domenica 31 agosto 2014

"Blue forest" di Gaetano Altopiano


Da quando i primi arboricoli conobbero la potenza del tuono (mai avevano sentito nulla di così impressionante) il fascino del rumore conquistò l’uomo. Plagiato da quel fragore ben presto imparò a riprodurlo. Dai primi rudimentali tamburi passò, così, a oggetti più complessi: le discoteche. Poi alle discoteche all’aperto. Ai Rave party. Infine ai raduni di musica House: il massimo. Sentirli, a notte fonda, è un’esperienza da brivido. Un ritmo cupo, incalzante, ossessivo, che ha mantenuto intatto il suo spirito primordiale: bestioline braccate siete, e da un momento all’altro. Zac. 

"Alle impiegate delle grandi catene Mondadori" di Francesco Gambaro

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sabato 30 agosto 2014

"Amici e amanti" di Gaetano Altopiano


Questa mattina sono mezzo bloccato. Dovendo decidere non so se essere più felice per le mie amicizie o per le amanti che non ho avuto. Vabbè. Vada per tutte e due. Potrei citare la fonte (Il Foglio), l’articolo (Lui, Lei e il Culo), l’autore (Umberto Silva), l’amico che mi ha invitato a leggerlo (Francesco Gambaro), il tema (dialogo filosofico tra due amanti in una camera d’albergo), ma non farò niente di tutto questo. Mi limiterò a spiegare la causa della mia gioia: la fortuna di avere amici preziosi più di una guida Michelin, e quella di essermi risparmiato tanta fatica per un paio di inculate. 

"Non è Chema Madoz" di Francesco Gambaro

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venerdì 29 agosto 2014

"Inazione" di Gaetano Altopiano


Esito a dichiararmi. E se non fosse lei? Il dubbio si fa ancora più forte quando vedo la donna accendersi una sigaretta. No, quando mai. Lei non fumava. Ma ci ripenso non appena si gira e mi guarda per un paio di secondi: è lei, non ci sono cazzi. Insomma, tra certezze e ripensamenti passa una buona mezzora in cui, in sostanza, non accadrà nulla. Poi, passeranno gli anni. Non mi dichiarerò. Non alzerò un dito. Resterò nella stesso posto di sempre e, in sostanza, non accadrà nulla. Mai nulla che interrompa questa angosciante inazione.  

"Il principio della libertà" di Francesco Gambaro

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giovedì 28 agosto 2014

"Miseria e povertà" di Gaetano Altopiano

Miseria” e “povertà”, distinguiamo. C’entrano nulla l’una con l’altra infatti. Ricco e arricchito sono forse la stessa cosa? La grande differenza la fa la dignità, che il povero conserva nonostante tutto ma che il miserrimo sconosce perché non gli appartiene: è pronto a tutto pur di sopravvivere. E’ schiavo della paura. Bella predica di un parroco di provincia. Un vecchio sacerdote, 70, 75 penso, la cui voce riesce a conquistarmi. Mi viene in testa Mandelstam con versi commoventi: “A cantare davvero e in pienezza di cuore, finalmente tutto il resto scompare. Restano solo lo spazio, le stelle, la voce.”

(Marineo, sagrato della Madrice - Domenica 24 agosto alle 19,30)

"Sudando molto sudando poco" di Francesco Gambaro

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mercoledì 27 agosto 2014

"Un certo numero di munuti" di Gaetano Altopiano

Il tempo di un caffè. Dovrebbe essere pressappoco due minuti, se il caffè viene fatto al bar, cinque/sei se preparato nella propria cucina. Al ristorante per un caffè puoi aspettare anche un quarto d’ora, e se il caffè viene preso in casa di amici si parla addirittura di ore. Un termine approssimativo dunque, niente che abbia a che fare seriamente con la misura del tempo, niente che possa essere usato come riferimento attendibile. Eppure, quando qualcuno lo dice, lo accetto senza riserve nonostante l’imprecisione. Ma a suo rischio e pericolo. Calcolo che più o meno passerà un certo numero di minuti in cui la considerazione che ho del mio interlocutore verrà progressivamente calando mano a mano che la mia attesa andrà aumentando.


