lunedì 29 settembre 2014

"La prima parte del discorso" di Gaetano Altopiano

“Lasciare il mondo meglio di come l’abbiamo trovato”. Frase moltissimamente equivoca. Per la stragrande maggioranza ha solo un significato ecologico: non sporcare, non sprecare l’acqua, combattere l’inquinamento, cose di questo tipo. Lo stesso vale per ladri e assassini i quali, come i primi, vorrebbero ripulire il mondo (lasciandone uno più netto) ma non in senso strettamente naturalistico. Il boia penserà che lasciare un mondo migliore sia solo compito suo, e anche Bin Laden la pensava allo stesso modo. Potremmo continuare abbastanza a lungo. Ricordiamo, invece, un’ultima importante categoria: quelli che, una volta sentita la frase, si concentrano solo sulla prima parte: lasciare il mondo. 

"Maccalube" di Francesco Gambaro

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domenica 28 settembre 2014

"Cappelli" di Gaetano Altopiano


Il desiderio di ogni ragazzo haredi (ebrei ultraortodossi) è quello di poter possedere un cappello Borsalino. Mai uno di loro andrebbe a capo scoperto, in segno di rispetto verso Dio, e a Mea Sharim, quartiere di Gerusalemme, la mitica griffe tiene un negozio frequentatissimo. Armadi a muro riempiono le pareti: pile e pile di cappelli, solo cappelli, e tutti di un unico colore. Il nero. Ma in decine di modelli diversi, uno, probabilmente, per ogni diversa yeshiva. Gli chabad, per esempio, li usano con la testa più bassa, i lituani più alta, e uno che vuole sembrare rispettabile indosserà sempre un cappello alto e largo. Altra cosa che non sapevo è che a un ebreo taglieranno i capelli per la prima volta a tre anni, e mai prima di allora, che a tredici comincerà a coprirsi la testa e che mai e poi mai potrà toccare una donna che non sia sua parente. Nemmeno per una stretta di mano. 

"Palermo non perdona" di Francesco Gambaro

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sabato 27 settembre 2014

"Terital" di Gaetano Altopiano

Capirete, ora, con quanta grazia il signor Paolo Conte riuscì a trasformare una cosa insignificante in un vero e proprio evento sensoriale col solo uso della parola. Fu illuminato. Lo rese alle nostre orecchie incredibilmente convincente e plausibile, oltre che emozionante, tanto che da allora è largamente dimostrato che si usa collegare al rumore del cellofan quello del terital e quello a immagini di corpi nudi che sbocciano.


(Incipit di “Bartali”, Paolo Conte, da Un gelato al limon: farà piacer un bel mazzo di rose e il rumore che fa il cellofan…)

"Dal diario" di Francesco Gambaro

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venerdì 26 settembre 2014

"Lo sprone" di Gaetano Altopiano

Avesse ragione Yeats, potrei spararmi. Confido invece nell’errore, non che lussuria e furia, ma anni e leggerezza mi facciano scorta nella vecchiaia. Leggere tutto il tempo della mia anzianità. Come potrei sennò? E, ancor più, proprio quei libri che non ho mai voluto leggere, che furono sconfinati per la mia poca pazienza e che da giovane non mi sembrarono tanto assillanti: L’uomo senza qualità, L’Ulisse, Il ramo d’oro, Paideia, Il tramonto dell’occidente. Nella campagna dove io mi ritirerò, nove filari di fave avrò, e sentirò la quiete delle stagioni, mai come prima, nella profonda intimità del cuore. Tutto questo mi resterà, allora, per spronarmi a cantare.  

"Kadraj" di Francesco Gambaro

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giovedì 25 settembre 2014

"Ritratto di famiglia in un esterno" di Gaetano Altopiano

Staticità. Fila di formiche a nord nord-ovest, gechi in agguato, ragni. Carlo Conti a volume spento sul canale 1 del digitale terrestre. Macchie di vino e materia organica sparsi su tovagliato di fattura locale. Famiglia che divora nature morte.



