lunedì 31 ottobre 2016

CONDIZIONE E CONSERVAZIONE di Gaetano Altopiano









Non c’è un solo esempio di animali che si siano coalizzati in un partito politico o che abbiano mai innescato la miccia di una rivoluzione. E questo non per mancanza della capacità critica o della paura necessaria, ma solo perché l’animale in assoluto non deve dissociarsi da nulla. Tantomeno dalla propria famiglia o dai propri simili. La loro condizione “bestiale” , che pure condividevamo, li pone tutt’oggi in una posizione privilegiata rispetto alla nostra, soprattutto dal punto di vista conservativo: agiscono esclusivamente per motivi scientifici e mai letterari. L’azione minatoria dall’interno non esiste. 

OH di Francesco Gambaro

https://francescogambaro.wordpress.com/2016/10/30/oh/

domenica 30 ottobre 2016

STORIE DEL SIGNOR JFK (55) di Francesco Gambaro




A una donna JFK confessò. Vorrei mi carezzassi - non là sotto, ma per favore! - solo lo spigolo dell'occhio maculato di rosso con la tua lingua rossa, il gomito ruvido da bracciodiferro con il tuo alluce incallito, il mio alluce disunghiato dall'età, nevvero, con la puzza superiore delle tue ascelle forti di bosco e infine, così concludeva JFK Il Barocco l'elenco dei suoi desideri, vorrei carezzassi il parabrezza del mio FIAT 690N4. Sta lì, due passi fuori dal garage, il vecchio camion di JFK. In effetti senza tergicristalli dal 1978, secondo JFK, rubati.

IN A SMALL LAND (a Philip K. Dick e Sir Roger Scruton) di Gaetano Altopiano







Se ho deciso di vivere in questo mio piccolo mondo e non in un altro, è perché voglio bene alle cose e alle persone che mi circondano. Nonostante tutto. E fin quando me ne sarà concessa facoltà io non mi muoverò da qui. Chiariamo subito una cosa però, nel caso non lo fosse ancora: nessuno provi a darmi lezioni di comportamento o a indirizzare la mia conoscenza. Quella che inseguo non mi darà mai guadagno né alcunché di immediato. Il pensiero che prediligo è quello che non sempre ha un’applicazione pratica. 

sabato 29 ottobre 2016

STORIE DEL SIGNOR JFK (54) di Francesco Gambaro




A una certa età, 84 anni (va per i 104), JFK si accorge di non avere più pene. Una folta boscaglia, nera in aperto contrasto con barba e capelli bianchi, probabilmente lo occulta. In effetti esso, il maialetto, non si fa trovare nemmeno per pisciare. Se però gli scappa, il maialetto fa scherzi, tipo che la piscia esce all'indietro, costringendo JFK a voltarsi, come in un piano sequenza di un film da lui molto amato. Allora si ricorda dei giovanili anni in cui quel suo maialetto, poteva e sapeva comandarlo. In cui quel suo giufà era un monumento che chiunque prendesse di mira faceva caduti. E anche alla piscia ordinava: tu prendi di qua, tu prendi di là, tu vai su, tu vai giù. E i ladri si sentirono circondati e scapparano.

L’AGONE di Gaetano Altopiano









Recitando una parte che io stesso gli ho assegnato - come ho potuto, e perché? - l’antagonista cerca di portarmi sul suo proprio terreno. Mi sembra naturale, e lo è infatti, e nel nome del diritto alla difesa mi mostro quasi subito disposto alla trattativa. Apro il mio cuore alla possibilità che io abbia torto e lui ragione. O che, perlomeno, forse possiamo dividere al 50%. Tutte quelle volte che rischio di precipitare in inutili discussioni cerco di ricordarmelo, a mo’ di freno inibitorio. Meglio restare a casa. Il fatto è che in simili circostanze anch’io sarei antagonista dell’altro e in base al suddetto principio avrei diritto a un identico trattamento. Ma l’altro niente, mai, non ne ho incontrato che raramente disposti alla temperanza. 

