venerdì 31 ottobre 2014

"Come in un film" di Gaetano Altopiano

Niente di vero in quello che mi ha detto, io mica sono scemo, tutto tutto un trucco per impressionarmi: momenti, ci sono, pochi in verità, in cui tutta la vita te la vedi scorrere davanti proprio come in un film, mi dice. Momenti come questo, per esempio. Bellissimo, no? Quando un totale mancamento ci pervade. Il mancamento più prossimo alla trance, ancora un poco e rischi il passo successivo, che è il migliore, però. Svenimento. Poi abbandono. Poi delizia incomparabile. Dovremmo perseguire simili obiettivi, non credi? Il conto comunque viene duemila. Vedo scorrere, non la mia vita, ma gli ultimi trenta secondi: cento, duecento, millenovecento. Puttanaeva a duemila, in effetti, entro in trance.

"Palermo si prona" di Francesco Gambaro

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mercoledì 29 ottobre 2014

"Reazione a catena 2" di Gaetano Altopiano


Ieri poco prima di pranzo subito dopo aver chiuso il telefono e salutato l’amico Ciccio in autostrada sorpasso una Ford capri colore arancione che non ne vedevo da un secolo ero tentato di richiamarlo per dargli la notizia ma alla fine non se ne è fatto niente stamattina apro il suo buona giornata e vedo la Ford consul ssssssssssssssssssssstraordinario.

"Ford Consul" di Francesco Gambaro

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martedì 28 ottobre 2014

"Il corso della storia" di Gaetano Altopiano

Dopo tanto bordello,” Alla fine tutto ci stanca, Pastora o Torre Eiffel, stamattina i tuoi ponti belano. Ne hai abbastanza di vivere nell’età greco-romana, perfino le automobili qui sembrano antiche…”. Nigella Lawson finisce col fumare Marijuana davanti ai figli, la signora Boschetti lascia 87.059 dobloni al cane e un cazzo ai parenti, la Germania (la meno euroscettica) sarà la prima che entro i prossimi due anni uscirà dall’euro, e, in fin dei conti, ma proprio in fondo in fondo, ora come ora non c’è uno che non abbia le palle piene. L’unico che resiste, imperterrito, è questo seme di pomodoro che ho incastrato tra i denti: sfruculio, sfruculio, ma lui niente, fa finta di non capire che la storia deve fare il suo corso.

(Guglielmo Apollinaire, Alcool)

"Chi odi" di Francesco Gambaro

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lunedì 27 ottobre 2014

"Reazione a catena" di Gaetano Altopiano


Mi capita un fatto che sembra abbastanza frequente sugli autobus ma che a me non era mai capitato: mi toccano il culo. Non ho dubbi, il contatto c’è stato, pensando a un fatto incidentale però mi sposto di qualche centimetro e continuo a guardare dal finestrino. Dopo neanche un minuto la cosa si ripete. Minchia, mi dico, allora non è una cosa così, è una toccata a tutti gli effetti, e cerco di capire chi possa essere stato. L’autobus è strapieno, c’è poco da indagare, la folla mi sta appiccicata come volesse risucchiarmi. Scruto, guardo verso il basso, comincio a innervosirmi ma non cavo un ragno dal buco. Nada. La mia fermata è ancora troppo lontana, e bè, temo proprio che dovrò rassegnarmi al palpeggio. Come spesso succede, però, nei casi che sembrano disperati la soluzione è più vicina di quanto si pensi: davanti a me, letteralmente incollato, infatti, altro culo pronto al contatto. Non voglio manco sapere di chi sia. Eccomi.

