mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 30 dicembre 2014
"Non abbiamo più l'abitudine di mangiare" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
lunedì 29 dicembre 2014
domenica 28 dicembre 2014
"All'editore" di Gaetano Altopiano
Gentile
editore,
allegati
i 140 franchi che le dovevo. La prego di scusare il ritardo ma, con
il dovuto rispetto, è evidente che a quella cifra noi due
attribuiamo importanza diversa. La prego inoltre di esimersi, in
futuro, dovesse ancora capitare, di reclamare i suoi crediti
attraverso i miei amici: è l’azione più spregevole che lei abbia
potuto mettere in atto. Sia gentile, li chieda a me i suoi soldi,
solo e soltanto a me. In quanto al resto, mi risulta non avere avuto
con lei altri rapporti che quelli oggetto della presente, dunque, le
dirò in tutta franchezza che medito di girare la sua lettera a un
avvocato. Lei ha gratuitamente gettato discredito sopra la mia
persona.
Distinti
saluti
sabato 27 dicembre 2014
venerdì 26 dicembre 2014
"734 a.C." di Gaetano Altopiano
Di
Buttafuoco (Pietrangelo) ho sempre avuto buona considerazione. E’
un ottimo giornalista, oltre che un tipo originale: in generale
articoli strepitosi fuori da ogni schema editoriale. Tranne che 24
Dicembre 2014 però, titolo del suo Riempitivo di due giorni fa.
Siracusa la culla del pensiero occidentale. Cazzo mi dico, è
strepitosa sta’ cosa qua, poi leggo bene la data, 734 a.C., mica
oggi.’ A solita manfrina: me so sentito male. Come scoprire un buco
nee proprie carze mentre a commessa porta ‘e scarpe da prova’.
"Buon Natale (versione corretta)" di Gaetano Altopiano
Anch’io
ho un jack russel, ma il mio non è una borsetta. Lui, le borsette se
le mangia, altro che cazzi. Morde tutto quello che gli capita a tiro,
e se non gli capita (che è il più delle volte) va proprio a
cercarselo: scarpe, divani, sedie, scope, e pure le borsette. Quando
queste accidentalmente finiscono nel suo mondo: la dimensione
rasoterra. L’analisi scientifica dimostra che la mordacità è
tipica dell’indole di certi “esserini” (bestie piccole o molto
piccole) più che in quelle di taglia superiore. Dipenderebbe dal
fatto che ormai i check-in aerei si fanno direttamente da casa, e dal
colore troppo lucido di certe scarpe (nero): entrambi hanno
dell’incredibile. Buon Natale.
giovedì 25 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
martedì 23 dicembre 2014
"La faccia di Hedayat" di Gaetano Altopiano
“Era una di
quelle facce senz’anima, apatiche, modellata per la lotta con la
vita, di chi considera ogni propria azione lecita al fine di
assicurarsi la sopravvivenza. La natura era stata previdente.”
(Sadeq Hedayat, “La civetta cieca”). Ecco un dato di fatto: si
pretende di decifrare la natura dell’uomo attraverso la sua faccia.
Niente di più che un’equazione con la soluzione, dove il fattore
incerto, però, conta ben più dell’elemento certo. Non la materia
costituente (naso, bocca, occhi, fronte, orecchie), ma simmetria,
proporzione, luce, espressione, determinerebbero veramente una
faccia. La faccia, sia inteso, come specchio dell’anima. Il fatto
attesta una verità biologica, poiché la relazione tra faccia e
carattere è un rapporto effettivo, anche se relegato al solo ambito
personale, ossia, a un relazione esclusivamente “interna”, ed è
possibilissimo che l’espressione tradisca un comportamento rituale.
L’una vive dell’altro in fondo, finendo, così, col divenire
prevedibile. Questo creerebbe il probabile “tipo”.
lunedì 22 dicembre 2014
"Notizie incoraggianti 1/2" di Gaetano Altopiano & Francesco Gambaro
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domenica 21 dicembre 2014
"L'incompiuto" di Gaetano Altopiano
Le opere incompiute
restano le migliori. Ci sta a cuore puntualizzarlo. Gli esempi si
sprecano ma a noi di questo non ci importa granché: abbiamo ottima
capacità di giudizio e della storia fondamentalmente ce ne
impipiamo. Non abbiamo, cioè, bisogno della protezione
“dell’universalmente riconosciuto” per trovare il coraggio di
esprimere un parere, ciò che scegliamo è frutto solo del nostro
gusto personale e della nostra natura critica. Fosse anche la prima
volta che ci imbattiamo con l’incompiuto, infatti, non abbiamo
dubbi, è il nostro preferito. Noi, tutti d’accordo. E la ragione è
anche molto semplice: dell’incompiuto ci affascina soprattutto il
numero delle possibilità che potevano essere e che non furono mai.
L’illusione che ogni ipotetica conclusione poteva essere un’altra,
e così all’infinito. Un numero incalcolabile di eventi, in
sostanza, tutti probabili. Questo ci spinge, però, a un’ulteriore
considerazione:
"Notizie incoraggianti" di Gaetano Altopiano
E’ assodato ormai
che a prescindere dall’argomento nel mondo giornalistico ogni
notizia tende ad avere natura terroristica. Anche se si racconta solo
la cronaca della sagra del cannolo di Piana degli Albanesi. La paura,
si è capito, è risultata essere l’unico possibile sostituto
dell’induzione alla “risata”, che un tempo era il solo modo per
tenere i telespettatori incollati allo schermo. A proposito dello
sciame sismico che ha colpito ieri per buona parte del giorno
l’intera regione toscana, il TG5 delle 20, nella persona di Cesara
Buonamici, difatti, volendo garantire a tutti la giusta dose di
paura, riferiva testualmente: “…i toscani sono scappati per
strada, si è diffuso il panico, purtroppo lo sciame sismico potrebbe
durare per settimane, mesi…”
sabato 20 dicembre 2014
venerdì 19 dicembre 2014
giovedì 18 dicembre 2014
mercoledì 17 dicembre 2014
"Controlangone 4 o 5 o sei il reggipalle" di Francesco Gambaro
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martedì 16 dicembre 2014
lunedì 15 dicembre 2014
domenica 14 dicembre 2014
sabato 13 dicembre 2014
"Come fare diventare una passeggiata una vendita di piedi" di Francesco Gambaro
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venerdì 12 dicembre 2014
giovedì 11 dicembre 2014
mercoledì 10 dicembre 2014
martedì 9 dicembre 2014
lunedì 8 dicembre 2014
"La sostanza della vostra cena" di Gaetano Altopiano
Non riesco a immaginare un Thomas Bernhard a colori.
Spiacente amico. Mai visto, tra l’altro. In tutte le foto che lo
ritraggono, quelle che ho avuto modo di vedere naturalmente, è
sempre e soltanto in bianco e nero. Come se quest’uomo fosse stato
consegnato all’universo col solo compito di non prendere mai un
colore che fosse diverso dall’ombra o dal chiaroscuro. L’argomento
del mio cric, però, è un altro. Per quanto possa fare schifo, sono
costretto a riferire un fatto che non posso tacere: ho conosciuto un
tale che afferma di avere un naso sopraffino, dice di potere
decifrare la natura della vostra cena dall’odore della vostra
merda. Vi pare possibile?
domenica 7 dicembre 2014
"Il movimento del vento" di Gaetano Altopiano
Potremmo dire,
condividendo l’ottavo verso della “Sconfitta”, poesia di pagina
13 della raccolta Dalla vita degli oggetti di Adam Zagajewski,
Adelphi, che “solo il vento è immoto”, senza timore di smentita.
