giovedì 31 luglio 2014

"Antiche amicizie" di Gaetano Altopiano


Quando Ciro mi chiede scusa per il disturbo, gli ricordo col tono più grave che non voglio scherzi: la mia casa è la sua casa. Lo vedo allontanarsi e mi metto a sedere. Giungono improvvise le parole di Marianne Moore, che ricordando le abitudini del padre diceva: “Mio padre era un uomo che restava senza parole per parole che lo avevano colpito. Agli ospiti soleva dire: fate della mia casa il vostro albergo. Ma gli alberghi non sono residenze.”   

"Renzi della Discordia" di Francesco Gambaro

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mercoledì 30 luglio 2014

"Percezione del danno alcolico" di Gaetano Altopiano


L’usanza di bere solo la sera (parlo di alcolici naturalmente) sembra sia nata attorno alla metà dell’800 nelle colonie inglesi. La vita lì era talmente noiosa che gli ufficiali, non avendo niente di meglio da fare, avevano preso l’abitudine di cominciare a sbevazzare fin dalle prime ore del mattino. Questa regola si era poi estesa alla truppa, con conseguenti incalcolabili danni. Per arginare il fenomeno fu sancita la norma che consentiva l’assunzione di bevande alcoliche solo dopo il tramonto. Da qui il resto della storia: convinzione che l’alcol faccia più male al mattino che alla sera e scandalo verso chi, invece, beve a qualsiasi ora. Tutte sciocchezze, insomma.  

"Basta con le badanti" di Francesco Gambaro

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martedì 29 luglio 2014

"Chiasso" di Gaetano Altopiano


Prendiamo gli insetti: militarmente perfetti. Tendono per natura all’anonimato più radicale. Non fosse per quel frenetico battito d’ali, quel frinire incessante di zampette e di pinze, il fatale ronzio che rivela culicidi o mosconi, nessuno mai si accorgerebbe di loro e il processo di conquista del mondo avverrebbe nel più assoluto silenzio. Ma il chiasso li tradisce e sono destinati al fallimento. Proprio come questo fruttivendolo che cerca di conquistare in me un cliente: troppo ciarliero per i miei gusti.   

"Salvati" di Gaetano Altopiano e Francesco Gambaro

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domenica 27 luglio 2014

"Mani e piedi" di Gaetano Altopiano


Sull’importanza che la “mano” ha avuto nel cammino del genere umano siamo tutti d’accordo. Senza manualità l’uomo non sarebbe quello che è, a dispetto delle sue sempre più inutili aspirazioni intellettuali. Nondimeno, davanti al terzo bicchiere di bianco (perfettamente temperato), c’è chi sostiene l’ossimoro: la mano non ha affatto contribuito al cammino dell’uomo. Al massimo, si fa osservare, lo ha fatto il piede. 

"Una maledetta domenica" di Francesco Gambaro

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sabato 26 luglio 2014

"Favignana 1973" di Gaetano Altopiano


Niente che valga la pena di essere raccontato, e non lo racconto infatti. Sapete già tutto. Georges Simenon, I clienti di Avrenos, la bella Nouchi, un sarago alla griglia, due triglie in umido e lunghe lunghissime passeggiate all’alba. Colori, odori, sì sì, come no. Una cosa veramente magnifica? Mi sono sporcato le mani col grasso della catena della bicicletta: mi sono emozionato sul serio quando è successo. Non accadeva dal 1973. 

"Del valore dell'insipienza" di Francesco Gambaro

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venerdì 18 luglio 2014

"Secondo 84" di Gaetano Altopiano


Sdrammatizzare. L’unico modo che consente di tirare avanti: chi cerca la tranquillità non ha che questa strada da percorrere. Eliminare le cariche emotive, non farsi prendere la mano, togliere pathos da ogni minestra che ci viene scodellata. Dieta iposodica: mangiare senza sale, in definitiva. Senza sapore. Io che ho servito la nazione (2° scaglione ‘84  - Distretto Militare di Palermo - 12 mensilità una sull’altra) conosco a menadito l’argomento. Ci davano il bromuro per non farci eccitare i primi due mesi. Risultato? Centinaia di giovani minchie che non si alzavano. Nessuno che litigava. Placidità e assenza di concentrazione, persino nelle funzioni vegetative. Prima e unica volta in cui non andai in bagno per 17 giorni.