venerdì 28 ottobre 2016

STORIE DEL SIGNOR JFK (53) di Francesco Gambaro




Da quando JFK ha aperto il suo sottoscala dove vive a tutti gli animali della natura, la sua vita non è apparentemente cambiata. Recentemente anche una mucca, chiazzata rossobruno con campanaccio in cupobemolle, è entrata, sfregiandosi la costata destra nell'anta della porta, per leggere la meravigliosa storia della filosofia moderna di Cassirer che cercava da tempo. Poi, emergenti dal tappeto di formiche testarossa, ranocchietti ancora non anfibi gracidano a JFK Monteverdi, viperelle e toponi, gechi invisibili, ragnitruden, poi poi spensierati grilli pingpong saltate-tutti-con-noi. Solo che così saltando anche lui JFK non prende sonno.

ETEROGENESI DEL CALORE di Gaetano Altopiano









Mi riferisco solo alle parti esterne: il mio corpo non aveva una temperatura uniforme. Le parti che coprivamo erano le più calde, è ovvio, e imparai il fatto che il nostro calore si disperdeva maggiormente dalla testa e dai piedi. Non poche volte, andando scalzo, lasciai impronte umide sul pavimento. Cos’era se non il calore che rilasciavo? Scoprii con curiosità crescente che le nostre ascelle, l’inguine e ogni altra parte della nostra carne che si piegava su se stessa aveva una temperatura maggiore di qualunque altra superficie epidermica piana. Nel caso però fossi stato completamente nudo, a gambe divaricate e a braccia aperte sul pavimento della nostra terrazza - chiesi a mia madre -? Come sarebbe stato? “Inerzia termica”. In un volume geografico esposto al sole nelle ore pomeridiane (in nord - nord - nord/ovest - metri dieci per quattro per otto) la terra (1) ritiene il calore in misura maggiore di quanto non faccia una mattonella di gres (2) ma non sulla sua superficie, meno di una barra di ferro (3) e molto meno di un geco (4).”Ectotermia”. Capacità di assorbire il calore esterno e di non rilasciarlo. “Caloria”. Termine con cui genericamente si misura l’energia fornita da un qualsiasi alimento all’organismo umano. “Freddo”. Tutto ciò che è a bassa temperatura o a temperatura inferiore a quella normale - privo di calore umano - colore della gamma del grigio, verde, azzurro. “Madre”. Donna genitrice di figli - genitore di sesso femminile di qualunque specie animale.

giovedì 27 ottobre 2016

mercoledì 26 ottobre 2016

lunedì 24 ottobre 2016

Expérience asexuée di Francesco Gambaro


Mi capitò, non ero nemmeno tanto giovine, salii sulla sua Dyane, gli amici mi raccomandarono, è fatta, vai, sei tutti noi. Ero fatto, ma non di lei, di essa, di Dyane voglio dire. Vomitai in francese alla seconda curva, merde! sui pantaloni, merde! sul cambiocruscotto alla terza curva, merde! ora pure lei imprecava merde! contro di me mentre io vomitavo merde! rovesciato sul sedile posteriore. Cominciammo a sbandare ma era fatta: la mia prima sbandata dopo il primo matrimonio.

OGNI AUTOMOBILE COSTA IL DOPPIO DI QUELLO CHE VALE (SENZA ECCEZIONI) di Gaetano Altopiano







Chi si lancia nell’acquisto di una certa automobile solo per coronare un sogno, magari dopo averla a lungo desiderata e a prezzo di grandi sacrifici, ha fatto centro: ha realizzato “solo” un sogno. Col possederla, infatti, avesse scucito anche una cifra considerevole, guadagnerà solo la metà del diritto al 100% di godimento insito nell’acquisto di quell’oggetto. L’altro 50, ahimè, rimarrà sempre nel non possederla. L’oggetto-automobile ha il limite di un doppio che è inevitabile e che non può elargire simultaneamente: il dentro e il fuori di sé (piacere meccanico e piacere estetico). Ovvero, il fatto che se sta concedendo al suo possessore il piacere meccanico, attraverso la guida dall’interno dell’abitacolo, lo sta privando del piacere di “vedersi passare” dall’angolo di un tornante o da una spettacolare chicane, ossia del suo piacere estetico riservato esclusivamente all’osservatore esterno. A nulla servono rappresentazioni posticce della realtà come fotografie o videofilmati: il godimento tridimensionale gli sarà sempre precluso dal compimento del suo 100%. 