L’affermazione è vera, oltre che bella, e solo all’apparenza
paradossale. E’ un falso ossimoro. Nella scienza sperimentale, dove
un principio è indimostrabile in senso assoluto ma viene assunto per
vero in base a tutte le osservazioni che lo verificano e viene meno
in presenza anche di una sola evidenza sperimentale che lo neghi,
sarebbe impossibile dimostrare come vera l’affermazione: “il
movimento del vento”, poiché l’unica condizione contraria
verificabile (il vento non si muove) negherebbe la prima rendendola
indimostrabile in senso assoluto: se il vento è fermo, infatti, non
c’è vento. Il vento non esiste. L’indimostrabilità
dell’affermazione “il movimento del vento” ne sancisce, di
conseguenza, la falsità: riferire un fatto simile come vero in senso
assoluto è falso. E dato che “falso” altro non è che il
contrario di qualcosa che si suppone vero, “solo il vento è
immoto”, per quanto contraddittoria è senz’altro un’affermazione
vera.
sabato 6 dicembre 2014
venerdì 5 dicembre 2014
giovedì 4 dicembre 2014
mercoledì 3 dicembre 2014
"Geneviève (donna dalle belle guance bianche)" di Francesco Gambaro
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martedì 2 dicembre 2014
lunedì 1 dicembre 2014
domenica 30 novembre 2014
"Se Sia vi entri in casa e felicità sia" di Francesco Gambaro
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sabato 29 novembre 2014
venerdì 28 novembre 2014
giovedì 27 novembre 2014
"Numero zero" di Gaetano Altopiano
Ha sempre dell’incredibile scoprire la differenza
che rivela di sé un corpo visto da lontano e da vicino: l’occhio vede due cose
assolutamente diverse. E sono diverse infatti. Un naso visto al microscopio, ad
esempio, non è più un naso ma solo la materia di cui è fatto. Lo stesso non
possiamo dire dei numeri, che, essendo concetti astratti, non potranno mai
essere sottoposti a simili analisi. Il numero uno, quindi, non potrà mai essere
altro che un numero uno. E questo anche per qualsiasi altro numero. Tranne che per lo zero, l’unico che al tempo stesso è solo
quello che è ma sempre diverso da quello che è. Non c’è uno zero che sia uguale
all’altro.
mercoledì 26 novembre 2014
martedì 25 novembre 2014
lunedì 24 novembre 2014
domenica 23 novembre 2014
sabato 22 novembre 2014
"Studio medico" di Gaetano Altopiano
Presenzialismo
cimiteriale in una sala d’aspetto. Niente, a parte che ombre.
Nessun cliente (paziente è più corretto). Dalla finestra del terzo
piano si vede il traffico scorrere pressappoco con queste misure
(espresse in metri): meno 9 in altezza, più 20 in larghezza, più
300 in lunghezza. Sembra che il volume del prosencefalo umano sia di
1100 / 1300 centimetricubi, per soldoni, cioè, che potrebbe
contenere 1 / 1,3 litri di un qualsiasi liquido presente in natura.
Vino, acqua, sidro. Uno qualunque. Quanto normalmente consumato in un
pasto, o in due. Non di più. Tra traffico e prosencefalo, però, non
c’è alcuna relazione, né ce n’è con lo studio medico, che del
resto è chiuso da anni. Almeno apparentemente.
venerdì 21 novembre 2014
giovedì 20 novembre 2014
mercoledì 19 novembre 2014
"L'incendio" di Gaetano Altopiano
Aprire
un cassetto e ritrovare un assegno. Mastrandrea Domenico, lire
38.000, anno 2000, non trasferibile. ‘U zu Micu. E che ci fa
st’assegno qua? Un giorno che adesso mi è impossibile datare con
esattezza mi trovai per cena a casa Gambaro, a Camarretta, Tusa. Un
focolaio di incendio, a una trentina di metri dalla casa, provocò il
fuggi fuggi generale. E’ noto che la proporzione di ogni reazione è
variabile e che una supposta sproporzione è vista solo da chi, per
l'appunto, vive diversamente gli eventi, magari anche in modo
inopportunamente drammatico. Se poi la sproporzione risulta essere
condivisa dalla maggior parte delle persone finisce che la reazione
giustamente proporzionata non può che essere quella errata. Secondo
la legge dei grandi numeri. Che nella fattispecie non importava
affatto a ‘u zu Micu, del quale ricordo distintamente le risate
mentre andava incontro alle fiamme.
"Mario Monicelli, Carlo Lizzani e altri" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
martedì 18 novembre 2014
lunedì 17 novembre 2014
"Diversità di vedute" di Gaetano Altopiano
La proporzione di ogni ragionamento è variabile. E
non senza conseguenze. Lo stesso ragionamento, insomma, che condurrebbe cioè
sempre allo stesso risultato (a -10° c’è freddo per esempio), può risultare
distorto, al rialzo o al ribasso, in virtù di fattori che hanno poco a che fare
con la ragione ma molto con l’impensabile. L’umore, una sgridata, un colpo di
vento, un calo glicemico, la mancanza d’acqua. A volte, sottostimando, si
rischia di avere reazioni che gli altri possono considerare inappropriate: a
-10° c’è freddo ma io esco lo stesso senza piumino. Oppure, sovrastimando, di
essere scambiati per degli esagerati: un’erezione per un lembo di coscia piuttosto
che per un corpo nudo in spiaggia. La verità sta nella condivisione della
proporzione: non si è mai né temerari né esagerati, solo diversi.
domenica 16 novembre 2014
"Ambiguità" di Gaetano Altopiano
Capisco quanto sia
ambiguo lo studio di Ingegneria Edile-Architettura (si chiama proprio
così, ambiguamente così). Si è, a fine corso, identicamente
ingegneri e architetti. Naturalmente solo per la branca edilizia. Lo
scopo era quello di creare architetti con cognizioni tecniche e
ingegneri con cognizioni artistiche fondando una sola figura. A
dimostrazione della totale incompetenza architettonica degli
ingegneri che progettavano case e della medesima incompetenza, ma
tecnica, degli architetti che progettavano case. O dell’incompetenza
di chi ha rimodulato l’ordinamento universitario convito di fare il
bene delle due categorie ma fallendo miseramente persino il conio di
un nuovo nome. E’ senz’altro
così lo suppongo.
sabato 15 novembre 2014
"Senza titolo" di Gaetano Altopiano
…
Ho il timore di avere dimenticato qualcosa. Mi guardo
allo specchio. Controllo le tasche. Guardo la scrivania, il pc,
un’ultima occhiata. Ma che è? Ripasso mentalmente le ultime cose
che ho fatto: è tutto a posto, c’è tutto, ma intanto la
sensazione mi assilla. Ricominciamo. Guardarsi allo specchio,
controllare le tasche, guardare la scrivania, il pc, ripassare in
testa le ultime cose che ho fatto. Il titolo, cazzo.
venerdì 14 novembre 2014
giovedì 13 novembre 2014
mercoledì 12 novembre 2014
"Deflagrazioni" di Gaetano Altopiano
Fabbricai
la mia prima bomba nel ‘78. In realtà fu anche l’ultima e non si
trattava neanche di una bomba vera. Solo una bottiglia di latte
Stella mezzo piena di benzina e uno straccetto che fungeva da
miccia. Una scarsissima, ma proprio scassatissima, molotov che non
riuscì manco a prendere fuoco. “Diversamente abile”, diremmo
oggi. Il primo concetto compiuto, invece, in tema di esplosioni,
l’avevo formulato già qualche anno prima dopo uno schiaffone
consegnatomi da mio padre per motivi scolastici: avevo capito che al
lancio di un oggetto potenzialmente pericoloso seguiva
inevitabilmente un effetto deflagrante. Fu solo intorno agli anni 90
però che conobbi il significato algebrico di una “bomba” e certo
non per merito di Gregory Corso né per tutti i possibili riferimenti
bellici. La fruttivendola di Via Umberto I a Marineo che si diceva
avesse ben 3 amanti oltre al marito: due tette da guinness dei
primati. Mi capitò di sfiorargliele e mi illuminai: contatto /
energia x velocità = propagazione cinetica del calore x 2.
martedì 11 novembre 2014
"Traguardi" di Gaetano Altopiano
Arrivano
primi quelli che parlano a braccio. Poi, quelli che fanno orecchio da
mercante, quelli che a naso pensano di capire e quelli che hanno
fiuto per certe cose. Seguono certi che a occhio stimano le misure e
altri che hanno l’orecchio musicale, alcuni che a pelle riconoscono
le persone e altri ancora che sempre vogliono dare una mano. C’è
poi un pollice verde, due mani d’oro, una lingua di serpente, un
dente avvelenato, un occhio di riguardo, un pelo nell’uovo, un
bernoccolo per certe cose e uno che fa da spalla, uno che fa sangue,
uno che ha un piede nella fossa, uno che invece è una roccia e uno
che fa lettera muta. Gli ultimi sono una faccia di bronzo, due teste
di cuoio, uno che non ha peli sulla lingua e uno con uno stomaco di
ferro.
lunedì 10 novembre 2014
domenica 9 novembre 2014
"Sogni e misfatti" di Gaetano Altopiano
Siccome tutti i
protagonisti dei nostri sogni soggiacciono a un’unica regia, la
nostra, la mattina non possiamo che svegliarci esausti. Dare voce e
compiti ad ognuno è un lavoraccio. Assegnare le parti, far
coincidere luoghi e situazioni, fare in modo che i dialoghi abbiano
un senso, tentando, alla fine, di creare una storia che sia più
avvincente possibile. In più occuparsi di scenografia, montaggio,
luce, suono. E questo tutto tutto da soli. Risultato? Ovvio, ogni
sogno è quasi sempre un fallimento, se non addirittura un evento
angosciante: ci sfugge tutto di mano, le ambientazioni si distorcono
e non c’è uno dei protagonisti che non finisca coll’infischiarsene
della parte e recitare per cazzi propri. Stanotte, ad esempio, ho
cercato disperatamente di far dire a uno dei miei figli “sì papà”.