"Pheraps pheraps pheraps" di Francesco Gambaro

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domenica 26 ottobre 2014

"Erba" di Gaetano Altopiano

Vivere di sentimentalismi è esattamente come essere vegani, ma non per libera scelta. Si è onnivori come il resto del mondo, indosseremmo senza problemi una pelliccia di leopardo, maperò un tiranno spinge inesorabile verso cicoria e cespi di radicchio seppure li si detesti entrambi. Si finisce col vivere soltanto di una cosa, insomma, d’erba, con tutti i problemi che ne conseguono. E’ più forte di noi, sappiamo che ci farà male ma non riusciamo a fermarci: nessuno che viva di sentimentalismi è disposto a rinunciare a un piacere tanto sublime. Vomitare.ualcoQQ


"Nuovi droni (o delle mosche) di Francesco Gambaro

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sabato 25 ottobre 2014

"Effetti della circolazione linfatica" di Gaetano Altopiano


Mi chiedevo chi fosse il marito di Nigella Lawson, la procace giornalista inglese (di cui sono un po’ innamorato) che conduce “Nigella bites”, l’easy-cooking del Gambero rosso, dato che è l’unico che non si sia mai visto in quella trasmissione. Gli amici, il fruttivendolo, i parenti, i figli Bruno e Mimì, cazzo, sono sempre tutti presenti ma lui? Intanto scopro che si chiama Charles Saatchi che fa l’uomo d’affari e che si sono lasciati l’anno scorso. La mancata presenza è giustificatissima ora che lo vedo: ha una faccia di culo incredibile. Scopro anche dell’altro però. Che il papà del mio amoruccio si chiama Nigel Lawson, Barone di Blaby, 82 anni, importante uomo politico inglese, e infine la cosa più importante: guardandoli insieme in una foto non recente capisco come il tempo possa agire su di noi in modo assolutamente differente. Il padre, ora bellissimo nella sua vecchiaia, era grassoccio e poco piacente, lei, invece, che adesso ha qualche chilo di troppo, era di una bellezza innaturale. Come se la circolazione linfatica, nei due, procedesse in uno dall’alto verso il basso nell’altro dal basso verso l’alto. 

"Vietato ai minori" di Francesco Gambaro

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venerdì 24 ottobre 2014

"Mestieri" di Gaetano Altopiano


Di certo succede qualcosa nella testa di chi si ostina alla nostalgia. Qualcosa di diverso da quello che accade comunemente quando ognuno ricorda il passato. La tipica adesione al ricordo, in condizioni normali e con le dovute eccezioni, è identica a ogni latitudine geografica e volendola rassomigliare a un sistema sociale direi che è molto simile a quello di tipo anglosassone, dove la conservazione della tradizione convive amabilmente con una grande fiducia nei giovani. Il nostalgico non ha capacità di adattarsi è irrispettoso del progresso e inoltre è privo di argomenti. E questo non sarebbe ancora niente se almeno fosse solitario e inoffensivo. Purtroppo, invece, in genere fa uno di questi catastrofici mestieri: il politico, il terrorista o l’insegnante. 

"Berlusconi è tornato" di Francesco Gambaro

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giovedì 23 ottobre 2014

"Do it yourself" di Gaetano Altopiano


Bel finale di pezzo a opera di Riccardo Arena su le Feuille de aujourd’hui. Si parla del personaggio Ciancimino Massimo (molto poco personaggio ormai, in verità) e di come sia stato inesorabilmente sgamato. Conclude: “forse (Ciancimino) è tutto questo o nulla di tutto questo. Forse è solo una pessima storia di ordinaria giustizia. Della quale non frega più niente a nessuno, se non alla giustizia stessa.” Aggiungerei: SOLO alla giustizia stessa, per ovvie ragioni di sopravvivenza. Lo taggo e scrivo mi piace + 1.  

"Si può scordare un piede sul letto?" di Francesco Gambaro

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mercoledì 22 ottobre 2014

"Ai Cantieri" di Gaetano Altopiano


Trenta/quaranta scrittori (tranne un paio) che tentano di raccontare una città senza riuscirci: Palermo, io, proprio non la sento e non la vedo. Che posso farci? Sudore, ciance a profusione, asfissia, questo sì che si vede (e si sente) ma in questo luogo niente ricorda la città, nemmeno la totalità di quelle facce che io so per certo essere tutte palermitane. Sembrano milanesi che spiegano la mappa del Cairo a dei norvegesi. Il risultato è zero. Non sanno un cazzo, questa è la verità. O forse non sanno raccontare, seconda, possibile verità. Non basta intitolare un pezzo “Bonagia”, ad esempio, perché il quartiere come per magia si materializzi: nessuno ha simile forza evocativa, e chi volesse veramente “visitarlo”, il quartiere dico, non ha che da andarci. Quello è uno dei modi. Altro modo è non raccontarne affatto: tutti sanno che la distrazione è l’unico sistema che renda tollerabile un’ossessione. 