domenica 23 ottobre 2016

sabato 22 ottobre 2016

FRESCHEZZA DELL’ULTRASURREALE 3 (commenti a una frase sull’amore vero trascritti fedelmente da internet)


di Gaetano Altopiano


-è un po possessiva la frase, se si ama d’avvero si lascia andare a prescindere
-Ben detto. Ma molto dipende anche dalla situazioni e se veramente si ama una persona si fa di tutto per trattenerla e se se ne vuole andare si lascia andare per la sua via. Perché anche questo è amore…
-E’ giusto…quanto sei bella
-Chi pensa di amare o chi lo capisce dopo , se ne va e poi ritorna. Chi ama davvero non se ne va mai ed è sempre li.


DI NASI ALLA GUERRA di Francesco Gambaro

https://francescogambaro.wordpress.com/2016/10/22/di-nasi-alla-guerra/

mercoledì 19 ottobre 2016

DAL CENTRO DEL PIEDE di Francesco Gambaro

https://francescogambaro.wordpress.com/2016/10/19/dal-centro-del-piede/

ETEROGENESI DEI FINI di Gaetano Altopiano









Lode a Wilhelm Wundt che coniò l’espressione “Heterogonie der zwecke”. Otto a Camillo Langone che bravo bravo ieri la ricordava in un articolo su Roberto Saviano intitolato “L’autocommemorazione di Saviano e i danni che ha procurato”. Di cui mi importò da subito ben poco, in verità, tranne che per il suo succo che era l’eterogenesi dei fini, ossia, le conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali, e ancor di più per quella maledettissima parola contenuta nel titolo (autocommemorazione) che non facevo che rileggere come “autocommiserazione”. Com’era possibile? Perché la differenza non mi entrava in testa? Da un’attenta verifica dei termini, studiati e ristudiati dopo, e a seguito di serio consulto professionale sembrerebbe con mio sollievo che le due parole coincidano perfettamente. Poiché la commemorazione di qualcuno (non di qualcosa), tranne che nel linguaggio ecclesiastico, non può che riferirsi a un morto, e se dovesse invece riferirsi a un vivo -nel caso, ancora più penoso dato che il vivo da commemorare è anche il commemorante - non può che essere un atto volto a celebrare solo la miseria della propria condizione umana. Un atto di commiserazione appunto. 

martedì 18 ottobre 2016

STORIE DEL SIGNOR JFK (52) di Francesco Gambaro




JFK non trova la speranza. Accende tutte le luci del suo restor. La speranza gli sfugge. Spenge e resta al buio senza speranza. Gli viene di fare acqua. A tentoni raggiunge la porta che porta al gabinetto, accende la luce, si libera. A spalle basse esce senza speranza. Vaga per il restor alla ricerca di un almeno. Lo trova in una sedia. Si siede. Guarda intorno. Dalla porta che porta al gabinetto una luce si fa strada nei suoi occhi. Ho dimenticato di spengere la luce del gabinetto. Quasi gli viene da piangere. 

lunedì 17 ottobre 2016

domenica 16 ottobre 2016

sabato 15 ottobre 2016

BABBALU' di Francesco Gambaro

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INDECISIONI (INDICATIVE?) (ancora su Bob Dylan) di Gaetano Altopiano







Uno dei più grandi sostenitori della candidatura di Dylan al premio Nobel è il professore Gordon Ball, insegnante della Washington and Lee University, che già nel 1996 aveva sponsorizzato senza successo il cantautore. Il traduttore non riesce a classificare con esattezza il suo cognome e nello stesso articolo riporta le seguenti diverse versioni: 1- “il riconoscimento Nobel di Bob Dylan è vendetta per Gordon Sfera.” 2- “C’e un enorme, quasi una sorta di incredibilità che è successo, dice Ball.” 3- “Con canzoni come Blowin ‘in the wind per conto del movimento dei diritti civili, Dylan ha fatto la differenza, Pallone ha detto”. 