Quello invece non faceva che ripetere “dammi i soldi dammi i soldi
dammi i soldi”. Mi sono svegliato distrutto.
sabato 8 novembre 2014
"La scala della necessità" di Gaetano Altopiano
Non sono a corto di
idee. Sono solo a corto di desideri. Che poi non è nemmeno esatto,
ecco, trovato: giustissimamente non ho nessuna voglia stamattina.
Mentre prendo un caffé penso, perciò, alla vecchia regola della
classificazione dei bisogni. A scuola, in economia, ci insegnarono
questo, una legge tanto sciocca che allora mi lasciò di stucco per
la sua incredibile banalità: la scala dei bisogni. Che poi
suddivideva le necessità in primarie, secondarie ecc. Nel caso
qualcuno non avesse chiaro, ad esempio, che quando si ha lo stimolo
cacare è più urgente di mangiare, se si ha sete passeggiare è meno
urgente che bere, respirare necessario in assoluto più che
immergersi in apnea.
venerdì 7 novembre 2014
giovedì 6 novembre 2014
mercoledì 5 novembre 2014
"Proposizioni" di Gaetano Altopiano
Il
mondo è tutto ciò che accade,
scirve Ludwig Wittgenstein. Fissando al tempo presente, e solo a
quello, la proposizione 1 del suo Tractatus logico-philosophicus.
Senza sbagliare di una virgola. Se il mondo è tutto ciò che accade,
allora, l’unico mondo è quello che ci sta accadendo. L’unico
possibile. Che, se considerato come unico possibile, è per forza di
cose anche un mondo inevitabile. Il
mondo,
infatti, continua Witt, è
anche la
totalità
dei fatti
(proposizione 1,1). Desiderando essere obiettivi, dunque, dobbiamo
smettere di lamentarci e fare un passo avanti andando oltre le
critiche inutili di cui abbiamo un po’ tutti le scatole piene:
perché, ad esempio, scandalizzarsi di un cartello con sopra scritto
“qui si noleggiano borse Chanel a euro 50 a settimana”? Questo è
il mondo. E' inevitabile. Difatti alcune signore entrano subito.
martedì 4 novembre 2014
lunedì 3 novembre 2014
"In difesa della debolezza" di Gaetani Altopiano
Quando
in un ménage a deux la moglie è molto più bella del marito, se non
l’unica dei due a essere bella, creare pettegolezzo è inevitabile.
Se poi, oltre a non essere adeguatamente bello, “lui” ha anche
un’aria un po’ comica e servile, si assiste a una congiura vera e
propria: ogni maschio che ne abbia voglia si sentirà autorizzato a
provarci. E infine, tra tanti, qualcuno riuscirà certo a far
tombola. Bene. Confesso che vista così, la cosa, non suscita in me
il minimo interesse: l’effetto è solo un sordido tentativo di
copulare, che non necessita di alcuna indagine tanto mi è chiaro. La
causa, però, merita un approfondimento. Domanda: è veramente la
bellezza di lei, o non piuttosto la bruttezza di lui a stimolare il
pretendente? Magari se questa “lei” fosse libera, cioè non
parametrata al compagno, non sarebbe altrettanto allettante. Anzi, è
quasi sicuro. E ancora: forse non è veramente la prorompenza di lei,
quanto invece la tragica dimissione di lui a provocare il
corteggiatore. Potrebbe? Io vado per la seconda ipotesi. Se così
fosse saremmo di fronte né più né meno che a un atto umanitario.
Una difesa della debolezza contro la tirannia della bellezza. Ma
maschio pro maschio. Ricordo, a supporto, che uno dei verbi più
usati nel lessico del dongiovanni, infatti, è “castigare”,
riferito al trattamento riservato all’amante.
"Cachemere" di Gaetano Altopiano
La faccia di
Brunello Cucinelli. I modi di Brunello Cucinelli. Gli abiti di
Brunello Cucinelli = Paolo Hendel coi capelli. Paolo Hendel sulla
scena. Paolo Hendel che spara cifre astronomiche. Una cosa però:
Cucinelli è uno dei pochi industriali del made in Italy di lusso a
non sfottere il cliente (al contrario di Prada, della Valle,
ecceteraeccetera, che predicano bene e razzolano male = cifre
astronomiche per prodotti fatti in Romania). Le sue cose sono fatte
esclusivamente in Italia, da personale italiano, con prodotti
italiani.
(Reporter,
Raitre, ore 23 di ieri sera)
domenica 2 novembre 2014
"Yahoo" di Gaetano Altopiano
Quello rimane a guardare a bocca mezzo aperta. Gli
altri si aspettano qualcosa, ma un sibilo tra il risucchio salivare e
il singhiozzo incipiente è tutto ciò che riesce a produrre. Pensava
che Yahoo fosse solo una delle società pilota di internet, non che
in realtà la parola avesse origini molto antiche. Gli Yahoos,
infatti, sono personaggi inventati da Jonathan Swift nei Viaggi di
Gulliver. Ma lui che non è né vivo né morto, né alto né basso,
né magro né grasso, né caldo né freddo, che cosa poteva saperne?
sabato 1 novembre 2014
"Reazione a catena 3" di Gaetano Altopiano
A
causa dello studio di una certa teoria che supporrebbe l’assoluta
erroneità della pratica della cremazione dei corpi a discapito del
processo di corruzione che equivarrebbe in termini biologici né più
né meno che alla gestazione del feto umano ma in un processo di
dissolvenza considerando quella teoria l’esistenza umana veramente
finita solo calcolando oltre alla vita anche la gestazione e il
disfacimento, provo a documentarmi sulla decomposizione cadaverica .
Errore. Fotografie a dir poco raccapriccianti. Nausea e vomito, mio
malgrado, meglio avrei fatto a occuparmi d’altro. “Un clic,
dopotutto è un colpo di pistola.” Dice mastro Ciccio. “Allo
stomaco” aggiunge mastro Gaetano.
venerdì 31 ottobre 2014
"Come in un film" di Gaetano Altopiano
Niente
di vero in quello che mi ha detto, io mica sono scemo, tutto tutto un trucco
per impressionarmi: momenti, ci sono, pochi in verità, in cui tutta la vita te
la vedi scorrere davanti proprio come in un film, mi dice. Momenti come questo,
per esempio. Bellissimo, no? Quando un totale mancamento ci pervade. Il
mancamento più prossimo alla trance, ancora un poco e rischi il passo
successivo, che è il migliore, però. Svenimento. Poi abbandono. Poi delizia
incomparabile. Dovremmo perseguire simili obiettivi, non credi? Il conto
comunque viene duemila. Vedo scorrere, non la mia vita, ma gli ultimi trenta
secondi: cento, duecento, millenovecento. Puttanaeva a duemila, in effetti,
entro in trance.
giovedì 30 ottobre 2014
mercoledì 29 ottobre 2014
"Reazione a catena 2" di Gaetano Altopiano
Ieri poco prima
di pranzo subito dopo aver chiuso il telefono e salutato l’amico
Ciccio in autostrada sorpasso una Ford capri colore arancione che non
ne vedevo da un secolo ero tentato di richiamarlo per dargli la
notizia ma alla fine non se ne è fatto niente stamattina apro il suo
buona giornata e vedo la Ford consul
ssssssssssssssssssssstraordinario.
martedì 28 ottobre 2014
"Il corso della storia" di Gaetano Altopiano
Dopo
tanto bordello,” Alla
fine
tutto
ci stanca, Pastora o Torre Eiffel, stamattina i tuoi ponti belano.
Ne hai abbastanza di vivere nell’età greco-romana, perfino le
automobili qui sembrano antiche…”. Nigella
Lawson finisce col fumare Marijuana davanti ai figli, la signora
Boschetti lascia 87.059 dobloni al cane e un cazzo ai parenti, la
Germania (la meno euroscettica) sarà la prima che entro i prossimi
due anni uscirà dall’euro, e, in fin dei conti, ma proprio in
fondo in fondo, ora come ora non c’è uno che non abbia le palle
piene. L’unico che resiste, imperterrito, è questo seme di
pomodoro che ho incastrato tra i denti: sfruculio, sfruculio, ma lui
niente, fa finta di non capire che la storia deve fare il suo corso.