"Oggi il mio stile è non avere stile" di Francesco Gambaro

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martedì 26 agosto 2014

"Predilezioni" di Gaetano Altopiano


Non sopporto quelli che raccontano barzellette. Né sopporto le barzellette, tranne che in casi rarissimi. Tentare disperatamente di essere simpatici è proprio patetico e molto di rado porta al risultato sperato, tranne che con una platea bendisposta. E’ quello il caso in cui si consuma il mio personalissimo dramma: vedere ridere per ogni sciocchezza, magari fino alle lacrime, soprattutto se l’argomento è il sesso. L’ultima delle mie aspirazioni è divertire gli altri e in quanto al sesso io amo il bondage e lo spanking. 

"Un white terrier sul piatto a colazione" di Francesco Gambaro

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lunedì 25 agosto 2014

“Importanza di un cassonetto: patrimonio dell’umanità” di Gaetano Altopiano


Cosa potevo aspettarmi da simili latitudini? Niente. Niente che non fosse come temevo. Staticità. Mai visto nulla di così immobile, di tanto tragicamente indisposto alla partecipazione biologica: aria, terra, acqua, non fanno alcun odore, alias, non partecipano più alla creazione. Lì tutto è già accaduto e solo una sola volta, all’inizio. Questo, volendo riconoscerlo, l’unico vanto delle terre Scandinave: il fascino della primordialità. Per il resto c’è poco di che sentirsi importanti. A un popolo che ci rimprovera ignoranza nelle lingue (peraltro non proprie) ricordo il nostro impegno in compiti superiori: ci si occupa di evoluzione qui, altro che banalissima espressione. Qui, ogni cassonetto comprova lo sforzo comune: produrre la vita. E’ tutto un fermento. Tutto pullula di odore di materia che reagisce, tutto si trasforma e ancora sboccia in qualcos’altro. Ancora. E siamo strafelici, arcicontenti. E ci sentiamo un cazzoemezzo per le nostre puzze. Almeno io.  

“Servi del beltempo” di Francesco Gambaro

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sabato 23 agosto 2014

“Viaggi” di Gaetano Altopiano

Precisamente attraversiamo un braccio di mare di un paio di centinaia di metri di larghezza. Chiatta passeggeri: mai vista. Precisamente il mare è quello del Nord, che, sembra incredibile, non odora di niente. Il posto si chiama Marstrand e equivarrebbe alla nostra Portofino, ma in verità è tutt’altra cosa. Vista spettacolare. Precisamente, decine di mammelloni di basalto (nero) con file di case colorate (rosse) proprio a ridosso dell’acqua. Tante minuscole case cantoniere. Precisamente provo la stessa sensazione di quando attraverso l’acqua dei nostri mari: ho paura. Un cacasotto? Diciamo, un viaggiatore coerente.


“Saviniesco era il 1914” di Francesco Gambaro

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giovedì 14 agosto 2014

"Gerundio e piastrelle" di Gaetano Altopiano

Dovendo rincorrere un taxi un omino rischia di inciampare su una piastrella divelta. Avrei potuto dire anche rischia di cadere, o, ancora meglio, rischia di farsi male. Il resoconto puntuale (volendo essere esatti) poteva perciò essere il seguente: dovendo rincorrere un taxi un omino rischia di farsi male a causa di una piastrella che gli impedisce la fluidità della corsa. Ma non intendo fare marcia indietro. Dato che ho scritto “poteva” e non “doveva essere il seguente”, mi sento libero da qualsiasi impegno. Esiste una descrizione sommaria dei fatti a cui tendenzialmente mi attengo. Mi piace concentrarmi sulle parole, ecco tutto. 