venerdì 14 ottobre 2016

IL PROSSIMO PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA di Gaetano Altopiano







Cercherò la frequenza radio-laser corretta. Modulerò la mia voce. Assumerò il tono di circostanza e - finalmente - mai più “a tu per tu” con me stesso come in questa occasione parlerò al mio 90% di DNA “rottame” che invece sembra essere più importante dell’altro 10% che i ricercatori occidentali stanno analizzando e catalogando (quello utilizzato per sintetizzare le proteine) poiché riprogrammabile con l’uso delle parole. Allo studio (russo) fenomeni come chiaroveggenza, intuizione, atti spontanei, autoguarigione, tecniche di affermazione, luce o aure insolite intorno alle persone (i maestri spirituali, ad esempio). Gli dirò: tu sarai il prossimo premio Nobel per la letteratura, tu sarai il prossimo premio Nobel per la letteratura. (Una ventina di volte dovrebbe bastare). 

OE' di Francesco Gambaro

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mercoledì 12 ottobre 2016

HO DUE ORECCHIE di Francesco Gambaro


e per fortuna niente auricolari. meglio cmq avere due cellulari. due orecchie. me ne sono ricordato quando il mio nuovissimo samsung 7 stava per bollirmi il destro. allora sono passato al sinistro, il fratello più povero e dimenticato delle orecchie di un destrorso. purtroppo è esploso lo stesso, il mio tanto amato samsung 7.

martedì 11 ottobre 2016

ESPRIT DE CONTRADICTION 2 (il Foglio) di Gaetano Altopiano




Contro la retorica del “contro la retorica” del Foglio che ha scelto di infilarsi dentro un cul de sac trasformandosi in un Bastian contrario poco convincente. 1) Sbagliato credere che il punto di vista opposto a quello comune sia quello vincente solo perché è il più affascinante, ogni partenza in cerca di fortuna è un fatto doloroso e indifendibile, inutile tentarne una promozione solo perché parliamo di laureati e non di minatori di carbone: si chiama emigrazione. 2) “Quello che non viene detto sui millennial che lasciano l’Italia – W i cervelli in fuga”, di Piero Vietti, il F. del sette ottobre 2016, non è una radiografia della realtà, anzi. 3) Una ragazza che conosco, giusto per fare un esempio fra i tanti che potrei fare di storie praticamente uguali, dottore in architettura con 110 e la lode inglese perfetto spirito avventuroso cervello ultramillennial andata a Manchester piena di aspettative, ha rimpianto casa propria per due anni buoni e da lì non faceva che inviare curriculum a enti e aziende italiane sperando che qui qualcuno si accorgesse di lei e di quanto fosse stato disperante perdere anche il minimo sindacale. 4) In termini immigratori, concludo, giacché stiamo citando il Regno Unito, l’Inghilterra batte la Repubblica italiana 165.000 a 24.000. Come mai i giovani cervelli inglesi ci tengono tanto poco a mettersi in movimento? Forse non sono abbastanza millennial?

STORIE DEL SIGNOR JFK (51) di Francesco Gambaro


Appena chiuse porte e finestre, serrati i vetri, calate le serrande, turati gli spifferi, polverizzata con inaudita violenza l'ultima mosca e spento le luci per concedersi il riposo del giusto sprofondando nell'amata poltrona della notte, JFK comincia a sentire un leggero ronzio. Tura anche il naso, pensando uno scompenso di pressione, tura anche la bocca, soffia alla maniera dei sub e le mosche cominciano ad arrivare. Sono le mosche, sono forse le anime delle mosche da lui sterminate durante 84 anni di vita. Sono che ronzano e il buio amplifica il ronzio sino a indurre JFK a pensare che il buio sia fatto di mosche, tante, troppe, addosso a lui come una pappa di cemento a presa rapida francese che gli impedirà di accendere la luce.