(Guglielmo
Apollinaire, Alcool)
lunedì 27 ottobre 2014
"Reazione a catena" di Gaetano Altopiano
Mi capita un
fatto che sembra abbastanza frequente sugli autobus ma che a me non
era mai capitato: mi toccano il culo. Non ho dubbi, il contatto c’è
stato, pensando a un fatto incidentale però mi sposto di qualche
centimetro e continuo a guardare dal finestrino. Dopo neanche un
minuto la cosa si ripete. Minchia, mi dico, allora non è una cosa
così, è una toccata a tutti gli effetti, e cerco di capire chi
possa essere stato. L’autobus è strapieno, c’è poco da
indagare, la folla mi sta appiccicata come volesse risucchiarmi.
Scruto, guardo verso il basso, comincio a innervosirmi ma non cavo un
ragno dal buco. Nada. La mia fermata è ancora troppo lontana, e bè,
temo proprio che dovrò rassegnarmi al palpeggio. Come spesso
succede, però, nei casi che sembrano disperati la soluzione è più
vicina di quanto si pensi: davanti a me, letteralmente incollato,
infatti, altro culo pronto al contatto. Non voglio manco sapere di
chi sia. Eccomi.
domenica 26 ottobre 2014
"Erba" di Gaetano Altopiano
Vivere
di sentimentalismi è esattamente come essere vegani, ma non per
libera scelta. Si è onnivori come il resto del mondo, indosseremmo
senza problemi una pelliccia di leopardo, maperò un tiranno spinge
inesorabile verso cicoria e cespi di radicchio seppure li si detesti
entrambi. Si finisce col vivere soltanto di una cosa, insomma,
d’erba, con tutti i problemi che ne conseguono. E’ più forte di
noi, sappiamo che ci farà male ma non riusciamo a fermarci: nessuno
che viva di sentimentalismi è disposto a rinunciare a un piacere
tanto sublime. Vomitare.ualcoQQ
sabato 25 ottobre 2014
"Effetti della circolazione linfatica" di Gaetano Altopiano
Mi chiedevo chi fosse il marito di Nigella Lawson, la procace giornalista inglese (di cui sono un po’ innamorato) che conduce “Nigella bites”, l’easy-cooking del Gambero rosso, dato che è l’unico che non si sia mai visto in quella trasmissione. Gli amici, il fruttivendolo, i parenti, i figli Bruno e Mimì, cazzo, sono sempre tutti presenti ma lui? Intanto scopro che si chiama Charles Saatchi che fa l’uomo d’affari e che si sono lasciati l’anno scorso. La mancata presenza è giustificatissima ora che lo vedo: ha una faccia di culo incredibile. Scopro anche dell’altro però. Che il papà del mio amoruccio si chiama Nigel Lawson, Barone di Blaby, 82 anni, importante uomo politico inglese, e infine la cosa più importante: guardandoli insieme in una foto non recente capisco come il tempo possa agire su di noi in modo assolutamente differente. Il padre, ora bellissimo nella sua vecchiaia, era grassoccio e poco piacente, lei, invece, che adesso ha qualche chilo di troppo, era di una bellezza innaturale. Come se la circolazione linfatica, nei due, procedesse in uno dall’alto verso il basso nell’altro dal basso verso l’alto.
venerdì 24 ottobre 2014
"Mestieri" di Gaetano Altopiano
Di
certo succede qualcosa nella testa di chi si ostina alla nostalgia.
Qualcosa di diverso da quello che accade comunemente quando ognuno
ricorda il passato. La tipica adesione al ricordo, in condizioni
normali e con le dovute eccezioni, è identica a ogni latitudine
geografica e volendola rassomigliare a un sistema sociale direi che è
molto simile a quello di tipo anglosassone, dove la conservazione
della tradizione convive amabilmente con una grande fiducia nei
giovani. Il nostalgico non ha capacità di adattarsi è irrispettoso
del progresso e inoltre è privo di argomenti. E questo non sarebbe
ancora niente se almeno fosse solitario e inoffensivo. Purtroppo,
invece, in genere fa uno di questi catastrofici mestieri: il
politico, il terrorista o l’insegnante.
giovedì 23 ottobre 2014
"Do it yourself" di Gaetano Altopiano
Bel
finale di pezzo a opera di Riccardo Arena su le Feuille de
aujourd’hui. Si parla del personaggio Ciancimino Massimo (molto
poco personaggio ormai, in verità) e di come sia stato
inesorabilmente sgamato. Conclude: “forse (Ciancimino) è tutto
questo o nulla di tutto questo. Forse è solo una pessima storia di
ordinaria giustizia. Della quale non frega più niente a nessuno, se
non alla giustizia stessa.” Aggiungerei: SOLO alla giustizia
stessa, per ovvie ragioni di sopravvivenza. Lo taggo e scrivo mi
piace + 1.
mercoledì 22 ottobre 2014
"Ai Cantieri" di Gaetano Altopiano
Trenta/quaranta
scrittori (tranne un paio) che tentano di raccontare una città senza
riuscirci: Palermo, io, proprio non la sento e non la vedo. Che posso
farci? Sudore, ciance a profusione, asfissia, questo sì che si vede
(e si sente) ma in questo luogo niente ricorda la città, nemmeno la
totalità di quelle facce che io so per certo essere tutte
palermitane. Sembrano milanesi che spiegano la mappa del Cairo a dei
norvegesi. Il risultato è zero. Non sanno un cazzo, questa è la
verità. O forse non sanno raccontare, seconda, possibile verità.
Non basta intitolare un pezzo “Bonagia”, ad esempio, perché il
quartiere come per magia si materializzi: nessuno ha simile forza
evocativa, e chi volesse veramente “visitarlo”, il quartiere
dico, non ha che da andarci. Quello è uno dei modi. Altro modo è
non raccontarne affatto: tutti sanno che la distrazione è l’unico
sistema che renda tollerabile un’ossessione.
"Hotel Mamiani" di Gaetano Altopiano
Ricerca
della bellezza persino in una latrina, questo sì è ragionare. Bene.
Si tenta la perfezione. Marmi, ottone, alabastro, il tutto nel
migliore dei sincretismi: oggetti tanto diversi formano un corpo
unico, si chiama bagno degli ospiti, e sembrano collocati per restare
in eterno, pardon, per “passare alla storia”. Ricerca dell’attimo
d’oro (direi di un buon quarto d’ora) a ogni costo. Con tanto di
arte, ingegneria, calcolo statico. Ogni cacata qui sarà
un’esperienza mistica. No? Proviamo.
martedì 21 ottobre 2014
"Dal morto" di Gaetano Altopiano
Decisamente
negativa la risposta: no no no, io quegli stracci non li indosserò,
né ora e né mai. E quelle scarpe? Orribili. Non se ne parla
proprio. Perché non te le metti tu? La madre, sconfitta, guarda il
risultato di una vita: sei anni di fidanzamento, venti di matrimonio,
quindici di allevamento e due fibromi (causa della gravidanza)
uguale, quell’ingrata. E’ mai possibile, si chiede? C’è da
spararsi. La ragazzina oggi è proprio insopportabile. Lei chiude gli
occhi e intanto conta mentalmente quanto le rimane. L’altra blatera
blatera, ma lei ormai è lontana un chilometro. Esattamente il
contrario di quando uno le cose le vede da vicino, si dice dal vivo
no? Ora le vede dal morto.
lunedì 20 ottobre 2014
"Una difesa della natura" di Gaetano Altopiano
A chi gli chiede una difesa della natura, risponde
che da sempre la natura ci è contro-natura. L’uomo non cerca la natura, non
l’ha mai cercata. Anzi. Dai tempi in cui sfregò la selce e cacciò il primo urlo
l’Homo fugge dal paesaggio cercando solo un riparo. Casa. Ogni sua opera non è
volta che a questo, persino gli acquedotti, le autostrade, i porti, altro non
sono che sentieri che conducono a casa. Appropriazione biologica versus
riappropriazione biologica. Il tentativo di urbanizzazione dello spazio contro un
ripensamento: avremmo fatto meglio a
indietreggiare? Intanto, però, ogni
conquista è un caposaldo contro contro-natura,
si inventa il “luogo” (l’antitesi del “posto” per intenderci). Alcuni
addirittura memorabili: Londra, Babilonia, San Pietroburgo, l’acquedotto romano
di Segovia e il circo Massimo. Bellezza tipicamente umana: innaturale.