(collezione privata della Signora Rizzo, mia suocera, esterno – osservazione registrata il 24 settembre alle 20 e 30 a cena servita)

"Le invasioni barbariche 2" di Gaetano Altopiano


La natura dei miei parenti rivela la grossolanità più sconfortante. A nulla serve provare a dissimulare, aver studiato, avere girato un po’ il mondo, sono uno fotocopia dell’altro. Giocassimo a scacchi, non ci sarebbe storia: conoscerei con incredibile anticipo tutte le mosse dei miei avversari. Tutte pessime mosse, naturalmente. Il fatto è che quando si tratta di leggere la schiatta tradisce l’origine: “noli me tangere”. E non si scappa. Tutti, indistintamente, hanno preteso una copia di SESCION che né hanno letto né leggeranno. 

"For eric burdon" di Francesco Gambaro

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mercoledì 24 settembre 2014

"Importanza di una virgola" di Gaetano Altopiano


Un rimprovero a tutti quelli che non hanno mai saputo usare la punteggiatura. Una dedica, invece, a quelli che pur sapendola usare hanno omesso di farlo, considerandola del tutto inutile se non addirittura un vero e proprio ostacolo. A entrambi, però, un monito: tale Corrado Weber, incisore di professione in Ginevra, fu condannato al rogo proprio per il cattivo uso di una virgola. Il nominato aveva inciso una bella stampa raffigurante Gesù tra i discepoli sotto la quale aveva inciso anche il Padrenostro. La preghiera cominciava così: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Il Concistoro, esaminata la stampa, la ritenne colpevole di errore contro la verità, poiché mettendo la punteggiatura come Weber aveva fatto la frase “che sei nei cieli” risultava un’infima proposizione incidentale, invece di essere specificissima e determinativa; cioè senza virgola prima del che. Lo scrivente, per questo, pretendeva affermare che Dio può non essere nei cieli, commettendo eresia.


(da Quadrivio laico, di Horacio Quiroga)

"No selfie 2" di Gaetano Altopiano


Speravamo che i nostri figli avessero molto capito, ma a quanto pare: millenni di studio della natura umana dritti dritti nel cesso. Plaff. Lasciare traccia, sempre, comunque, altro che “vivi nascosto”. Noi, che abbiamo omaggiato tombe del neolitico scavate in buche di terra, e recitato un Requiem aeternam stringendo la mano alle nostre mogli commossi per tanta inarrivabile discrezione (Venezia, solo una macchia di alloro, solo un nome scolpito sul marmo), desiderato annullarci in moltitudine e sparire con la dignità dei cani. Non potevamo che sottoscrivere il disgusto per questa abitudine: lasciare traccia, sempre, comunque.   

"Qulo" di Francesco Gambaro

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lunedì 22 settembre 2014

"Piccola legenda a Golden hour di Gaetano Altopiano" di Francesco Gambaro

“Da quel momento incominciò il grido, che durò tre giorni, senza arrestarsi, così tremendo che non si poteva ascoltarlo neanche dietro le porte chiuse, senza sentirne orrore... Per tutti quei tre giorni, durante i quali per lui il tempo era scomparso, egli si dimenò dentro il sacco nero, dove l'aveva ficcato una invisibile, invincibile forza... Sentiva che il suo tormento era nell'essere risucchiato dentro quella buca nera e, ancor di più, nel non potervi penetrare... All'improvviso una forza sconosciuta lo colpì nel petto, nel fianco, gli soffocò il respiro con accresciuta energia; ed egli precipitò nella buca. Laggiù, in fondo alla buca, s'illuminò qualcosa... E il dolore, si chiese, dov'è andato? Dove sei, dolore? Si mise in ascolto. Ah sì, eccolo. Non importa, resta pure lì! Cercò la sua solita paura della morte e non la tyrovò. Dov'era? Ma quale morte? Non c'era nessuna paura, perché non c'era neanche la morte. Invece della morte c'era la luce.” da 'Morte di Ivan Il'ic” di Lev Tolstoj


