Trenta/quaranta
scrittori (tranne un paio) che tentano di raccontare una città senza
riuscirci: Palermo, io, proprio non la sento e non la vedo. Che posso
farci? Sudore, ciance a profusione, asfissia, questo sì che si vede
(e si sente) ma in questo luogo niente ricorda la città, nemmeno la
totalità di quelle facce che io so per certo essere tutte
palermitane. Sembrano milanesi che spiegano la mappa del Cairo a dei
norvegesi. Il risultato è zero. Non sanno un cazzo, questa è la
verità. O forse non sanno raccontare, seconda, possibile verità.
Non basta intitolare un pezzo “Bonagia”, ad esempio, perché il
quartiere come per magia si materializzi: nessuno ha simile forza
evocativa, e chi volesse veramente “visitarlo”, il quartiere
dico, non ha che da andarci. Quello è uno dei modi. Altro modo è
non raccontarne affatto: tutti sanno che la distrazione è l’unico
sistema che renda tollerabile un’ossessione.
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