"Tartufi" di Gaetano Altopiano
Il fatto che il tartufo si riproponga stupisce
mia moglie ma non me che conosco bene il tipo. Come potrebbe non essere così
data la sua natura controversa? Non solo non riesce a decidersi tra l’essere un
fungo o un tubero ma in più vive di un evidente paradosso: pur essendo di
indole ostinatamente sotterranea, ipogea, si dice, emana quell’odore inebriante
al solo scopo di essere rintracciato dai predatori che ne spargeranno le spore
domenica 19 ottobre 2014
sabato 18 ottobre 2014
venerdì 17 ottobre 2014
giovedì 16 ottobre 2014
"Un padre modello" di Gaetano Altopiano
Trattandosi
di figli, si fermano gli orologi. Sono pochi i genitori che resistono
alle lusinghe. I padri vantano la prole tanto quanto le madri solo,
però, per poter essere fieri di se stessi, ogni progresso di quelli
infatti è come fosse fatto da loro personalmente. Perciò incontro
st’amico e mi fa: mio figlio? Oh se sapessi, ha preso la laurea, fa
l’attore, tra poco farà una fiction importante, forse va pure in
America, sapessi come mi somiglia. Peccato, penso: ecco un altro
coglione. Spera che il figlio gli somigli ma non sa che il massimo
dell’uniformità è proprio essere simili ai genitori. La razza non
si affina. E quando mai. Non gli ha insegnato niente Nietzsche “Le
nature superiori
hanno
la loro origine
infinitamente
più indietro, per
arrivare
a esse si è dovuto raccogliere, risparmiare, accumulare come per
nessun
altro.”
martedì 14 ottobre 2014
"Torna cca'" di Gaetano Altopiano
Mastro
Peppino Gagliardi, scomparso dalla tivvù da non so quanto tempo,
dimenticò il grido dei gabbiani e il flutto profondo del mare, e il
guadagno e la perdita. Una corrente rap + pop + rock gli spolpò le
ossa in sussurri. Mentre affiorava e affondava, l’Harvey Keitel
nazionale, traversò gli stadi della maturità e della gioventù,
entrando nei gorghi di Voice of Italy e di XFactor. Restarono a
imperitura memoria i suoi colletti aeroportuali e “Settembre”
1970. Altro che Diego della Valle, una pippa gli fa. O Mastro
Peppino, addò stai? Torna ccà, torna ccà. “l’estate
se ne
andrà
insieme al sole…”
lunedì 13 ottobre 2014
"L'imperdibile intraducibilità dei diletti dialetti" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
"L'imperdibile intraducibilità dei diletti dialetti" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
domenica 12 ottobre 2014
"Acqua in bocca" di Gaetano Altopiano
Discutevamo
dell’uomo che cantava sotto la doccia, antico quanto il morto che
si rivoltava nella tomba, occhei, e arrivammo alla conclusione che,
per quanto improbabili, delle due la seconda era l’ipotesi più
realistica anche se ci sembrava la più assurda: un minimo
smottamento del terreno potrebbe in effetti provocare un movimento
del cadavere dentro la bara. Ma che un uomo poteva cantare immerso
nell’acqua non lo accettammo né io né lui, oltre che per la
seguente palese contraddizione. La retorica, infatti, madre di quelle
figure, partorì pure la locuzione “acqua in bocca” per indicare
il silenzio assoluto.
sabato 11 ottobre 2014
"La confraternita dell'uovo" di Gaetano Altopiano
(anche
la mia sul “riempitivo” di Buttafuoco di ieri, prego)
Mi
aggiungo addì undici ottobre alla cumarca buttanissima e dico: se
questo signor Andrew Wylie è veramente l’agente letterario più
potente al mondo sia benvenuta l’Amazon e il semi-analfabetismo.
Prego, prego, ora si spiega tutto. Creatività zero. Si esprime con
le frasi fatte più vecchie di cui disponga il genere letterario: il
morto che si rivolta nella tomba e l’uomo che canta sotto la
doccia.
venerdì 10 ottobre 2014
"Coerenza fino alla perdizione" di Gaetano Altopiano
“Manipolazione
del linguaggio”. Nell’accezione peggiore del termine: “Altopiano,
nei suoi versi, non va al di là della semplice manipolazione del
linguaggio”. Questa l’accusa rivoltami in occasione della mia
tentata partecipazione a un concorso di poesia (rivista Anterem, anno
2008 mi pare). In pratica, capacità di fare una frittata senza mai,
però, riuscire a servirla in tavola. Dare in pagamento un assegno
che non si può incassare o, peggio ancora, correre una corsa che
non si conclude. Non ho argomenti per difendermi, né ne avevo
allora. Tranne il seguente brano che stralcio dalla prima pagina
della rivista appena visitata: “Smarrita è la pace, decaduta è la
sicurezza della prima nominazione. Le parole che pronunciamo sono
ridotte a semplici segni semantici, strumenti d’intesa. Non sono
più essenziali, né in cielo né in terra. Meglio affidarsi a una
scrittura destinata fin dal principio al disordine,
all’anti-discorso, all’incompiutezza, fino alla perdizione”.
giovedì 9 ottobre 2014
"Umanissimo bisogno di calore" di Gaetano Altopiano
Ho sognato di aver perso il cofano della macchina.
Che brutta sensazione: la mia bella bmw sembrava il rottame di un motoscafo,
tutto il davanti era ridotto a un ammasso nero. Mi sono sentito stranamente
nudo. Come avere perso scarpe e pantaloni. Come, piuttosto che guidare,
condurre un pedalò a mare o come se mi avessero scoperto le gambe
all’improvviso. Era stata mia moglie infatti, tirando la coperta tutta dal suo
lato, a scoprirmi. Quello che non capisco è perché fatti così semplici, come
appunto poter sentire freddo di notte, o magari sentire un rumore, nel sonno,
puntualmente diventino complicati, a volte persino irrisolvibili tanto sono
staccati dalla realtà. Ci sarà pure una ragione e gli psicologi lo sapranno. Il
dubbio borgesiano secondo il quale tutti potremmo immaginare come possibile la
notizia della presenza di unicorni sulla luna, ma nessuno ammetterebbe come
possibile il fatto che sulla luna il numero 3 possa essere un 14 nei sogni,
dunque, non avrebbe senso. Nella voragine di un viaggio notturno tutto è
possibile. Tranne una cosa: che la donna possa perdere il suo senso pratico. La
tiratina di coperta della mia signora non nasceva da un sogno, ma da umanissimo
bisogno di calore. Lei lo ha detto.
mercoledì 8 ottobre 2014
martedì 7 ottobre 2014
"Pag,178, rigo 14" di Gaetano Altopiano
Pensavo
che la terza persona singolare del passato remoto del verbo Redigere
fosse “egli redisse” ma è “egli redasse”, che invece pensavo
fosse l’imperfetto del congiuntivo che invece è “che egli
redigesse”. Ero pronto a denunciare l’errore presente a pagina
178, rigo 14, delle “Letterature germaniche medioevali” di Borges
e Vazquez nel paragrafo dedicato alla Volsunga Saga. Mi sono
sbagliato. Immutato lo sconcerto del mio orecchio.
lunedì 6 ottobre 2014
"Escape from town" di Gaetano Altopiano
Nella
“Città ideale”, tempera su tavola del 1490, attribuita a Piero
della Francesca, Luciano Lurana, Francesco di Giorgio Martini,
Giuliano da Sangallo, Leon Battista Alberti e a qualche altro e
conservata a Urbino nella Galleria nazionale della Marche, tutte le
finestre dei palazzi sono spalancate e al buio. Una città, non da
abitare, ma disabitata, o meglio, abbandonata per una qualche ragione
sconosciuta. Questo penso. Altro elemento strano, il più
inquietante, l’unico non ben definito segnale della presenza umana
in quella città: un puntino bianco nel buio della prima finestra del
terzo piano (palazzo a destra della piazza). Appena percettibile. Una
candela?
domenica 5 ottobre 2014
"Cugini 2" di Gaetano Altopiano
Tra
tutte le implicazioni sentimentali quella che ha per oggetto una
giovane parente è la peggiore. Vero, tranne che in un caso: quando
si è coetanei. Una cugina di cui non posso fare il nome fu mia
fidanzatina nel 1970, pressappoco quando avevamo entrambi 8/9 anni.
