitesi del “posto” per intenderci). Alcuni
addirittura memorabili: Londra, Babilonia, San Pietroburgo, l’acquedotto romano
di Segovia e il circo Massimo. Bellezza tipicamente umana: innaturale.
"Tartufi" di Gaetano Altopiano
Il fatto che il tartufo si riproponga stupisce
mia moglie ma non me che conosco bene il tipo. Come potrebbe non essere così
data la sua natura controversa? Non solo non riesce a decidersi tra l’essere un
fungo o un tubero ma in più vive di un evidente paradosso: pur essendo di
indole ostinatamente sotterranea, ipogea, si dice, emana quell’odore inebriante
al solo scopo di essere rintracciato dai predatori che ne spargeranno le spore
domenica 19 ottobre 2014
sabato 18 ottobre 2014
venerdì 17 ottobre 2014
giovedì 16 ottobre 2014
"Un padre modello" di Gaetano Altopiano
Trattandosi
di figli, si fermano gli orologi. Sono pochi i genitori che resistono
alle lusinghe. I padri vantano la prole tanto quanto le madri solo,
però, per poter essere fieri di se stessi, ogni progresso di quelli
infatti è come fosse fatto da loro personalmente. Perciò incontro
st’amico e mi fa: mio figlio? Oh se sapessi, ha preso la laurea, fa
l’attore, tra poco farà una fiction importante, forse va pure in
America, sapessi come mi somiglia. Peccato, penso: ecco un altro
coglione. Spera che il figlio gli somigli ma non sa che il massimo
dell’uniformità è proprio essere simili ai genitori. La razza non
si affina. E quando mai. Non gli ha insegnato niente Nietzsche “Le
nature superiori
hanno
la loro origine
infinitamente
più indietro, per
arrivare
a esse si è dovuto raccogliere, risparmiare, accumulare come per
nessun
altro.”
martedì 14 ottobre 2014
"Torna cca'" di Gaetano Altopiano
Mastro
Peppino Gagliardi, scomparso dalla tivvù da non so quanto tempo,
dimenticò il grido dei gabbiani e il flutto profondo del mare, e il
guadagno e la perdita. Una corrente rap + pop + rock gli spolpò le
ossa in sussurri. Mentre affiorava e affondava, l’Harvey Keitel
nazionale, traversò gli stadi della maturità e della gioventù,
entrando nei gorghi di Voice of Italy e di XFactor. Restarono a
imperitura memoria i suoi colletti aeroportuali e “Settembre”
1970. Altro che Diego della Valle, una pippa gli fa. O Mastro
Peppino, addò stai? Torna ccà, torna ccà. “l’estate
se ne
andrà
insieme al sole…”
lunedì 13 ottobre 2014
"L'imperdibile intraducibilità dei diletti dialetti" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
"L'imperdibile intraducibilità dei diletti dialetti" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
domenica 12 ottobre 2014
"Acqua in bocca" di Gaetano Altopiano
Discutevamo
dell’uomo che cantava sotto la doccia, antico quanto il morto che
si rivoltava nella tomba, occhei, e arrivammo alla conclusione che,
per quanto improbabili, delle due la seconda era l’ipotesi più
realistica anche se ci sembrava la più assurda: un minimo
smottamento del terreno potrebbe in effetti provocare un movimento
del cadavere dentro la bara. Ma che un uomo poteva cantare immerso
nell’acqua non lo accettammo né io né lui, oltre che per la
seguente palese contraddizione. La retorica, infatti, madre di quelle
figure, partorì pure la locuzione “acqua in bocca” per indicare
il silenzio assoluto.
sabato 11 ottobre 2014
"La confraternita dell'uovo" di Gaetano Altopiano
(anche
la mia sul “riempitivo” di Buttafuoco di ieri, prego)
Mi
aggiungo addì undici ottobre alla cumarca buttanissima e dico: se
questo signor Andrew Wylie è veramente l’agente letterario più
potente al mondo sia benvenuta l’Amazon e il semi-analfabetismo.