“Riprese a respirare, ma ormai c'era qualcosa di diverso in lui che non sapeva definire. Seppe che stava aspettando qualcosa, una specie di conoscenza, ma gli sembrava di avere tutto il tempo del mondo.” da 'Stoner' di John Williams

"Golden hour" di Gaetano Altopiano

(la vita fugge et non s’arresta una hora/et la morte vien dietro a gran giornate – Francesco Petrarca)


Non c’è alcun “momento magico”, dice il Dr. Bryan Bledsoe , entro il quale si potrà salvare il paziente critico. L’ora d’oro è un mito e sembrerebbe mancare di solide basi scientifiche. Ma per Adams Cowley, chirurgo militare e capo del centro traumatologico della clinica universitaria del Maryland non era così: “Vi è una golden hour tra la vita e la morte. Se si è stati traumatizzati in modo critico si hanno meno di sessanta minuti per sopravvivere (e per intervenire). Forse si potrà non morire proprio in quel momento, ma dopo giorni, o settimane più tardi, ma qualcosa è successo nel delicato equilibrio dell’organismo che è ormai irreparabile”.


"Perché ossequio le repliche del commissario Cordier" di Francesco Gambaro

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sabato 20 settembre 2014

"Dietro/davanti/dietro" di Gaetano Altopiano

Una tesi talmente banale che non credo alle mie orecchie. La domanda non è da meno, in effetti: quanto conti la bellezza (fisica) nella politica. Lui arranca, fa tutto un discorso, si ravvia più volte i capelli (com’è solito fare), ma arriva da nessuna parte. Non convince. E’ al microonde. Sa di niente. Dice un sacco di cose ridicole che comprovano che è un uomo spompato. “Dietro al successo delle donne politiche (le belle però) c’è sempre un uomo,” dice. Anche davanti, aggiungo io. Professò, oh professò…ma che ti succede?



(Vittorio Sgarbi intervistato a Porta a Porta)

"Les livres en plein air" di Francesco Gambaro

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venerdì 19 settembre 2014

"Le invasioni barbariche" di Gaetano Altopiano


Essere violentati in autobus non farà certo piacere, ma è pur sempre un fatto eccezionale, magra consolazione, sì, ma almeno questo. Prenderle in casa propria, invece, è un vero dramma, è cento volte peggio: smacco alla potenza 2. Oltre alla sconfitta fisica si ha la conferma che qualcuno ci vuole male, e da tempo. Premeditazione, in sostanza: c’è chi è convinto di potervi inculare franco destinazione. Si aggiunge la sconfitta morale. Stanchi delle continue vessazioni io e mio fratello Ciccio, dunque, abbiamo deciso di passare all’azione. Un contrattacco preparato nei minimi dettagli, ma che in sostanza si fonda su un’unica mossa esclusiva: travestirci da pezzi di merda e calare in città. 

"Scorreggimi se sbaglio" di Francesco Gambaro

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giovedì 18 settembre 2014

"Una web cam filosofica" di Gaetano Altopiano


Stamattina, su mia richiesta, una certa signora finalmente mi manda una foto del culo. Tutto eccitato apro la posta, mi tremano quasi le mani, ma appena clicco rimango di stucco. Merda. L’immagine è troppo ravvicinata, sproporzionata, questa vuole fare la toca ma è solo un’incompetente: ha zummato troppo sul buco e il risultato è mostruosamente preciso. Che cacchio è questa cosa? E’ un maledetto particolare. Anatomia umana, per giunta delle migliori. Pagina vattelappesca del tomo del cazzo di proctologia di pincopallino. Tirato fuori dal contesto e prepotentementeingrandito così, quel ricettacolo di piacere non sembra più quello che mi aspettavo, ma quello che è. Così imparo.   