Ci toccammo nel letto della casa di una delle mie nonne e per quanto
ricordi, l’esperienza, anche se si trattò solo di carezze, fu
voluttuosa e inebriante. Fu il caso in cui la mancanza di spazio tra
le nostre età coincise con la mancanza di spazio tra le nostre vite
private (cosa che non mi riuscì più replicare): volevamo le stesse
cose, ma in più godemmo delle comodità di una vera coppia. Due
sposini.
"Autunno" di Gaetano Altopiano
Piccola
cronaca di un malumore annunciato. Ieri, quattro ottobre, mezzora di
pioggia piuttosto intensa. I lavori fatti sul terrazzo, che io non
volevo fare, si sono rivelati inutili (continua a entrare acqua in
garage). Le crepe sul muro della cucina, che per fortuna non ho
imbiancato, si sono ripresentate e ho fatto una mezza nottata a causa
di una cena troppo pesante (pesce crudo). Sto sotto il livello di
guardia. Leggendo il Foglio di Oggi, però, mi rincuoro. Secondo
Andrea Ballarini è tutta colpa del mio bioritmo, ergo, devo solo
aspettare che mi passi. Non c’entrano niente mia moglie che ha
imprudentemente insistito per quei lavori, niente quel coglione del
progettista che ha fatto la casa senza calcolare le fondazioni,
niente l’indigeribilità scientifica di scampi e gamberoni.
sabato 4 ottobre 2014
venerdì 3 ottobre 2014
"Cugini" di Gaetano Altopiano
Tra
tutte le implicazioni sentimentali quella che ha per oggetto una
giovane parente è la peggiore. Arriverete a un certo punto in cui,
inevitabilmente, vi sentirete vittima di un ricatto ed è probabile
allora che perdiate la testa rischiando di essere scoperti. E’ solo
un vostro problema, nella realtà nessuno vi starà ricattando,
soltanto che quello spazio tra i vostri e i suoi anni e quella
mancanza di spazio tra la sua vita privata e la vostra è
incancellabile e non senza conseguenze. Quello che chiederà, data la
sua giovinezza, e di cui non potrete in alcun modo liberarvi, data la
vicinanza, assumerà sempre di più la consistenza di un “tentato
prelievo”. Ma solo ai vostri occhi, ovviamente. Finirete col
provare un unico, maledetto stato d’animo: ribrezzo per voi stessi.
Ciononostante comincerete a pagare.
"U Cuppitieddu" di Gaetano Altopiano
Non è inconsueto
dimenticare le facce che abbiamo avuto quando eravamo ragazzi, le
nostre o quelle dei nostri amici. Direi anzi che è abbastanza
comune. Eravamo altre persone, e non basta guardarsi allo specchio
per ricordare. Occorre una foto. Strano è invece che ieri tra tutte
una improvvisamente si materializzi in tutta la sua straordinaria
presenza, e senza alcun motivo : Nino “cuppitieddu”
a diciottanni, redivivo. Mi si presenta in
testa proprio come lo vedevo venirmi incontro quell’estate che
andammo a stonarcela
al boschetto. Persino la pelle mi ricordo, bianca, liscia e senza
peli. Le cose sono due: o quest’uomo ha una carica plastica
inusuale (capacità di imprimersi nella memoria) o io ricordo male,
ossia, penso di ricordare ma non ricordo. Tutto questo, però, smette
di avere un senso quando lo incontro davvero, appena un paio d’ore
dopo. Devo smetterla con questa fissa delle facce.
"L'urna" di Gaetano Altopiano
Gli oggetti della sua vita da
scapolo li custodisce in una teca a cui ciclicamente rende omaggio. Il primo di
ogni mese, da più di ventanni, la sua signora madre assiste a questo rito con
gli occhi gonfi di commozione. All’inizio era quasi felice che il figlio,
seppure con modesta cerimonia, tornasse a celebrare il tempo in cui fece vita
migliore, ma ora considera tra sé la possibilità che questo sia pazzo. Un pettine,
qualche gingillo, due cravatte, tre cinture, uno di quei rasoio all’antica,
diverse foto: tutto dentro quell’urna che la vecchia non riesce più a tenere
pulita. Per giunta ultimamente l’uomo comincia a lamentarsi di tanta scarsa
igiene e un paio di volte ha pure rimproverato la vecchia. Ma poi, che cosa
sono tutti quei pezzi di pollo marcio che si porta in tasca?
giovedì 2 ottobre 2014
mercoledì 1 ottobre 2014
martedì 30 settembre 2014
lunedì 29 settembre 2014
"La prima parte del discorso" di Gaetano Altopiano
“Lasciare
il mondo meglio di come l’abbiamo trovato”. Frase moltissimamente equivoca. Per
la stragrande maggioranza ha solo un significato ecologico: non sporcare, non
sprecare l’acqua, combattere l’inquinamento, cose di questo tipo. Lo stesso
vale per ladri e assassini i quali, come i primi, vorrebbero ripulire il mondo
(lasciandone uno più netto) ma non in senso strettamente naturalistico. Il boia
penserà che lasciare un mondo migliore sia solo compito suo, e anche Bin Laden
la pensava allo stesso modo. Potremmo continuare abbastanza a lungo.
Ricordiamo, invece, un’ultima importante categoria: quelli che, una volta
sentita la frase, si concentrano solo sulla prima parte: lasciare il mondo.
domenica 28 settembre 2014
"Cappelli" di Gaetano Altopiano
Il desiderio di ogni ragazzo haredi (ebrei
ultraortodossi) è quello di poter possedere un cappello Borsalino.
Mai uno di loro andrebbe a capo scoperto, in segno di rispetto verso
Dio, e a Mea Sharim, quartiere di Gerusalemme, la mitica griffe tiene
un negozio frequentatissimo. Armadi a muro riempiono le pareti: pile
e pile di cappelli, solo cappelli, e tutti di un unico colore. Il
nero. Ma in decine di modelli diversi, uno, probabilmente, per ogni
diversa yeshiva. Gli chabad, per esempio, li usano con la testa più
bassa, i lituani più alta, e uno che vuole sembrare rispettabile
indosserà sempre un cappello alto e largo. Altra cosa che non
sapevo è che a un ebreo taglieranno i capelli per la prima volta a
tre anni, e mai prima di allora, che a tredici comincerà a coprirsi
la testa e che mai e poi mai potrà toccare una donna che non sia sua
parente. Nemmeno per una stretta di mano.
sabato 27 settembre 2014
"Terital" di Gaetano Altopiano
Capirete, ora, con quanta grazia il signor Paolo
Conte riuscì a trasformare una cosa insignificante in un vero e
proprio evento sensoriale col solo uso della parola. Fu illuminato.
Lo rese alle nostre orecchie incredibilmente convincente e
plausibile, oltre che emozionante, tanto che da allora è largamente
dimostrato che si usa collegare al rumore del cellofan quello del
terital e quello a immagini di corpi nudi che sbocciano.
(Incipit di “Bartali”, Paolo Conte, da Un gelato
al limon: farà piacer un bel mazzo di
rose e il rumore che fa il cellofan…)
venerdì 26 settembre 2014
"Lo sprone" di Gaetano Altopiano
Avesse ragione Yeats, potrei spararmi. Confido
invece nell’errore, non che lussuria e furia, ma anni e leggerezza mi facciano
scorta nella vecchiaia. Leggere tutto il tempo della mia anzianità. Come potrei
sennò? E, ancor più, proprio quei libri che non ho mai voluto leggere, che
furono sconfinati per la mia poca pazienza e che da giovane non mi sembrarono tanto
assillanti: L’uomo senza qualità, L’Ulisse, Il ramo d’oro, Paideia, Il tramonto
dell’occidente. Nella campagna dove io mi ritirerò, nove filari di fave avrò, e
sentirò la quiete delle stagioni, mai come prima, nella profonda intimità del
cuore. Tutto questo mi resterà, allora, per spronarmi a cantare.
giovedì 25 settembre 2014
"Ritratto di famiglia in un esterno" di Gaetano Altopiano
Staticità. Fila di formiche a nord nord-ovest, gechi
in agguato, ragni. Carlo Conti a volume spento sul canale 1 del
digitale terrestre. Macchie di vino e materia organica sparsi su
tovagliato di fattura locale. Famiglia che divora nature morte.