lunedì 10 ottobre 2016

INTRAMOENIA (Jonathan Safran Foer) di Francesco Gambaro


Dava per scontato che ci fossero stati momenti, a parte quelli in cui si masturbava, in cui si era sentito a casa nel suo corpo, ma non se li ricordava: forse prima di fracassarsi le dita? Samanta non era il suo primo avatar in Other Life, ma era il primo a cui la pelle logaritmica andasse bene. Non aveva mai dovuto spiegare la sua scelta a nessun altro – Max era abbastanza ingenuo e abbastanza onesto da non farci caso – ma come la spiegava a se stesso? Non desiderava essere una ragazza. Non desiderava essere una latina. Ma d’altra parte, non desiderava neanche non essere una ragazza latina. Nonostante il quasi costante dispiacere di essere se stesso, non confondeva mai se stesso con il problema. Il problema era il mondo. Era il mondo che non era della taglia giusta. Ma quanta felicità è mai stata prodotta puntualizzando che la colpa era del mondo?
Jonathan Safran Foer, Eccomi, Guanda 2016

domenica 9 ottobre 2016

DELLA DISLESSIA O DEL PENSARE VELOCE di Francesco Gambaro




Seguo da tempo certi dibattiti modaioli sulla dislessia, l'amalattia che fu tra l'altro di grandi pensatori che pensavano più veloci come oggi quelli della Mercedes su quelli della Ferrari, come le nostre dita sulla tastiera del computer prima che il display, che una consonante prima di un'altra consonante, che una vocale prima di una consonante e viceversa, per naturale prio di arrivare prima che il tempo ci scalzi. Oggi ascoltando un servizio di TGR Campania, (qui in Sicilia la RAI non ci onora di un TGR siciliano) apprendo di un convegno napoletano su questa grave malformazione psichica che riguarda il 3% dei bambini e me ne voglio scappare veloceveloce in Congo e raggiungere il mio amico Beppe Diana che in piroga trasporta medicinali e salva bambini con l'ernia strozzata, forse anche loro tragicamente, occidentalmente dislessici.

LUOGHI DI SERIE C (2) di Gaetano Altopiano








La brama di riscatto di un popolo che è poco cacato è inesauribile, e passa essenzialmente attraverso tre grandi fasi percorse senza esclusioni da ogni suo singolo individuo. Senza distinzioni di sesso. Le prime due legittime, per carità: il titolo di studio e l’apprendimento della lingua inglese. La terza è lo spirito tragico che ognuno di loro assume non appena supera le prime due. Una catastrofe. Guai a capitare con simili biliosi concorrenti. Non c’è una testa di cazzo, una, tra loro, che non ti fulmini se sbagli un verbo in inglese o smetta una volta di ricordarti la sua impeccabile professionalità. Naturalmente nel più mediocre degli abiti confezionati e sempre stramaledettamente di una taglia in più: non riescono proprio a vivere non desiderando i panni altrui.


IL GRIGIO FUCILE E L'EVOLUZIONE DELLA SPECIE di Francesco Gambaro



Il grigio fucile della mia ormai trentennale BMW, il giallo arancione della Amphicar in stile nuotonchio, il vestito mimetico verde cartavetrata di certe auto dell'esercito, il rosso sprint della Giulietta Sprint, il celeste Consul, il doppio passo del tettuccio bianco o dello pneumatico 1100 prima serie, la V bicolore del pulmino Wolkswagen, il grigio topo della Giulia, il nero atavico delle Flaminie che non faceva affatto pensare a funerali o a rappresentanze presidenziali, certo a Napolitano sì, fa pensare, il bianco arrugginito delle 500 che aggrediva pure il paraurti cromato, il besg lussuoso della 1500 Fiat Nuovo Tipo, l'argento della Porsche che causò e consuma ancora tante vite contro gli insopportabili alberi della strada, il violarduino della Cocomobile a un solo sportello anteriore o il giallouovopuzzopazzo della più piccola delle Honda sperimentali, e il biancomarrone delle Simca, e il melange sconcio della nostra memoria, fanno altresì pensare che l'evoluzione della specie passi attraverso il deperimento creativo dei colori delle vecchie automobili.