"Hotel Mamiani" di Gaetano Altopiano


Ricerca della bellezza persino in una latrina, questo sì è ragionare. Bene. Si tenta la perfezione. Marmi, ottone, alabastro, il tutto nel migliore dei sincretismi: oggetti tanto diversi formano un corpo unico, si chiama bagno degli ospiti, e sembrano collocati per restare in eterno, pardon, per “passare alla storia”. Ricerca dell’attimo d’oro (direi di un buon quarto d’ora) a ogni costo. Con tanto di arte, ingegneria, calcolo statico. Ogni cacata qui sarà un’esperienza mistica. No? Proviamo. 

"Divorzi gay" di Francesco Gambaro

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martedì 21 ottobre 2014

"Dal morto" di Gaetano Altopiano


Decisamente negativa la risposta: no no no, io quegli stracci non li indosserò, né ora e né mai. E quelle scarpe? Orribili. Non se ne parla proprio. Perché non te le metti tu? La madre, sconfitta, guarda il risultato di una vita: sei anni di fidanzamento, venti di matrimonio, quindici di allevamento e due fibromi (causa della gravidanza) uguale, quell’ingrata. E’ mai possibile, si chiede? C’è da spararsi. La ragazzina oggi è proprio insopportabile. Lei chiude gli occhi e intanto conta mentalmente quanto le rimane. L’altra blatera blatera, ma lei ormai è lontana un chilometro. Esattamente il contrario di quando uno le cose le vede da vicino, si dice dal vivo no? Ora le vede dal morto.

"Amo Asia Argento odio suo papà" di Francesco Gambaro

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lunedì 20 ottobre 2014

"Una difesa della natura" di Gaetano Altopiano

A chi gli chiede una difesa della natura, risponde che da sempre la natura ci è contro-natura. L’uomo non cerca la natura, non l’ha mai cercata. Anzi. Dai tempi in cui sfregò la selce e cacciò il primo urlo l’Homo fugge dal paesaggio cercando solo un riparo. Casa. Ogni sua opera non è volta che a questo, persino gli acquedotti, le autostrade, i porti, altro non sono che sentieri che conducono a casa. Appropriazione biologica versus riappropriazione biologica. Il tentativo di urbanizzazione dello spazio contro un ripensamento: avremmo fatto meglio  a indietreggiare?  Intanto, però, ogni conquista è un caposaldo contro contro-natura,  si inventa il “luogo” (l’antitesi del “posto” per intenderci). Alcuni addirittura memorabili: Londra, Babilonia, San Pietroburgo, l’acquedotto romano di Segovia e il circo Massimo. Bellezza tipicamente umana: innaturale. 

"Tartufi" di Gaetano Altopiano

Il fatto che il tartufo si riproponga stupisce mia moglie ma non me che conosco bene il tipo. Come potrebbe non essere così data la sua natura controversa? Non solo non riesce a decidersi tra l’essere un fungo o un tubero ma in più vive di un evidente paradosso: pur essendo di indole ostinatamente sotterranea, ipogea, si dice, emana quell’odore inebriante al solo scopo di essere rintracciato dai predatori che ne spargeranno le spore

"Riceviamo e pubblichiamo 11" di Francesco Gambaro

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giovedì 16 ottobre 2014

"Lo foco in crome" di Francesco Gambaro

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"Un padre modello" di Gaetano Altopiano