"Quelli di Repubblica" di Francesco Gambaro

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mercoledì 17 settembre 2014

"Trip intercondominiali" di Gaetano Altopiano


Sappiate che anche se il viaggio resta pur sempre, e soltanto, una banalissima azione, ogni destinazione conduce a modificazioni del respiro che potrebbero esservi fatali (in Tibet, ad esempio, appena sbarcati vi fanno stendere per terra per attenuare lo choc da mancanza di ossigeno). Si aspetti il peggio, dunque, pure il viaggiatore più modesto: alterazioni della pressione osmotica avvengono a qualunque latitudine, e anche a brevissime distanze. Si può passare da una capacità respiratoria di 5.8 litri, al fiato corto, persino andando dal vicino di piano. 

"Dove vivono le vespe" di Francesco Gambaro

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martedì 16 settembre 2014

"Sordità 4" di Gaetano Altopiano

Parlare con Edoardo (mio figlio) non è semplice. Farmi capire, addirittura complicato. Stamattina, ad esempio, mentre sorbiamo caffè come vecchi amici e l’argomento è di suo interesse. Parliamo la stessa lingua, condividiamo lo stesso tetto, ci legano legami indissolubili. Eppure. Sarà sordo?

(A proposito del fatto che dopo un mese che rompe i coglioni per avere riparata la macchina, finalmente, sborsando parecchi euri, ieri sera gliela riporto a casa. Lui felicissimo. Stamattina però decide di andare in moto)

"Come mi sendo" di Francesco Gambaro

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lunedì 15 settembre 2014

"Sordità 3" di Gaetano Altopiano


Il bello del tu come stai, io come sto, che mi dici di te, che ti dico di me, la tua famiglia, che tempo c’è, che porta a distanze galattiche, milionidichilometrioltreilquielà, e ancora di più, la cosa inaspettata, che mai avresti potuto, più che qualcosa, molto, moltissimo, l’abisso, un’enormità, niente, scricchiare le orecchie, morire a milano, era destino, l’onore vostro, oh vostro onore, che sapete ha lo svantaggio di essere inevitabile, vedevo l’uomo venire incontro al mio tram, l’appuntamento, non ho frenato, fatto di proposito, non c’era alternativa, era il destino, all’improvviso ero sordo.   

"A Carola romana che dalla finestra sente i grilli delle ferrovie" di Francesco Gambaro

e

sabato 13 settembre 2014

"Gli appuntamenti" di Gaetano Altopiano

Quest’uno pensò a una faccia che non conosceva. Mai vista, si disse. Guardò nel proprio archivio personale e ripetè a voce alta: mai, sono sicuro. La immaginò mentre sorbiva la terza tazza di tè e il quarto bicchiere d’acqua (non contemporaneamente, ovviamente). Ne azzeccò il colore degli occhi, la forma del naso, il taglio di capelli e persino la chiocciola dell’orecchio. Lo stesso succedeva, però, a quest’altruno. Pensava pure lui a una faccia d’uomo che non conosceva. E si diceva: non l’ho mai vista, sono sicuro, mai, ma com’è che mi viene in testa? Era un secolo buio e il sole spuntava solo due volte l’anno, la strada in cui si davano appuntamento, infatti, era nera e terribile.


"Il primaldino" di Francesco Gambaro

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giovedì 11 settembre 2014

"Sordità 2" di Gaetano Altopiano


Pensavo di rettificare il finale del cric precedente (Sordità, con Hopkins e Foster protagonisti) ma mi sarei imbarcato in un’impresa disperata: dimostrare che, in quella frase, affermazione e negazione non erano due contrari. Che cazzo me ne frega? Ho preferito così metterci una pietra sopra e dedicarmi all’alcol. Che, come tutti sanno, oltre alle canoniche altre buone qualità ha anche quella di rendere sordi. E in caso di ipoacusia già presente, di rendere ancora più sordi. Totalmente, direi. Tanto da non sentire più niente. Stadio ideale ma inutile alla speculazione.  