sabato 8 ottobre 2016

UN CANE-FEMMINA IN RUSSO di Gaetano Altopiano






In questo preciso istante a Bodajbo nella Siberia sudorientale ci sono -13 gradi. La sua temperatura media, su base annua, è -5,5 gradi con punte che nel mese di gennaio arrivano anche a -30. La massima si raggiunge a luglio e in genere non supera mai i +15 gradi. Un posto molto freddo. Ci sono circa 16.000 abitanti e il fuso orario è +8 h. dal meridiano zero. Provando a digitare “meridiano zero” in testa all’elenco delle plausibili corrispondenti fornite da Google ho trovato una casa editrice, un movimento politico, una casa di produzione teatrale e solo più in basso l’unico vero meridiano zero che doveva rispondere a questa definizione, ossia quello di Greenwich. Un fatto che a volerci provare potrebbe replicarsi migliaia di volte, certificandomi un dato che però mi è noto da un pezzo: l’inattendibilità e la squalificazione di ogni motore di ricerca. Se non altro per l’ordine d’importanza con il quale ognuno di questi pubblica le informazioni, classifiche frutto della forza bruta di esperti programmatori e non di un cortese lavoro didattico. Come se in una scuola media (questo è il livello) soltanto perché il professore di lettere è più furbo del collega di matematica si facessero venti ore a settima di storia e non più di due miserabili quarti d’ora di algebra. Con piena approvazione dei ragazzi, ecco il dramma, che essendo parte “passiva” crescerebbero convincendosi che quello sia il giusto ordine delle cose. E ai quali un bel dì - secondo questo ordine delle cose - dovremmo vietare persino di digitare frasi come “dolore al pollice destro” o “stitichezza” per non essere costretti a dover prenotare loro giornalmente almeno una TAC. (Considerazioni nate mentre cercavo di verificare se è vero che suca in russo significa cane-femmina)


STORIE DEL SIGNOR JFK (50) di Francesco Gambaro




Non sappiamo con quale grado di beltà mentale e contro le regole di ogni scienza JFK infilzi lo schermo del televisore con un coltello da carnezziere STUDABEKER. Quando lo fa, e lo fa con determinazione, il coltello, affilato e affiliato STUDEBAKER, affonda e nuota nell'azzurro burro della carne televisiva. Assassino non lo devi dire a nessuno, si sgola JFK nella foga cieca e rozza dell'assassino, e affonda e ruota il suo STUDABEKER nel marmo gelatinoso del suo specchio televisivo. JFK poi non ricorda chi ha eliminato, da buon professionista e gentiluomo riaccende il televisore. Ora funziona perfettamente.

venerdì 7 ottobre 2016

A CU VINCIA PIRDIA A CU PIRDIA VINCIA di Francesco Gambaro




mon frère gaetano altopiano mi ricorda le gare in retromarcia. Le seguivo come navigatore dal bordo acciottolato fiduciale e arbitrale di un tratto della Palermo-Montepellegrino. Urlavo sempre hai vinto all'ultimo arrivato in 595 Abarth, il mio copilota Vicé.

(L'OCCHIAIA. 26.) di Elio Coniglio



    In ombra, disteso con le mani incrociate sotto la nuca sull’erba umida cresciuta in prossimità dello stagno, ascolto rapito il gracidio delle rane interrotto di tanto in tanto da un tonfo sordo, da un fruscio furtivo, dalla caciara soverchiante che un vento bizzarro, quando gli gira, mi porta dalla riva opposta dove numerosissime donne cancaneggiano con uomini che più che danzare traveggolano perché tutti ubriachi:. Poco distante, un’occhiuta  lingua bluastra mentre scandaglia l’aria fiuta la mia presenza. Un solo attimo dopo, lo strano lucertolone color del cuoio crudo punta senza indugi verso il mio ventre nudo. Da un altro sogno, una voce preoccupata mi urla di stare attento perché le iguane sono pericolose…. 