Trattandosi di figli, si fermano gli orologi. Sono pochi i genitori che resistono alle lusinghe. I padri vantano la prole tanto quanto le madri solo, però, per poter essere fieri di se stessi, ogni progresso di quelli infatti è come fosse fatto da loro personalmente. Perciò incontro st’amico e mi fa: mio figlio? Oh se sapessi, ha preso la laurea, fa l’attore, tra poco farà una fiction importante, forse va pure in America, sapessi come mi somiglia. Peccato, penso: ecco un altro coglione. Spera che il figlio gli somigli ma non sa che il massimo dell’uniformità è proprio essere simili ai genitori. La razza non si affina. E quando mai. Non gli ha insegnato niente Nietzsche “Le nature superiori hanno la loro origine infinitamente più indietro, per arrivare a esse si è dovuto raccogliere, risparmiare, accumulare come per nessun altro.”

"L'uccisione del fuoco" di Francesco Gambaro

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martedì 14 ottobre 2014

"Torna cca'" di Gaetano Altopiano


Mastro Peppino Gagliardi, scomparso dalla tivvù da non so quanto tempo, dimenticò il grido dei gabbiani e il flutto profondo del mare, e il guadagno e la perdita. Una corrente rap + pop + rock gli spolpò le ossa in sussurri. Mentre affiorava e affondava, l’Harvey Keitel nazionale, traversò gli stadi della maturità e della gioventù, entrando nei gorghi di Voice of Italy e di XFactor. Restarono a imperitura memoria i suoi colletti aeroportuali e “Settembre” 1970. Altro che Diego della Valle, una pippa gli fa. O Mastro Peppino, addò stai? Torna ccà, torna ccà. “l’estate se ne andrà insieme al sole…”

"Il vuoto" di Francesco Gambaro

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domenica 12 ottobre 2014

"Acqua in bocca" di Gaetano Altopiano


Discutevamo dell’uomo che cantava sotto la doccia, antico quanto il morto che si rivoltava nella tomba, occhei, e arrivammo alla conclusione che, per quanto improbabili, delle due la seconda era l’ipotesi più realistica anche se ci sembrava la più assurda: un minimo smottamento del terreno potrebbe in effetti provocare un movimento del cadavere dentro la bara. Ma che un uomo poteva cantare immerso nell’acqua non lo accettammo né io né lui, oltre che per la seguente palese contraddizione. La retorica, infatti, madre di quelle figure, partorì pure la locuzione “acqua in bocca” per indicare il silenzio assoluto. 

"Qualamano" di Francesco Gambaro

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sabato 11 ottobre 2014

"La confraternita dell'uovo" di Gaetano Altopiano

(anche la mia sul “riempitivo” di Buttafuoco di ieri, prego)

Mi aggiungo addì undici ottobre alla cumarca buttanissima e dico: se questo signor Andrew Wylie è veramente l’agente letterario più potente al mondo sia benvenuta l’Amazon e il semi-analfabetismo. Prego, prego, ora si spiega tutto. Creatività zero. Si esprime con le frasi fatte più vecchie di cui disponga il genere letterario: il morto che si rivolta nella tomba e l’uomo che canta sotto la doccia.


"Simone Car'ella ha cambiato indirizzo" di Francesco Gambaro

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venerdì 10 ottobre 2014

"Coerenza fino alla perdizione" di Gaetano Altopiano


Manipolazione del linguaggio”. Nell’accezione peggiore del termine: “Altopiano, nei suoi versi, non va al di là della semplice manipolazione del linguaggio”. Questa l’accusa rivoltami in occasione della mia tentata partecipazione a un concorso di poesia (rivista Anterem, anno 2008 mi pare). In pratica, capacità di fare una frittata senza mai, però, riuscire a servirla in tavola. Dare in pagamento un assegno che non si può incassare o, peggio ancora, correre una corsa che non si conclude. Non ho argomenti per difendermi, né ne avevo allora. Tranne il seguente brano che stralcio dalla prima pagina della rivista appena visitata: “Smarrita è la pace, decaduta è la sicurezza della prima nominazione. Le parole che pronunciamo sono ridotte a semplici segni semantici, strumenti d’intesa. Non sono più essenziali, né in cielo né in terra. Meglio affidarsi a una scrittura destinata fin dal principio al disordine, all’anti-discorso, all’incompiutezza, fino alla perdizione”.