Prego, prego, ora si spiega tutto. Creatività zero. Si esprime con
le frasi fatte più vecchie di cui disponga il genere letterario: il
morto che si rivolta nella tomba e l’uomo che canta sotto la
doccia.
venerdì 10 ottobre 2014
"Coerenza fino alla perdizione" di Gaetano Altopiano
“Manipolazione
del linguaggio”. Nell’accezione peggiore del termine: “Altopiano,
nei suoi versi, non va al di là della semplice manipolazione del
linguaggio”. Questa l’accusa rivoltami in occasione della mia
tentata partecipazione a un concorso di poesia (rivista Anterem, anno
2008 mi pare). In pratica, capacità di fare una frittata senza mai,
però, riuscire a servirla in tavola. Dare in pagamento un assegno
che non si può incassare o, peggio ancora, correre una corsa che
non si conclude. Non ho argomenti per difendermi, né ne avevo
allora. Tranne il seguente brano che stralcio dalla prima pagina
della rivista appena visitata: “Smarrita è la pace, decaduta è la
sicurezza della prima nominazione. Le parole che pronunciamo sono
ridotte a semplici segni semantici, strumenti d’intesa. Non sono
più essenziali, né in cielo né in terra. Meglio affidarsi a una
scrittura destinata fin dal principio al disordine,
all’anti-discorso, all’incompiutezza, fino alla perdizione”.
giovedì 9 ottobre 2014
"Umanissimo bisogno di calore" di Gaetano Altopiano
Ho sognato di aver perso il cofano della macchina.
Che brutta sensazione: la mia bella bmw sembrava il rottame di un motoscafo,
tutto il davanti era ridotto a un ammasso nero. Mi sono sentito stranamente
nudo. Come avere perso scarpe e pantaloni. Come, piuttosto che guidare,
condurre un pedalò a mare o come se mi avessero scoperto le gambe
all’improvviso. Era stata mia moglie infatti, tirando la coperta tutta dal suo
lato, a scoprirmi. Quello che non capisco è perché fatti così semplici, come
appunto poter sentire freddo di notte, o magari sentire un rumore, nel sonno,
puntualmente diventino complicati, a volte persino irrisolvibili tanto sono
staccati dalla realtà. Ci sarà pure una ragione e gli psicologi lo sapranno. Il
dubbio borgesiano secondo il quale tutti potremmo immaginare come possibile la
notizia della presenza di unicorni sulla luna, ma nessuno ammetterebbe come
possibile il fatto che sulla luna il numero 3 possa essere un 14 nei sogni,
dunque, non avrebbe senso. Nella voragine di un viaggio notturno tutto è
possibile. Tranne una cosa: che la donna possa perdere il suo senso pratico. La
tiratina di coperta della mia signora non nasceva da un sogno, ma da umanissimo
bisogno di calore. Lei lo ha detto.
mercoledì 8 ottobre 2014
martedì 7 ottobre 2014
"Pag,178, rigo 14" di Gaetano Altopiano
Pensavo
che la terza persona singolare del passato remoto del verbo Redigere
fosse “egli redisse” ma è “egli redasse”, che invece pensavo
fosse l’imperfetto del congiuntivo che invece è “che egli
redigesse”. Ero pronto a denunciare l’errore presente a pagina
178, rigo 14, delle “Letterature germaniche medioevali” di Borges
e Vazquez nel paragrafo dedicato alla Volsunga Saga. Mi sono
sbagliato. Immutato lo sconcerto del mio orecchio.
lunedì 6 ottobre 2014
"Escape from town" di Gaetano Altopiano
Nella
“Città ideale”, tempera su tavola del 1490, attribuita a Piero
della Francesca, Luciano Lurana, Francesco di Giorgio Martini,
Giuliano da Sangallo, Leon Battista Alberti e a qualche altro e
conservata a Urbino nella Galleria nazionale della Marche, tutte le
finestre dei palazzi sono spalancate e al buio. Una città, non da
abitare, ma disabitata, o meglio, abbandonata per una qualche ragione
sconosciuta. Questo penso. Altro elemento strano, il più
inquietante, l’unico non ben definito segnale della presenza umana
in quella città: un puntino bianco nel buio della prima finestra del
terzo piano (palazzo a destra della piazza). Appena percettibile. Una
candela?
domenica 5 ottobre 2014
"Cugini 2" di Gaetano Altopiano
Tra
tutte le implicazioni sentimentali quella che ha per oggetto una
giovane parente è la peggiore. Vero, tranne che in un caso: quando
si è coetanei. Una cugina di cui non posso fare il nome fu mia
fidanzatina nel 1970, pressappoco quando avevamo entrambi 8/9 anni.
