La
natura è Roma, Roma rispecchia la natura. / Vediamo immagini del suo
potere civile / nell'aria trasparente come in un cielo azzurro, / nel
foro dei campi, nel colonnato dei boschi. / La natura è Roma – e
non è il caso, sembra, / di disturbare ancora gli dei: / ci sono le
viscere delle vittime per divinare le guerre, / schiavi per tacere,
pietre per costruire. // Osip Mandelstam, 1914
“... uscii da sotto
il portico di piazza San Marco e passai in rassegna le quattrocento
finestre. C'era un deserto assoluto, non un'anima. Le finestre ad
arco correvano nel solito ordine ossessionante, come onde
idealizzate. Questo spettacolo mi ha sempre ricordato il Colosseo,
dove, per usare le parole di un mio amico, qualcuno inventò l'arco e
non riuscì più a fermarsi. - Saccheggiate questo villaggio –
continuavo a borbottare tra me – Questa città non merita...”
Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, 1989
“... Ma infine, ciò
che arriva dalla mente locale alla lingua, è la nominazione del
luogo, cioé: Palermo.
E il mercante
palermitano ascolta ipnotizzato.
La parola palermo
viene ripetuta apparentemente gratis, in realtà conciata per
l'incoronazione.
L'ideologia del
consumo e l'ideologia dell'uso si rincorrono in un circolo ben
chiuso.
L'etica dello
sterminio bracca qualsiasi Antefatto...
… Tutti scrivono e
parlano di Palermo e ormai questa città ha proprio smesso di
esistere. E siccome parlando di Palermo si parla anche dei
palermitani, anche questi sono scomparsi.
Ma noi siamo qui,
siamo palermitani.
E dunque c'è
qualcosa che non funziona in questa faccenda peraltro
funzionalissima. Cos'è?
Prima domanda: è
forse il modo con cui si scrive e parla di Palermo e dei
palermitani?...” Gaetano Testa, Per approssimazione, 1978