"Una leggera erezione" di Francesco Gambaro

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giovedì 9 ottobre 2014

"Umanissimo bisogno di calore" di Gaetano Altopiano

Ho sognato di aver perso il cofano della macchina. Che brutta sensazione: la mia bella bmw sembrava il rottame di un motoscafo, tutto il davanti era ridotto a un ammasso nero. Mi sono sentito stranamente nudo. Come avere perso scarpe e pantaloni. Come, piuttosto che guidare, condurre un pedalò a mare o come se mi avessero scoperto le gambe all’improvviso. Era stata mia moglie infatti, tirando la coperta tutta dal suo lato, a scoprirmi. Quello che non capisco è perché fatti così semplici, come appunto poter sentire freddo di notte, o magari sentire un rumore, nel sonno, puntualmente diventino complicati, a volte persino irrisolvibili tanto sono staccati dalla realtà. Ci sarà pure una ragione e gli psicologi lo sapranno. Il dubbio borgesiano secondo il quale tutti potremmo immaginare come possibile la notizia della presenza di unicorni sulla luna, ma nessuno ammetterebbe come possibile il fatto che sulla luna il numero 3 possa essere un 14 nei sogni, dunque, non avrebbe senso. Nella voragine di un viaggio notturno tutto è possibile. Tranne una cosa: che la donna possa perdere il suo senso pratico. La tiratina di coperta della mia signora non nasceva da un sogno, ma da umanissimo bisogno di calore. Lei lo ha detto. 

"Tagliacollo" di Francesco Gambaro

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martedì 7 ottobre 2014

"Pag,178, rigo 14" di Gaetano Altopiano


Pensavo che la terza persona singolare del passato remoto del verbo Redigere fosse “egli redisse” ma è “egli redasse”, che invece pensavo fosse l’imperfetto del congiuntivo che invece è “che egli redigesse”. Ero pronto a denunciare l’errore presente a pagina 178, rigo 14, delle “Letterature germaniche medioevali” di Borges e Vazquez nel paragrafo dedicato alla Volsunga Saga. Mi sono sbagliato. Immutato lo sconcerto del mio orecchio. 

"Non chiamatemi ragno" di Francesco Gambaro

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lunedì 6 ottobre 2014

"Escape from town" di Gaetano Altopiano



Nella “Città ideale”, tempera su tavola del 1490, attribuita a Piero della Francesca, Luciano Lurana, Francesco di Giorgio Martini, Giuliano da Sangallo, Leon Battista Alberti e a qualche altro e conservata a Urbino nella Galleria nazionale della Marche, tutte le finestre dei palazzi sono spalancate e al buio. Una città, non da abitare, ma disabitata, o meglio, abbandonata per una qualche ragione sconosciuta. Questo penso. Altro elemento strano, il più inquietante, l’unico non ben definito segnale della presenza umana in quella città: un puntino bianco nel buio della prima finestra del terzo piano (palazzo a destra della piazza). Appena percettibile. Una candela? 

"La caduta" di Francesco Gambaro

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domenica 5 ottobre 2014

"Cugini 2" di Gaetano Altopiano


Tra tutte le implicazioni sentimentali quella che ha per oggetto una giovane parente è la peggiore. Vero, tranne che in un caso: quando si è coetanei. Una cugina di cui non posso fare il nome fu mia fidanzatina nel 1970, pressappoco quando avevamo entrambi 8/9 anni. Ci toccammo nel letto della casa di una delle mie nonne e per quanto ricordi, l’esperienza, anche se si trattò solo di carezze, fu voluttuosa e inebriante. Fu il caso in cui la mancanza di spazio tra le nostre età coincise con la mancanza di spazio tra le nostre vite private (cosa che non mi riuscì più replicare): volevamo le stesse cose, ma in più godemmo delle comodità di una vera coppia. Due sposini. 