"Robin Williams un motore a due tempi" di Francesco Gambaro

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martedì 12 agosto 2014

"Nuove comunità" di Gaetano Altopiano




Agosto è il più furbo dei mesi, genera frutti utilissimi dalla morta terra, alberi senza radici e senza rami sotto i quali nascono nuove comunità. Gli ombrelloni. Genera correnti ascensionali che spingono l’idea del “simile” ai massimi livelli. Accessi parossistici di tutto rispetto: uguaglianza. Incredibile. Ti capita così di sentire quattro lingue in 10 metri quadri: russo, francese, inglese, tedesco, non parliamo della nostra, ma il tutto in perfetta armonia. Ci si sforza di essere gentili, si è comprensivi, si chiede sempre scusa e si socializza, alla fine quasi quasi ci si intende davvero. Ho sentito due parlare di matrimonio. Addirittura.

"Si diventava belle" di Francesco Gambaro

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sabato 9 agosto 2014

"Non mi ricordo la faccia" di Gaetano Altopiano

E chi sarebbe Carlo Ripa di Meana? Non me ne fotte me ne fotte, manco mi ricordo la faccia. Eppure un pomeriggio mentre guido verso Pa lo sento rispondere a un’intervista alla radio (a quanto pare è un grande lettore): scusi, ci dica il titolo di uno dei libri che ama di più, e lui “Laclos, le relazioni pericolose”. Manco mi ricordo la faccia di questo qua, ma il libro. L’indomani lo compro, lo leggo. Mi viene la curiosità di guardarlo in faccia sto’ tizio. Il libro è bellissimo.


"Un medico di campagna" di Francesco Gambaro

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venerdì 8 agosto 2014

"Il coraggioso" di Gaetano Altopiano

In uno dei suoi viaggi fantastici l’hidalgo (il coraggioso) ebbe modo di incontrare il suo doppio. Era il 1956 e la palpebra cadente già cominciava a tradire in lui la cecità a cui era condannato, perciò, nella penombra di un vecchio salone, l’uomo fissò lo specchio temendo si trattasse di uno gioco della vista. I due si scrutarono a lungo e infine uno tentò il primo passo rivolgendo all’altro la parola. Si avviò una conversazione che presto si trasformò in polemica vera e propria. Il tema si concentrò sulla realtà parallela del sogno, e entrambi sostennero la loro autenticità a discapito della finzione dell’altro. L’incontro fu piuttosto uno scontro, che tuttavia restò senza  soluzione: era impossibile continuare, ovvero, poteva continuare all’infinito, poiché domande e risposte erano formulate dalla stessa persona. Questo fino al mattino, quando, volendo azzardare un epilogo, chi esaminò l’occhio spento del “coraggioso” pensò a due possibili conclusioni, in una delle quali si confermava l’autenticità dell’hidalgo che ossessionato dal tema del doppio si era illuso di averlo veramente incontrato, del resto, le ferite alla mano, testimoniavano i pugni che avrebbe dato allo specchio. L’altra è la seguente: Don Juan si sarebbe svegliato di soprassalto. Aveva chiesto un bicchiere d’acqua alla moglie restando a mezzo letto a guardare la luce dell’alba. Un sogno. Aveva fatto un sogno terribile. Si vedeva in una stanza in penombra di fronte a uno specchio che non rifletteva niente. Niente, capisci, diceva alla moglie. Io stavo di fronte ma lo specchio non rimandava indietro la mia immagine. Gridavo, mi dannavo, urlavo domande che non ebbero una risposta. Ero solo capisci? Solo. Mai come questa notte avevo percepito l’angoscia della solitudine: sentivo che nessuna cosa avrebbe mai potuto cambiare la mia condizione.  