Ci toccammo nel letto della casa di una delle mie nonne e per quanto
ricordi, l’esperienza, anche se si trattò solo di carezze, fu
voluttuosa e inebriante. Fu il caso in cui la mancanza di spazio tra
le nostre età coincise con la mancanza di spazio tra le nostre vite
private (cosa che non mi riuscì più replicare): volevamo le stesse
cose, ma in più godemmo delle comodità di una vera coppia. Due
sposini.
"Autunno" di Gaetano Altopiano
Piccola
cronaca di un malumore annunciato. Ieri, quattro ottobre, mezzora di
pioggia piuttosto intensa. I lavori fatti sul terrazzo, che io non
volevo fare, si sono rivelati inutili (continua a entrare acqua in
garage). Le crepe sul muro della cucina, che per fortuna non ho
imbiancato, si sono ripresentate e ho fatto una mezza nottata a causa
di una cena troppo pesante (pesce crudo). Sto sotto il livello di
guardia. Leggendo il Foglio di Oggi, però, mi rincuoro. Secondo
Andrea Ballarini è tutta colpa del mio bioritmo, ergo, devo solo
aspettare che mi passi. Non c’entrano niente mia moglie che ha
imprudentemente insistito per quei lavori, niente quel coglione del
progettista che ha fatto la casa senza calcolare le fondazioni,
niente l’indigeribilità scientifica di scampi e gamberoni.
sabato 4 ottobre 2014
venerdì 3 ottobre 2014
"Cugini" di Gaetano Altopiano
Tra
tutte le implicazioni sentimentali quella che ha per oggetto una
giovane parente è la peggiore. Arriverete a un certo punto in cui,
inevitabilmente, vi sentirete vittima di un ricatto ed è probabile
allora che perdiate la testa rischiando di essere scoperti. E’ solo
un vostro problema, nella realtà nessuno vi starà ricattando,
soltanto che quello spazio tra i vostri e i suoi anni e quella
mancanza di spazio tra la sua vita privata e la vostra è
incancellabile e non senza conseguenze. Quello che chiederà, data la
sua giovinezza, e di cui non potrete in alcun modo liberarvi, data la
vicinanza, assumerà sempre di più la consistenza di un “tentato
prelievo”. Ma solo ai vostri occhi, ovviamente. Finirete col
provare un unico, maledetto stato d’animo: ribrezzo per voi stessi.
Ciononostante comincerete a pagare.
"U Cuppitieddu" di Gaetano Altopiano
Non è inconsueto
dimenticare le facce che abbiamo avuto quando eravamo ragazzi, le
nostre o quelle dei nostri amici. Direi anzi che è abbastanza
comune. Eravamo altre persone, e non basta guardarsi allo specchio
per ricordare. Occorre una foto. Strano è invece che ieri tra tutte
una improvvisamente si materializzi in tutta la sua straordinaria
presenza, e senza alcun motivo : Nino “cuppitieddu”
a diciottanni, redivivo. Mi si presenta in
testa proprio come lo vedevo venirmi incontro quell’estate che
andammo a stonarcela
al boschetto. Persino la pelle mi ricordo, bianca, liscia e senza
peli. Le cose sono due: o quest’uomo ha una carica plastica
inusuale (capacità di imprimersi nella memoria) o io ricordo male,
ossia, penso di ricordare ma non ricordo. Tutto questo, però, smette
di avere un senso quando lo incontro davvero, appena un paio d’ore
dopo. Devo smetterla con questa fissa delle facce.
"L'urna" di Gaetano Altopiano
Gli oggetti della sua vita da
scapolo li custodisce in una teca a cui ciclicamente rende omaggio. Il primo di
ogni mese, da più di ventanni, la sua signora madre assiste a questo rito con
gli occhi gonfi di commozione. All’inizio era quasi felice che il figlio,
seppure con modesta cerimonia, tornasse a celebrare il tempo in cui fece vita
migliore, ma ora considera tra sé la possibilità che questo sia pazzo. Un pettine,
qualche gingillo, due cravatte, tre cinture, uno di quei rasoio all’antica,
diverse foto: tutto dentro quell’urna che la vecchia non riesce più a tenere
pulita. Per giunta ultimamente l’uomo comincia a lamentarsi di tanta scarsa
igiene e un paio di volte ha pure rimproverato la vecchia. Ma poi, che cosa
sono tutti quei pezzi di pollo marcio che si porta in tasca?
giovedì 2 ottobre 2014
mercoledì 1 ottobre 2014
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