"Autunno" di Gaetano Altopiano


Piccola cronaca di un malumore annunciato. Ieri, quattro ottobre, mezzora di pioggia piuttosto intensa. I lavori fatti sul terrazzo, che io non volevo fare, si sono rivelati inutili (continua a entrare acqua in garage). Le crepe sul muro della cucina, che per fortuna non ho imbiancato, si sono ripresentate e ho fatto una mezza nottata a causa di una cena troppo pesante (pesce crudo). Sto sotto il livello di guardia. Leggendo il Foglio di Oggi, però, mi rincuoro. Secondo Andrea Ballarini è tutta colpa del mio bioritmo, ergo, devo solo aspettare che mi passi. Non c’entrano niente mia moglie che ha imprudentemente insistito per quei lavori, niente quel coglione del progettista che ha fatto la casa senza calcolare le fondazioni, niente l’indigeribilità scientifica di scampi e gamberoni.

"Matematicamente impossibile" di Francesco Gambaro

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venerdì 3 ottobre 2014

"Cugini" di Gaetano Altopiano


Tra tutte le implicazioni sentimentali quella che ha per oggetto una giovane parente è la peggiore. Arriverete a un certo punto in cui, inevitabilmente, vi sentirete vittima di un ricatto ed è probabile allora che perdiate la testa rischiando di essere scoperti. E’ solo un vostro problema, nella realtà nessuno vi starà ricattando, soltanto che quello spazio tra i vostri e i suoi anni e quella mancanza di spazio tra la sua vita privata e la vostra è incancellabile e non senza conseguenze. Quello che chiederà, data la sua giovinezza, e di cui non potrete in alcun modo liberarvi, data la vicinanza, assumerà sempre di più la consistenza di un “tentato prelievo”. Ma solo ai vostri occhi, ovviamente. Finirete col provare un unico, maledetto stato d’animo: ribrezzo per voi stessi. Ciononostante comincerete a pagare. 

"U Cuppitieddu" di Gaetano Altopiano


Non è inconsueto dimenticare le facce che abbiamo avuto quando eravamo ragazzi, le nostre o quelle dei nostri amici. Direi anzi che è abbastanza comune. Eravamo altre persone, e non basta guardarsi allo specchio per ricordare. Occorre una foto. Strano è invece che ieri tra tutte una improvvisamente si materializzi in tutta la sua straordinaria presenza, e senza alcun motivo : Nino “cuppitieddu” a diciottanni, redivivo. Mi si presenta in testa proprio come lo vedevo venirmi incontro quell’estate che andammo a stonarcela al boschetto. Persino la pelle mi ricordo, bianca, liscia e senza peli. Le cose sono due: o quest’uomo ha una carica plastica inusuale (capacità di imprimersi nella memoria) o io ricordo male, ossia, penso di ricordare ma non ricordo. Tutto questo, però, smette di avere un senso quando lo incontro davvero, appena un paio d’ore dopo. Devo smetterla con questa fissa delle facce.

"L'urna" di Gaetano Altopiano

Gli oggetti della sua vita da scapolo li custodisce in una teca a cui ciclicamente rende omaggio. Il primo di ogni mese, da più di ventanni, la sua signora madre assiste a questo rito con gli occhi gonfi di commozione. All’inizio era quasi felice che il figlio, seppure con modesta cerimonia, tornasse a celebrare il tempo in cui fece vita migliore, ma ora considera tra sé la possibilità che questo sia pazzo. Un pettine, qualche gingillo, due cravatte, tre cinture, uno di quei rasoio all’antica, diverse foto: tutto dentro quell’urna che la vecchia non riesce più a tenere pulita. Per giunta ultimamente l’uomo comincia a lamentarsi di tanta scarsa igiene e un paio di volte ha pure rimproverato la vecchia. Ma poi, che cosa sono tutti quei pezzi di pollo marcio che si porta in tasca?

"Lo bello addormentato" di Francesco Gambaro

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