"Mi fottuto occidentale" di Francesco Gambaro

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giovedì 7 agosto 2014

"Quando dice di andare" di Gaetano Altopiano


L’attimo in cui lei fa sì con la testa è composto da una ventina di fotogrammi in cui la sua testa sembra indecisa se muoversi veramente dall’alto in basso. Lo stesso vale quando indica con la mano, trentun fotogrammi del dito che registrano minime, ma evidentissime, variazioni nella certezza della parabola. Per coprire una distanza insignificante, infine, la sua voce impiega un numero enorme di istantanee audiovisive: andiamo, dice.     

"Liberate gli armadi" di Francesco Gambaro

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martedì 5 agosto 2014

"Finito" di Gaetano Altopiano

Lunghezza di un ramo. Estensione di un braccio. Materia che cresce e si dilata, ma che a un certo punto inspiegabilmente si ferma. Nessuno conosce il motivo per il quale esistono le “dimensioni” e se si tenta una spiegazione questa è solo di natura biologica: la forma di ogni essere vivente è data da disposizioni genetiche e segue (esclusivamente) un ordine dettato dalla necessità funzionale. Ovvero, la giraffa ha il collo tanto lungo perché deve arrivare alle foglie più alte, si nutrisse di insetti sarebbe alta quanto un toporagno. E’ probabile, invece, che sia solo una questione di economia: la quantità di materia che la natura ha inteso investire in ogni cosa. Tutti sappiamo infatti che questa è di numero finito.


"Riceviamo e pubblichiamo 9 (Il Living a Palermo)" di Francesco Gambaro

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domenica 3 agosto 2014

"ragionarenonragionare" di Gaetano Altopiano


Mai visto un cane ragionare. Ma la ragione canina esiste, eccome. Si chiama osso, carne di pollo, croccantino, si chiama pranzo, cena, qualche boccone tra un boccone e l’altro. Il cane non ragiona ma per associazioni elementari ha imparato che la sua vita è scandita dai due pasti principali: assumere proteine, estinguere la sete, amen. Il resto è solo uno spazio di tempo che trascorre in attesa. Gioca, sonnecchia, gira attorno alla casa. Se fosse dotato di ragione, invece, avrebbe imparato sulla base di osservazione, esperienza, analisi e soluzione che la sua vita è scandita solo dai due pasti principali: assume proteine e estingue la sete. Il resto è solo uno spazio di tempo che trascorrerà in attesa.  

"Palazzesco era il 1910" di Francesco Gambaro

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sabato 2 agosto 2014

"Debiti" di Gaetano Altopiano

Storie esemplari (tre) per ogni provetto tappiatore *: Giacomo Casanova, di Gaetano e Zanetta Farussi, carcerato nel 1759 per debiti non pagati: ne esce grazie all’intervento della marchesa d’Urfè, cioè a sbafo. C. Baudelaire, 1855, scrive il vademecum del cattivo pagatore: “come non pagare i debiti, lettere sull’orlo del tracollo finanziario”. Agosto del ’53, ventuno paesi (Italia compresa) firmano un trattato che abbuona alla Germania, prossima al default, il 50% del suo debito mondiale ammontante allora a 23 miliardi di dollari. Meditate gente, meditate *.


* Figura retorica dialettale del tipico truffatore;
* Un saluto a Renzo Arbore;


"Fu Gianni Celati" di Francesco Gambaro

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venerdì 1 agosto 2014

"La risposta è sì" di Gaetano Altopiano


Si può volere qualcosa e non volerlo? Uno, bretelle che si adorano ma non si indossano. Due, compagnia ma solo fino a una certa ora. Tre, sognare una tale signora ma mai dichiararsi. Il peggio è però non volere qualcosa eppure volerlo, che sembra uguale ma è diverso. Si legge: non farcela a indossare quelle adorabili bretelle (complesso di inferiorità), restare puntualmente soli allo scadere del tempo (misantropia), minarsela un paio di volte a settimana solo per evitare seccature (frigidità).        

"C'è un Clint Eastwood a Tusa" di Francesco Gambaro

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