"Negli anni cinquanta le signorine" di Francesco Gambaro

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giovedì 17 luglio 2014

"Percezione del botto" di Gaetano Altopiano


Troppe cose da mettere a posto, e io non ne ho alcuna voglia. Troppi conti, carte, affari, tutto in perdita naturalmente. Una vita ad accumulare impegni che all’improvviso si ripresentano come “aventi diritto”, alias, avere accatastato dinamite senza rendersene conto. Una cantina piena. Veramente troppo. Pure sta finestra oggi mi rompe il cazzo e vuole attenzioni che io non intendo più concedere, né a lei né a nessun altro. Chiamare il fabbro, uscire, intrattenerlo mentre ripara il danno e poi scucire. Ok. Rifletto però sul fatto di cui sopra: il mio terrore credo sia legato solo alla “possibilità che tutto questo esploda”. A un deterrente dunque. Ecco perché tutti perseverano, mi dico. Ma il botto, in sé, dovesse capitare, abbiamo idea di cosa produrrebbe? 

"Riceviamo e pubblichiamo 8" di Francesco Gambaro

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mercoledì 16 luglio 2014

"50 0 100" di Gaetano Altopiano




Nell’attimo esatto in cui ho preso una decisione, come sempre ci ripenso. E cambio idea. Dubbio portato alla seconda potenza, o volgarissima inaffidabilità? Direi sincronismo al rialzo del fifty and fifty. Alla fine infatti tra due possibilità (scelta e ripensamento) non faccio che sceglierne una, ossia, appunto, il 50% di ciò di cui dispongo. Ma solo in apparenza. Una volta effettuata la scelta in realtà quel 50 è diventato 100: tutto quello che possedevo. Un impegno davvero notevole. Potrei fare di più? Il fatto che abbia mancato un appuntamento è solo un dettaglio.

"Auto Stop" di Francesco Gambaro

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martedì 15 luglio 2014

"Terrazzo Palazzo Forcella" di Gaetano Altopiano


Le signore classificano i grissini che il cameriere ha portato con tanto ossequio: pane triste. Parlando dell’acqua dicono che è inutile, persino dannosa se bevuta in quantità eccessive. Ovvio. Bevono il vino e dicono che è troppo freddo, la luce scarsa, la compagnia niente di che, il pavimento scricchiola, c’è troppa confusione, e i fuochi d’artificio? Bellissimi, dicono, e restano incantate. Mentre assistiamo a un colpo di “bomba di sfera, cannelli, stelle e colpo scuro” io me la sto contando in inglese. Non vedo l’ora di tornare a casa. Twenty-one, twenty-two, twenty-three.

"Minchiaincaprettata" di Francesco Gambaro

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lunedì 14 luglio 2014

"158 anni" di Gaetano Altopiano

Mi è difficile immaginarlo in circostanze che non siano quelle: sempre le stesse. Facce che restano miseramente legate a luoghi precisi, come bambini che non raggiungeranno la pubertà per problemi ormonali. Bambini di 30 50 70 anni. Praticamente, dei mostri. Un barista. Lo conosco da un sacco di tempo e vi assicuro che non si è mai mosso, non è invecchiato, non ha perso un solo capello e non ha mai cambiato espressione. Ma ieri ho saputo che è morto. Aveva 158 anni.



"Svegliarsi dentro una storiella ebraica" di Francesco Gambaro

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domenica 13 luglio 2014

"Un uomo vero fa prrr" di Gaetano Altopiano

A uno che mi ha chiesto per quale motivo fossi rimasto zitto per tutta la serata, ho risposto a tono. Gli ho dato dell’impertinente e del distratto, perché, fossi stato attento, gli ho detto, avresti visto le parole uscire da ogni mio orecchio, dalle narici e persino dal buco del culo sottoforma di scorreggia. Tranne, ovviamente, che dalla bocca. Questo perché il sottoscritto ne è così pieno che le signorine vengono fuori per parto naturale e non per cesareo (metodo clinico dell’espressione) come accade a tutti gli altri. Gli ho ricordato così anche il suo livello intellettuale: zero.


"Incontri con donne straordinarie" di Gaetano Altopiano


Mentre cerco notizie su Paolo Frajese, il giornalista, mi imbatto in un personaggio che a suo tempo fu a dir poco leggendario, Marina Hadman Bellis, alias Marina Lotar, sua ex moglie. Bisessuale e votata al porno. Più di cento film al suo attivo, quasi tutti a tema: ha scopato con Pontello, Siffredi e col mitico John Holmes, e, a quanto risulta, sua è la prima scena hard del cinema italiano nel film “Immagini di un convento”, la prima in assoluto si dice. Ha recitato con Risi, Fellini, Villaggio e Tomas Milian ed è stata protagonista anche di un film passato alla storia della pornografia: “Marina e la sua bestia”, dell’84, in cui pratica atti di zoofilia (mimati sembrerebbe). Ritiratasi dalle scene rifiutò nel ‘98 di partecipare al film “Totò che visse due volte” e nel 2008 al serial televisivo “Carabinieri”. Coerente fino alla fine. 