PAPA' CAMBIA MARCIA di Francesco Gambaro




Papà cambia marcia. Non lo vedi che la macchina non ce la fa. Sei in terza papà. È con la seconda che le macchine se la fanno queste salite. Perché hai messo la quinta, così non ce la faremo mai, ritorna alla terza papà, senti quanto sta soffrendo il motore. Questa è la retromarcia, la quarta la quinta cosa stai facendo non ce la faremo mai papà, si sta fondendo il motore, non lo vedi papà che non ci muoviamo, che fumiamo, metti la prima riprenditi, no quella è di nuovo la quarta papà, stiamo andando indietro, c'è la discesa papà, metti la retromarcia che frena, stiamo scivolando papà, tira il freno a mano, mettiti il freno a mano e frena e frena e frena, non ce l'hai la settima? Ce l'ho la settima. Ce l'ho nel cruscotto la settima delle danze, guarda sotto i tuoi piedi che forse è caduto tutto per intero Ludovico Van.

MA COME HO FATTO? di Gaetano Altopiano









Ho un gran numero di amici tra gli sconosciuti. Porto scarpe 41 e mezzo. Ho 4 lontani cugini a Lodi (si legge lodai), New Jersey, USA. Niente di straordinario, dunque. La signora che aspetta l’autobus però (linea Flixbus, Bratislava-Vienna, corsa delle 18.30, lei tra i 70 75) a un certo punto mi chiede in perfetto slovacco: a “vcasné typichy to autobus? Io, prontamente rispondo: a ako to sulozit’ màm vediet’, je to prvykrat co vziat. Straordinario. Ale ako som urobil? 

giovedì 6 ottobre 2016

NON SO DI CHI SIA LA DECULEIA (gloria Adandrea Marcenaro) (riderà riderà riderà) di Francesco Gambaro



ma Andrea Marcenaro scriverà ieri sul Foglio: Maria Laura Rodotà, della quale, per un motivo o per l’altro, molti di voi potrebbero aver sentito parlare, ha compiuto ieri un altro gesto

notevole. Ha postato su Twitter, cioè, una foto di Ivanka Trump, figlia del candidatissimo yankee, accompagnandola con un di- stico: “Ricorda qualcun*”. Dove a balzare agli occhi, prima di tutto, era la raffinatezza di quel *, che lasciava alla malizia attenta del lettore se potesse mai sottoindere una a, o piuttosto una o. Ora. Non bisognava poi essere così esclusivisticamente maliziosi per accorgersi, e al volo, della forte (eccetera, se volete continuare ma, continuate a correre e sudare sulle piste di Trastevere che vi fa bene) somiglianza della signora Ivanka con la signora Patrizia D’Addario (in Berlusconi). Né, di conseguenza, per capire come la Maria Laura avesse saputo cogliere, con quell’unico piccione, la doppia fava della politica interna e della estera. Abbatteva infatti, con quelle che lei, apprezzata femminista, stava segnalando come un paio di troie, i due maschi indecenti di due diversi continenti. Disse una volta Charles Bukowski, noto maschilista e stranoto beone: “Scopare la mente di una donna è un vizio da raffinati intenditori, gli altri si accontentano del corpo”. Sublime. A trovarla, la mente di Maria Laura. Gloria a Andrea Marcenaro.

mercoledì 5 ottobre 2016

VOTA RENZI (1) di Francesco Gambaro




Questo bisogno di soldi, la obiettiva difficoltà di sopravvivenza ekognomica, l'assenza di uomini politici di svaglia, ci rende allegramente baricchi & barbari. A un tassista di una città che non dico, ieri, non ho pagato i 15 euro da lui richiesti contro i cinque secondo tassametro taroccato. Poi, sotto indagine e sotto copertura del finanziere che non sono, mi ha risposto piangendo: non so quello che faccio, la mia fidanzata, mi deve scusare, la mia fidanzata, l'avevo scambiato per un turista. Bè, cazzo, mi dia l'indirizzo della sua sfidanzata.