(collezione privata della Signora Rizzo, mia suocera, esterno – osservazione registrata il 24 settembre alle 20 e 30 a cena servita)
(collezione privata della Signora Rizzo, mia suocera, esterno – osservazione registrata il 24 settembre alle 20 e 30 a cena servita)
"Le invasioni barbariche 2" di Gaetano Altopiano
La natura dei miei parenti rivela la grossolanità più sconfortante. A nulla serve provare a dissimulare, aver studiato, avere girato un po’ il mondo, sono uno fotocopia dell’altro. Giocassimo a scacchi, non ci sarebbe storia: conoscerei con incredibile anticipo tutte le mosse dei miei avversari. Tutte pessime mosse, naturalmente. Il fatto è che quando si tratta di leggere la schiatta tradisce l’origine: “noli me tangere”. E non si scappa. Tutti, indistintamente, hanno preteso una copia di SESCION che né hanno letto né leggeranno.
mercoledì 24 settembre 2014
"Importanza di una virgola" di Gaetano Altopiano
Un rimprovero a tutti quelli che non hanno mai saputo
usare la punteggiatura. Una dedica, invece, a quelli che pur
sapendola usare hanno omesso di farlo, considerandola del tutto
inutile se non addirittura un vero e proprio ostacolo. A entrambi,
però, un monito: tale Corrado Weber, incisore di professione in
Ginevra, fu condannato al rogo proprio per il cattivo uso di una
virgola. Il nominato aveva inciso una bella stampa raffigurante Gesù
tra i discepoli sotto la quale aveva inciso anche il Padrenostro. La
preghiera cominciava così: Padre nostro, che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome. Il Concistoro, esaminata la stampa, la
ritenne colpevole di errore contro la verità, poiché mettendo la
punteggiatura come Weber aveva fatto la frase “che sei nei cieli”
risultava un’infima proposizione incidentale, invece di essere
specificissima e determinativa; cioè senza virgola prima del che. Lo
scrivente, per questo, pretendeva affermare che Dio può non essere
nei cieli, commettendo eresia.
(da Quadrivio laico, di Horacio Quiroga)
"No selfie 2" di Gaetano Altopiano
Speravamo
che i nostri figli avessero molto capito, ma a quanto pare: millenni
di studio della natura umana dritti dritti nel cesso. Plaff. Lasciare
traccia, sempre, comunque, altro che “vivi nascosto”. Noi, che
abbiamo omaggiato tombe del neolitico scavate in buche di terra, e
recitato un Requiem aeternam stringendo la mano alle nostre mogli
commossi per tanta inarrivabile discrezione (Venezia, solo una
macchia di alloro, solo un nome scolpito sul marmo), desiderato
annullarci in moltitudine e sparire con la dignità dei cani. Non
potevamo che sottoscrivere il disgusto per questa abitudine: lasciare
traccia, sempre, comunque.
martedì 23 settembre 2014
lunedì 22 settembre 2014
"Piccola legenda a Golden hour di Gaetano Altopiano" di Francesco Gambaro
“Da quel momento incominciò il
grido, che durò tre giorni, senza arrestarsi, così tremendo che non
si poteva ascoltarlo neanche dietro le porte chiuse, senza sentirne
orrore... Per tutti quei tre giorni, durante i quali per lui il tempo
era scomparso, egli si dimenò dentro il sacco nero, dove l'aveva
ficcato una invisibile, invincibile forza... Sentiva che il suo
tormento era nell'essere risucchiato dentro quella buca nera e, ancor
di più, nel non potervi penetrare... All'improvviso una forza
sconosciuta lo colpì nel petto, nel fianco, gli soffocò il respiro
con accresciuta energia; ed egli precipitò nella buca. Laggiù, in
fondo alla buca, s'illuminò qualcosa... E il dolore, si chiese,
dov'è andato? Dove sei, dolore? Si mise in ascolto. Ah sì, eccolo.
Non importa, resta pure lì! Cercò la sua solita paura della morte e
non la tyrovò. Dov'era? Ma quale morte? Non c'era nessuna paura,
perché non c'era neanche la morte. Invece della morte c'era la
luce.” da 'Morte di Ivan Il'ic” di Lev Tolstoj
“Riprese a respirare, ma ormai
c'era qualcosa di diverso in lui che non sapeva definire. Seppe che
stava aspettando qualcosa, una specie di conoscenza, ma gli sembrava
di avere tutto il tempo del mondo.” da 'Stoner' di John Williams
"Golden hour" di Gaetano Altopiano
(la vita fugge et non s’arresta una hora/et la
morte vien dietro a gran giornate – Francesco Petrarca)
Non c’è alcun “momento magico”, dice il Dr.
Bryan Bledsoe , entro il quale si potrà salvare il paziente critico.
L’ora d’oro è un mito e sembrerebbe mancare di solide basi
scientifiche. Ma per Adams Cowley, chirurgo militare e capo del
centro traumatologico della clinica universitaria del Maryland non
era così: “Vi è una golden hour tra la vita e la morte. Se si è
stati traumatizzati in modo critico si hanno meno di sessanta minuti
per sopravvivere (e per intervenire). Forse si potrà non morire
proprio in quel momento, ma dopo giorni, o settimane più tardi, ma
qualcosa è successo nel delicato equilibrio dell’organismo che è
ormai irreparabile”.
"Perché ossequio le repliche del commissario Cordier" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
domenica 21 settembre 2014
sabato 20 settembre 2014
"Dietro/davanti/dietro" di Gaetano Altopiano
Una tesi talmente banale che non credo alle mie
orecchie. La domanda non è da meno, in effetti: quanto conti la
bellezza (fisica) nella politica. Lui arranca, fa tutto un discorso,
si ravvia più volte i capelli (com’è solito fare), ma arriva da
nessuna parte. Non convince. E’ al microonde. Sa di niente. Dice un
sacco di cose ridicole che comprovano che è un uomo spompato.
“Dietro al successo delle donne politiche (le belle però) c’è
sempre un uomo,” dice. Anche davanti, aggiungo io. Professò, oh
professò…ma che ti succede?
(Vittorio Sgarbi intervistato a Porta a Porta)
venerdì 19 settembre 2014
"Le invasioni barbariche" di Gaetano Altopiano
Essere violentati in autobus non farà certo piacere,
ma è pur sempre un fatto eccezionale, magra consolazione, sì, ma
almeno questo. Prenderle in casa propria, invece, è un vero dramma,
è cento volte peggio: smacco alla potenza 2. Oltre alla sconfitta
fisica si ha la conferma che qualcuno ci vuole male, e da tempo.
Premeditazione, in sostanza: c’è chi è convinto di potervi
inculare franco destinazione. Si aggiunge la sconfitta morale.
Stanchi delle continue vessazioni io e mio fratello Ciccio, dunque,
abbiamo deciso di passare all’azione. Un contrattacco preparato nei
minimi dettagli, ma che in sostanza si fonda su un’unica mossa
esclusiva: travestirci da pezzi di merda e calare in città.
giovedì 18 settembre 2014
"Una web cam filosofica" di Gaetano Altopiano
Stamattina,
su mia richiesta, una certa signora finalmente mi manda una foto del
culo. Tutto eccitato apro la posta, mi tremano quasi le mani, ma
appena clicco rimango di stucco. Merda. L’immagine è troppo
ravvicinata, sproporzionata, questa vuole fare la toca ma è solo
un’incompetente: ha zummato troppo sul buco e il risultato è
mostruosamente preciso. Che cacchio è questa cosa? E’ un maledetto
particolare. Anatomia umana, per giunta delle migliori. Pagina
vattelappesca del tomo del cazzo di proctologia di pincopallino.
Tirato fuori dal contesto e prepotentementeingrandito così, quel
ricettacolo di piacere non sembra più quello che mi aspettavo, ma
quello che è. Così imparo.
mercoledì 17 settembre 2014
"Trip intercondominiali" di Gaetano Altopiano
Sappiate
che anche se il viaggio resta pur sempre, e soltanto, una banalissima
azione, ogni destinazione conduce a modificazioni del respiro che
potrebbero esservi fatali (in Tibet, ad esempio, appena sbarcati vi
fanno stendere per terra per attenuare lo choc da mancanza di
ossigeno). Si aspetti il peggio, dunque, pure il viaggiatore più
modesto: alterazioni della pressione osmotica avvengono a qualunque
latitudine, e anche a brevissime distanze. Si può passare da una
capacità respiratoria di 5.8 litri, al fiato corto, persino andando
dal vicino di piano.
martedì 16 settembre 2014
"Sordità 4" di Gaetano Altopiano
Parlare
con Edoardo (mio figlio) non è semplice. Farmi capire, addirittura
complicato. Stamattina, ad esempio, mentre sorbiamo caffè come
vecchi amici e l’argomento è di suo interesse. Parliamo la stessa
lingua, condividiamo lo stesso tetto, ci legano legami indissolubili.