"Animavegetale" di Francesco Gambaro

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venerdì 11 luglio 2014

"Digestione antica, alquanto cosmica" di Gaetano Altopiano


Le mie origini mi si sono finalmente svelate. Era ora. Adesso non ho più dubbi. Darwin, Benn, test del DNA su resti umani risalenti al 5480 a.C., avevano tutti ragione. Bingo. Schiatta di cacciatori, genotipo uomo del Neolitico (essenzialmente carnivoro), fenotipo cagionevole e tendente all’irritabilità del colon. Intolleranza al lattosio, in sostanza. Una traguardo evolutivo pari alla conquista della posizione eretta, alla scoperta del fuoco, all’invenzione della ruota e del linguaggio: capacità di bere il latte e di poterlo digerire. L’uomo, da allora, si divise in due gruppi, quelli che potevano berlo e quelli che non potevano, che rimasero ovviamente una minoranza. Inutile ricordarvi a quale dei due appartengo, onde il mio contento.  

"Sul dolce tedio a sdraio" di Francesco Gambaro

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giovedì 10 luglio 2014

"Fatti inquietanti 2" di Gaetano Altopiano


Certe volte non posso fare a meno di complimentarmi. BuonaGiornata very good, friend, seppure particolarmente inquietante. Scarpe nere è un bel chiamare, e la fotografia rende perfettamente il senso di quello che è accaduto: pianificazione. Un classico del suicidio “maturo”. Ho visto le stesse scarpe in via libertà l’inverno scorso. Erano esattamente quelle, giuro, e in quella stessa posizione. Costavano 150 già scontate e arrivavano direttamente dall’Inghilterra, marca Sargent mi pare eccetra eccetra. Non è strano? Dice il Corano: il cielo è un arco, il destino una freccia, Allah è l’arciere. Salam aleikum. 

"Scarpe nere" di Francesco Gambaro

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mercoledì 9 luglio 2014

"Fatti inquietanti" di Gaetano Altopiano

Si legge a un certo punto che la benché minima otturazione, il più piccolo buco, il più insignificante dei problemi dento-gengivali, magari superato da anni, in terra artica diventa un dramma dalle proporzioni gigantesche. Si rassegni il viaggiatore a soffrire le pene dell’inferno. Causa del freddo intenso, la materia di cui è fatto il dente non è predisposta a sopportare simili temperature.
(Rodolfo Wilcock, Fatti inquietanti, Adelphi)


"Una rosa da capezzolo" di Francesco Gambaro

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martedì 8 luglio 2014

"Un vero uomo fa bang" di Gaetano Altopiano

Alle di lui spalle si consuma la massima canagliata che sposino possa temere: il tradimento. Ma cazzo. Sembrava così innamorata, tutta moine e smancerie, amore di qua, amore di là, cucciolone mio, patatone mio, due anni di fidanzamento, e invece? A soli tre mesi dal sì, già è andata in macchina (tre volte) a farsi sbattere bene bene da un tizio. Nessuno potrà conoscerne il nome, né, d’altra parte, riveleremo mai chi sia lei e chi il poveraccio, nemmeno sotto tortura. Capirete. Ci limiteremo invece a sorbire questa delizia (gelato fritto) nella serata palermitana poco calda per fortuna e piacevolmente deserta. Mentre le ore scorrono nell’attesa che l’uomo si decida a fare qualcosa. L’uomo, ad esempio: bang.  

"Giovanni Floris un eroe del momento (accidenti accidentacci)" di Francesco Gambaro

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lunedì 7 luglio 2014

"Possibilità incendiarie" di Gaetano Altopiano

Un’ulteriore riflessione mi costringe a correggere il tiro. E non è the first time. Tutte le volte che rimugino sulle cose scopro che il primo giudizio, il mio, è sempre suscettibile di cambiamento. Ora, non so se dipenda dalla duttilità dell’oggetto o dalla mia disponibilità all’incostanza, o addirittura dal metodo scientifico: mai niente è definitivo. Lo stesso vale per il giudizio che ho del sig. ***: più ci penso più ritengo possibile che io gli dia fuoco.  

"L'ultimo Bukowski" di Francesco Gambaro

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domenica 6 luglio 2014

"Tatto velocità" di Gaetano Altopiano


Che l’albero percepisca la terra in modo sensibile è poco probabile. Anzi, è sicuro. Non sentirà le proprie radici affondare in un campo come noi, ad esempio, sentiamo le nostre mani affondare nella sabbia. Non nel modo conosciuto, almeno, e questo per tre ragioni (più una): 1) la mancanza di terminali che possano dirsi nervosi, 2) l’assenza di accelerazione, 3) la modalità e il tempo di esecuzione. Ma è nella quarta che spunta la differenza: l’impossibilità di compiere un’azione contraria. Privo della prerogativa umana infatti (ritirare o ritrarre la mano) l’albero non può che abbandonarsi a un atto immodificabile. Radicarsi. Non c’è ragione di avvertire una sensazione se non si conosce la sensazione opposta. Perché dunque registrarne l’effetto? 