INTRAMOENIA (Roger Scruton) (Stefano Mallarmé)



Platone. Per ogni dialogo platonico c'è un vino adatto. Un bel claret vi farà attraversare a passo tranquillo tutta la Repubblica, mentre per il Fedro sarebbe più adatto un rosé leggero e solo un Manzanilla secco come un osso renderebbe giustizia al Filebo. Alle Leggi farebbe bene un Borgogna robusto, che dia coraggio all'inevitabile desiderio di saltare qualche pagina e, anzi, lo legittimi. Ma quando arriverete al sublime Simposio, sarà invece qualcosa di leggero e semidolce ad aiutarvi a catturare almeno in parte l'allegria della compagnia e bere per ognuno dei partecipanti quando si alza a parlare.”

Roger Scruton, “BEVO DUNQUE SONO, Guida filosofica al vino”, Raffaello Cortina Editore 2010

Nulla, una schiuma vergine verso / solo a indicare la coppa; / così al largo si tuffa una frotta / di sirene, taluna riversa. /
Noi navighiamo, o miei diversi / amici, io digià sulla poppa / voi sulla prora fastosa che fende / il flutto di lampi e d'inverni; /
una bella ebbrezza mi spinge / né temo il suo beccheggiare / in piedi a far questo brindisi /
solitudine, stella scogliera / a tutto quello che valse / il bianco affanno della nostra vela.//
Solitude, rècif, étoile
A n'import ce qui valut
Le blanc souci de notre toile.

Stéphane Mallarmé, “Brindisi”, Feltrinelli 1966, traduzione di Luciana Frezza



martedì 4 ottobre 2016

SE VOLETE RIPETO TUTTO A MEMORIA 2 di Gaetano Altopiano




Lazic – Stanojev – Vuckovic – Praizovic – Popovic – Petrovic – Dimitrievijc – Tihomir – Djordjevic – Balic – Maluckov – Obradovic – Gaborovic – Jovanic – Ilke  – Bull  - Gin tonic – Negronic – Bloody Maryc – tutti amici mia.  

domenica 2 ottobre 2016

NESSUNO TOCCHI RENZI di Francesco Gambaro




Il miglior titolo, alla fotografia della Raggi che discute con un suo assistente nella più alta terrazza del Campidoglio, l'ha tirato fuori Pietrangelo Buttafuoco, “la sindaca sul tetto che scotta”. Ci penso non per per omaggiare la purbella eppure discretissima sindaca, rubata in favore dell'assatanato pubblico del web e dei suoi frettolosi gattini detrattori: in quella fotografia fa piuttosto pensare alle commesse che fumano veloci davanti i negozi, anche sotto la pioggia “smoking in the rain”. Mio nonno fumava di nascosto nel retré e non dimenticherò il “forsennato agitato” delle mani per scacciare il fumo quando qualcuno improvvisamente entrava (gli era stata sequestrata la chiave per cura del sua enfisema). Ci penso, dicevo, ascoltando le odierne esternazioni di un presidente galletto, enfisematico adasé dialettico di un suo matto predecessore, che rimbrotta Renzi per rilanciare la campagna referendaria. Lazzaro resuscitato appena i più bendotati dirigenti di quel partito che non c'è più, appunto, non furono più. L'Italia continua a avere due presidenti (come Roma due papi), solo che l'uno, quello in carica, è ombra dell'altro. 

sabato 1 ottobre 2016

STORIE DEL SIGNOR JFK (49) di Francesco Gambaro




JFK schiaccia le formiche della sua scrivania, una per una. Sino a che crede di averle ammazzate tutte. Anche le formiche ci credono, nascoste e formicolanti tra i capelli e la barba di JFK, all'interno della fossa ombelicale o dei riporti della sua pancia, sotto la scrivania appesi a ventosa alla maniera degli uomini ragno, metafisicamente mimetizzate nel costante prurito che accompagna JFK nella notte. Vive e vegete.