mercoledì 22 ottobre 2014

"Ai Cantieri" di Gaetano Altopiano


Trenta/quaranta scrittori (tranne un paio) che tentano di raccontare una città senza riuscirci: Palermo, io, proprio non la sento e non la vedo. Che posso farci? Sudore, ciance a profusione, asfissia, questo sì che si vede (e si sente) ma in questo luogo niente ricorda la città, nemmeno la totalità di quelle facce che io so per certo essere tutte palermitane. Sembrano milanesi che spiegano la mappa del Cairo a dei norvegesi. Il risultato è zero. Non sanno un cazzo, questa è la verità. O forse non sanno raccontare, seconda, possibile verità. Non basta intitolare un pezzo “Bonagia”, ad esempio, perché il quartiere come per magia si materializzi: nessuno ha simile forza evocativa, e chi volesse veramente “visitarlo”, il quartiere dico, non ha che da andarci. Quello è uno dei modi. Altro modo è non raccontarne affatto: tutti sanno che la distrazione è l’unico sistema che renda tollerabile un’ossessione. 

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