"Telegrafo con fili" di Francesco Gambaro

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sabato 5 luglio 2014

"Luoghi siderali" di Gaetano Altopiano

Uno)
Palermo, zona Sperone, lato mare. Tubi, colonnine, tettoie sbilenche e sterpaglia cresciuta tra le commessure dell’asfalto. Qualcosa che è molto di più che soltanto una pompa di benzina in disarmo, un luogo siderale, dove ogni cosa rimanda a una luce estinta. Esattamente come per le stelle qui la luce è arrivata solo dopo la morte della fonte luminosa. Una stazione BP scomparsa nel Terziario.
Due)
Luoghi che si distinguono per l’intensità del terrore che incutono. Luoghi sinistri, impossibili da attraversare senza emozione: spazi celesti, alias quartieri popolari. La via del ritorno tra Viale dei Picciotti e la vecchia Argenteria Stancampiano. La linea del tram in costruzione, montagne di binari, cumuli di perni, bulloni, corde d’acciaio, tutto ancora da collocare. Una coppia di divani sgangherati e un veicolo spaziale sul tetto di un palazzo. Dodici piani. Ma esteso un miliardo di chilometri quadrati.
Tre)

Il muscolo umano: altro luogo siderale. Vasto laterale e bicipite femorale, ad esempio. Un numero impronunciabile di cellule in contrazione, flussi sanguigni e forze idrauliche spaventose, connessioni, gangli in estensione. Sistema nervoso in preallarme: rilascio di acido protettivo. Buio e silenzio perenne. Tra ginocchio e osso sacro qualcosa come 4,5 miliardi di anni di luce.    

"A letto con la Renzi" di Francesco Gambaro

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venerdì 4 luglio 2014

"Io recito 3" di Gaetano Altopiano

Giuro di averle detto “ci vediamo alle nove e trenta”. Lei sostiene che il nostro appuntamento, invece, era per le nove. E insiste. Non posso averle detto alle nove perchè ogni mattina, dico ogni mattina, prima di fare una qualunque cosa vado in banca. Dunque. Ma lei insiste e ci pizzichiamo. Chiude il telefono. Io chiudo il telefono. “Ci vediamo la settimana prossima”, ha concluso. Mentre viaggio per la città ci rifletto, forse ha ragione lei mi dico, magari avrò detto veramente alle nove. Ma se non fosse così? Uno dei due inevitabilmente sta recitando.

"Migranti" di Francesco Gambaro

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mercoledì 2 luglio 2014

"Prendi i soldi e scappa" di Gaetano Altopiano


Si chiama la “casa dei cattivi odori”. E se ne ha ben donde. Da subito, già nell’androne, infatti è puzza. All’inizio il sentore è di fogna, ma col variare dell’altitudine varia di aroma. Nelle scale diventa tanfo di rinchiuso, ci si sente in galera, qui non si apre la finestra da mille anni, e appena arrivati al piano (primo) è indecifrabile, con note poco chiare ma decisamente insopportabili, camuflage, direbbero in Francia. L’appartamento è spoglio, un corridoio e diverse porte, nessun mobile, solo quella stramaledetta puzza che non ti molla un secondo. La stanza dell’ospite completa il safari. E’ un misto di odore di sterco animale e di polvere fossilizzata, di latte andato a male e di sudore mai del tutto deterso. Guardo mio fratello e ce la intendiamo subito: non appena scuce scappiamo. Intesi. 

"Le 12 e sette" di Francesco Gambaro

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martedì 1 luglio 2014

"Variazioni del paesaggio (uno luglio, sei del mattino)" di Gaetano Altopiano

Dicono che a me la barba lunga stia malissimo. Vero. Poco mi fido della capacità estetica degli altri ma riconosco in questo giudizio qualcosa di scientifico: architettura. L’ombra, il chiaroscuro, lo sfumato. Di fronte a variazioni di superficie si accentuano. Nel caso, più il viso è smagrito più il risultato è cattivo. Probabilmente lo stesso che le colline della Toscana: la variazione del paesaggio, esattamente come le colline tra Bagheria e Bolognetta questa mattina, suggerirono profondità e prospettiva. Brunelleschi. Ma il massimo è raggiunto da Melozzo da Forlì: la Sagrestia di San Marco nel santuario di Loreto.


"In pizzeria con gli amici (morti che mangiano)" di Francesco Gambaro

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