Eppure. Sarà sordo?
(A
proposito del fatto che dopo un mese che rompe i coglioni per avere
riparata la macchina, finalmente, sborsando parecchi euri, ieri sera
gliela riporto a casa. Lui felicissimo. Stamattina però decide di
andare in moto)
lunedì 15 settembre 2014
"Sordità 3" di Gaetano Altopiano
Il
bello del tu come stai, io come sto, che mi dici di te, che ti dico
di me, la tua famiglia, che tempo c’è, che porta a distanze
galattiche, milionidichilometrioltreilquielà, e ancora di più, la
cosa inaspettata, che mai avresti potuto, più che qualcosa, molto,
moltissimo, l’abisso, un’enormità, niente, scricchiare le
orecchie, morire a milano, era destino, l’onore vostro, oh vostro
onore, che sapete ha lo svantaggio di essere inevitabile, vedevo
l’uomo venire incontro al mio tram, l’appuntamento, non ho
frenato, fatto di proposito, non c’era alternativa, era il destino,
all’improvviso ero sordo.
domenica 14 settembre 2014
sabato 13 settembre 2014
"Gli appuntamenti" di Gaetano Altopiano
Quest’uno pensò
a una faccia che non conosceva. Mai vista, si disse. Guardò nel
proprio archivio personale e ripetè a voce alta: mai, sono sicuro.
La immaginò mentre sorbiva la terza tazza di tè e il quarto
bicchiere d’acqua (non contemporaneamente, ovviamente). Ne azzeccò
il colore degli occhi, la forma del naso, il taglio di capelli e
persino la chiocciola dell’orecchio. Lo stesso succedeva, però, a
quest’altruno. Pensava pure lui a una faccia d’uomo che non
conosceva. E si diceva: non l’ho mai vista, sono sicuro, mai, ma
com’è che mi viene in testa? Era un secolo buio e il sole spuntava
solo due volte l’anno, la strada in cui si davano appuntamento,
infatti, era nera e terribile.
venerdì 12 settembre 2014
"Ancora in margine a un articolo di Maurizio Crippa sul Foglio di ieri" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
giovedì 11 settembre 2014
"Sordità 2" di Gaetano Altopiano
Pensavo di
rettificare il finale del cric precedente (Sordità, con Hopkins e
Foster protagonisti) ma mi sarei imbarcato in un’impresa disperata:
dimostrare che, in quella frase, affermazione e negazione non erano
due contrari. Che cazzo me ne frega? Ho preferito così metterci una
pietra sopra e dedicarmi all’alcol. Che, come tutti sanno, oltre
alle canoniche altre buone qualità ha anche quella di rendere sordi.
E in caso di ipoacusia già presente, di rendere ancora più sordi.
Totalmente, direi. Tanto da non sentire più niente. Stadio ideale ma
inutile alla speculazione.
"Sordità" di Gaetano Altopiano
Mangiare polvere. Poi, mangiare
gallette. Poi, a quasi cinquantadue sentire Hannibal Lecter che dice: “la
risposta non è in quelle scarpe di seconda scelta,” riferendosi agli
scarponcini di Jodie Foster e a proposito della di lei infanzia sconvolta dalla
perdita dei genitori (del padre in particolare). Il trauma ha reso la
poliziotta quanto di meglio l’amministrazione penale poteva sperare: un
funzionario furbo e determinato. Ma alle 21e30, qualche minuto dopo, mi trovo
davanti a un curioso dilemma: Hopkins ha detto “la risposta non è in
quelle scarpe di seconda scelta o la risposta è in quelle scarpe di
seconda scelta”? Il senso cambierebbe, e c’entrerebbe niente lo choc infantile
con la capacità professionale della Foster/agente FBI. Non mi ricordo più. Che
i traumi favoriscano certe capacità ormai però è sancito: la sordità, ad
esempio, è indispensabile alla speculazione.
"In margine a un articolo di Gianni Bonina su Manlio Sgalambro" di Francesco Gambaro
http://francescogambaro.wordpress.com/
mercoledì 10 settembre 2014
"Cklebnikov alle ottoettrenta" si Gaetano Altopiano
Solo due mammiferi,
in natura, possiedono escrescenze fatte di cheratina (la sostanza di
cui sono fatti i capelli): l’uomo e il rinoceronte. Il resto ha
corna su base ossea. Senza eccezioni. Chlebnikov, di sicuro,
conosceva questa analogia singolare e non a caso scrisse quella
meraviglia che si intitola La legge delle
altalene, che oggi
scopro avere anche basi scientifiche. In quella, per l’appunto,
signori della terra sono riconosciuti unicamente ora l’uomo, sì sì
sì, ora il rinoceronte.
"Iosif Brodskij alle diciottoetrenta" di Gaetano Altopiano
Oggi disinfestazione.
Finalmente. Mangiato due ostriche, pane integrale, prosciutto crudo, bevuto un
bicchiere di vino. Piccola discussione con mia moglie a proposito di certe
spesucce che lei, ovviamente, ritiene indispensabili. Euro 2000. Voli low cost,
alberghi last minute, tempo e temperatura del fine settimana. Tutto verificato.
Guardo dalla finestra e vedo solo un filo di fumo. Concludo: non ho voglia di
scrivere. Non ne ho mai avuta. Ossia: “Anche se è un corvo, di profilo, ogni
uccello nel cuore è un canarino. Ma la volpe, quando azzanna la gola, non
distingue il sangue del tenore.”
martedì 9 settembre 2014
"The waste land in Ficarazzi" di Gaetano Altopiano
Mister Jo, famoso
fruttivendolo, aveva un forte raffreddore, nondimeno passa per il
miglior negoziante di Marineo e dintorni nel suo ramo. Salutandolo,
mi stringe al suo solito col rito stracotto del doppio bacio. Spero
non mi attacchi l’influenza, penso cinicamente: ho fatto
Ficarazzi/Aspra Aspra/Ficarazzi a passo sostenuto (Km. 4 per 2)
stamani, e sono abbastanza sudato e ricettivo. Città irreali quelle,
sotto il cielo azzurro di questa mattina d’estate, ciclisti,
maratoneti, corridori, si riversavano sul Ficarazzelli Bridge in così
tanti che io mai potevo pensare che morte tanti ne avesse disfatti.
"Belle più belle" di Gaetano Altopiano
Il desiderio di
restare piacenti, che aumenta inevitabilmente col passare degli anni,
sembra faccia netta distinzione di sesso e di latitudine: le
americane sarebbero le più interessate all’articolo. Dipende, con
grande probabilità, dalla loro natura civettuola poiché fin da
bambine (più che in altre parti del mondo) sono istruite ai concorsi
di bellezza e al travestimento. Direi, alla possibilità che esista
una chance supplementare: essere belle, più belle se volete, grazie
al trucco estetico. Dai banali cosmetici alla chirurgia più
temeraria, poi, passano solo una decina d’anni. Non è raro
incontrare ventenni che hanno già seno, glutei e zigomi rifatti.
Disposte a patire degenze dolorosissime pur di essere belle, o più
belle se volete.
lunedì 8 settembre 2014
domenica 7 settembre 2014
sabato 6 settembre 2014
venerdì 5 settembre 2014
"Involvement" di Gaetano Altopiano
Clienti selezionati
al Caffè Berlino, roba di gran classe. Vi chiedono la tessera, ah no? E la
vogliono perfetta, senza smagliature, proprio pari pari alla frontiera inglese.
Massima garanzia di serietà, senz’altro. Qualità, qualità, questo il motto. Non
tutto però è come sembra: quella che vi sembra una cuccagna, appena entrati, si
rivela in realtà un luogo tragico. Si beve a occhi bassi, si mangiano
bocconcini di roba, ci si trucca per depistare e ogni Lei vi guarda come se
ogni momento potrebbe essere l’ultimo. La cosa più sconfortante è che riescono
a coinvolgervi.
"Un cane filosofo" di Gaetano Altopiano
Suoni senza
significato il mio cane ne conterà a decine, se solo sapesse contare. Noi gli
parliamo come fosse un bambino: curuzzo, ciccino, miluzzo (si chiama milo), ci
siamo capiti. E ci mettiamo pure il tono, parliamo sottovoce, proprio come
fosse un cucciolo d’uomo. Suppongo che la parola “amore” l’abbia sentita decine
di volte e per quello che mi risulta questa parola per lui non significa
niente. Un suono come un altro, niente a cui corrisponda un pasto. E’ votato
alla Teoria meccanicista.
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