"Sordità" di Gaetano Altopiano

Mangiare polvere. Poi, mangiare gallette. Poi, a quasi cinquantadue sentire Hannibal Lecter che dice: “la risposta non è in quelle scarpe di seconda scelta,” riferendosi agli scarponcini di Jodie Foster e a proposito della di lei infanzia sconvolta dalla perdita dei genitori (del padre in particolare). Il trauma ha reso la poliziotta quanto di meglio l’amministrazione penale poteva sperare: un funzionario furbo e determinato. Ma alle 21e30, qualche minuto dopo, mi trovo davanti a un curioso dilemma: Hopkins ha detto “la risposta non è in quelle scarpe di seconda scelta o la risposta è in quelle scarpe di seconda scelta”? Il senso cambierebbe, e c’entrerebbe niente lo choc infantile con la capacità professionale della Foster/agente FBI. Non mi ricordo più. Che i traumi favoriscano certe capacità ormai però è sancito: la sordità, ad esempio, è indispensabile alla speculazione. 

"In margine a un articolo di Gianni Bonina su Manlio Sgalambro" di Francesco Gambaro

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mercoledì 10 settembre 2014

"Cklebnikov alle ottoettrenta" si Gaetano Altopiano

Solo due mammiferi, in natura, possiedono escrescenze fatte di cheratina (la sostanza di cui sono fatti i capelli): l’uomo e il rinoceronte. Il resto ha corna su base ossea. Senza eccezioni. Chlebnikov, di sicuro, conosceva questa analogia singolare e non a caso scrisse quella meraviglia che si intitola La legge delle altalene, che oggi scopro avere anche basi scientifiche. In quella, per l’appunto, signori della terra sono riconosciuti unicamente ora l’uomo, sì sì sì, ora il rinoceronte.


"Iosif Brodskij alle diciottoetrenta" di Gaetano Altopiano

Oggi disinfestazione. Finalmente. Mangiato due ostriche, pane integrale, prosciutto crudo, bevuto un bicchiere di vino. Piccola discussione con mia moglie a proposito di certe spesucce che lei, ovviamente, ritiene indispensabili. Euro 2000. Voli low cost, alberghi last minute, tempo e temperatura del fine settimana. Tutto verificato. Guardo dalla finestra e vedo solo un filo di fumo. Concludo: non ho voglia di scrivere. Non ne ho mai avuta. Ossia: “Anche se è un corvo, di profilo, ogni uccello nel cuore è un canarino. Ma la volpe, quando azzanna la gola, non distingue il sangue del tenore.” 

"Vi sembra che si assomiglino" di Francesco Gambaro

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martedì 9 settembre 2014

"The waste land in Ficarazzi" di Gaetano Altopiano


Mister Jo, famoso fruttivendolo, aveva un forte raffreddore, nondimeno passa per il miglior negoziante di Marineo e dintorni nel suo ramo. Salutandolo, mi stringe al suo solito col rito stracotto del doppio bacio. Spero non mi attacchi l’influenza, penso cinicamente: ho fatto Ficarazzi/Aspra Aspra/Ficarazzi a passo sostenuto (Km. 4 per 2) stamani, e sono abbastanza sudato e ricettivo. Città irreali quelle, sotto il cielo azzurro di questa mattina d’estate, ciclisti, maratoneti, corridori, si riversavano sul Ficarazzelli Bridge in così tanti che io mai potevo pensare che morte tanti ne avesse disfatti. 

"Belle più belle" di Gaetano Altopiano

Il desiderio di restare piacenti, che aumenta inevitabilmente col passare degli anni, sembra faccia netta distinzione di sesso e di latitudine: le americane sarebbero le più interessate all’articolo. Dipende, con grande probabilità, dalla loro natura civettuola poiché fin da bambine (più che in altre parti del mondo) sono istruite ai concorsi di bellezza e al travestimento. Direi, alla possibilità che esista una chance supplementare: essere belle, più belle se volete, grazie al trucco estetico. Dai banali cosmetici alla chirurgia più temeraria, poi, passano solo una decina d’anni. Non è raro incontrare ventenni che hanno già seno, glutei e zigomi rifatti. Disposte a patire degenze dolorosissime pur di essere belle, o più belle se volete.



"The baby" di Francesco Gambaro

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venerdì 5 settembre 2014

"Involvement" di Gaetano Altopiano


Clienti selezionati al Caffè Berlino, roba di gran classe. Vi chiedono la tessera, ah no? E la vogliono perfetta, senza smagliature, proprio pari pari alla frontiera inglese. Massima garanzia di serietà, senz’altro. Qualità, qualità, questo il motto. Non tutto però è come sembra: quella che vi sembra una cuccagna, appena entrati, si rivela in realtà un luogo tragico. Si beve a occhi bassi, si mangiano bocconcini di roba, ci si trucca per depistare e ogni Lei vi guarda come se ogni momento potrebbe essere l’ultimo. La cosa più sconfortante è che riescono a coinvolgervi.

"Un cane filosofo" di Gaetano Altopiano


Suoni senza significato il mio cane ne conterà a decine, se solo sapesse contare. Noi gli parliamo come fosse un bambino: curuzzo, ciccino, miluzzo (si chiama milo), ci siamo capiti. E ci mettiamo pure il tono, parliamo sottovoce, proprio come fosse un cucciolo d’uomo. Suppongo che la parola “amore” l’abbia sentita decine di volte e per quello che mi risulta questa parola per lui non significa niente. Un suono come un altro, niente a cui corrisponda un pasto. E’ votato alla Teoria meccanicista.

"Assicurare le macchine alla vita" di Francesco Gambaro

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"Settima vertebra" di Gaetano Altopiano

Ma come te la immagini, tu, una fitta alla schiena? Senti il dolore, ovviamente, e al contempo localizzi il punto dove hai avvertito l’insulto, cioè, determini quasi scientificamente grado, posizione e pericolosità dell’incidente. Volendo immaginare, invece, quello che accade in quei centimetri della tua carne a cosa riesci a pensare? A un fulmine, a una coltellata, a una scarica elettrica perlopiù, forse anche a uno strappo. Immaginare però decine di little people che azzannino contemporaneamente la vertebra n. 7 è impensabile.  


(Little people, piccoli personaggi di 1Q84 di Murakami Aruki)

martedì 2 settembre 2014

"Senzacoda" di Gaetano Altopiano


Tranne che in rarissimi casi non si ha notizia di uomini con la coda. Al massimo una minima protrusione, presente fin dalla nascita, che ha più del ridicolo che del mostruoso. Nulla di scientifico, dunque, in affermazioni di questo tipo: l’autosuggestione, unita alla regolarità della pratica (esercizi di pressione sullo sfintere, emulazione dello sforzo dello stitico), col tempo produrranno un discreto prolungamento della vostra spina dorsale. Tutte invenzioni. Rischiate piuttosto un’ernia inguinale o, dolorosissima alternativa, fuoriuscita delle emorroidi. Non avrete benefici aggiuntivi: siete nati senza coda e senza coda rimarrete. 

"Dai Nebrodi alle Madonie" di Francesco Gambaro

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lunedì 1 settembre 2014

"Coppia esemplare" di Gaetano Altopiano

La sposa deve essere bellissima, perfetta. E anche buona.” Rimango di stucco e guardo mia moglie che come me non capisce.

(Wedding TV, canale Sky, ore 22/23 di un paio di sere fa) 

"Riceviamo e pubblichiamo 10 (facce da cesso) di Francesco Gambaro

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