Organismi
che svolgono ogni funzione vitale in un’unica cellula. Mangiare,
dormire, fare bancomat, imparare il greco. Tra i quattro modi
possibili alla loro riproduzione, scissione binaria, gemmazione,
copulazione, coniugazione, il quarto è il più singolare: quando due
cellule si avvicinano temporaneamente e una si comporta da maschio
(cedente) e l’altra da femmina (beneficiario) senza che per nessuna
delle due sia mai stato stabilito l'assetto prima dell’avvenuta
cessione cromosomica. Maschio o femmina, quindi, semplicemente a
seconda del caso e solo a posteriori. Impossibile l’acne da
segaioli. Impossibile ogni fetore post-puberale. Una minchia senza
passato. Straordinario.
giovedì 31 marzo 2016
SI MUORE COMICI di Francesco Gambaro
Rivisto oggi Il
postino di Machael Radford. Perché certi comici vogliono coronare
vita e carriera da attori drammatici. Paradossalmente uno stupido
complesso di inferiorità li trasforma da guitti completi a guitti
incompleti. Lo straziante Troisi finisce carriera e vita tra le
braccia di un Noiret-Neruda truccato come una checca per contrastare
il pallore ferale del postino, il vanaglorioso Totò ridicolizzato da
un regista senza più verve in Uccellacci e uccellini, per non
parlare di Benigna, come lo chiamava Paolo Poli, il cui arretramento
cerebrale ha scassato i cazzi pure alle calzolaie di Vigevano. Spenti
alla morte senza un residuo desiderio di morire accesi. Ah Jerry
Lewis, ah Jerry Calà.
mercoledì 30 marzo 2016
MISTERO JULIA ROBERTS di Francesco Gambaro
Ci sono quelle che se le rifanno e quelle che nascono con le labbra rifatte. Come Joker per esempio, il terrore di Gotham City.
CORTESIE ALLE MACCHINE di Francesco Gambaro
Sì,
insomma mi capita, dopo avere rinvergato i luddisti, dopo avere visto
un collega segnare con un chiodo l'Alfetta del capo. Sì, insomma,
guidando mi capita di avercela la tentazione. E se tentazione è
perché non soddisfarla? Così, distrattamente, pure non avendo
l'Aston rostrata di James, sì, insomma lo faccio. Sfioro
delicatamente lo sportello di una Citroen DS21, un graffio come un
baffo di bacio, faccio delicatamente saltare il parafango di un
Maggiolino verde, brindo alla russa rompendo il fanalone di una Jeep
mericana, sgancio con il mio paraurti di lamiera i paraurti di
plastica. Delicatamente, senza farle incazzare, tanto loro
posteggiate a dormire stanno.
OSTI-NAZIONE 2 di Gaetano Altopiano
Per
l’uomo senza mani non esiste il verbo afferrare. E come potrebbe?
Ma uno che aveva perso uno dei mignoli in un incidente stradale
sosteneva che ogni tanto vi avvertiva prurito. Qualcosa di molto
vicino al risveglio ciclico delle vecchie ferite: anche a distanza di
anni figliano come appena sbocciate. La carne ricorda e non intende
dimenticare, diceva. Qualcosa di molto vicino alle abitudini della
mia motilità intestinale: solo al mio rientro, dovessi essere stato
fuori anche due settimane, torna normale. Appena aperta la porta il
cervello avvisa il resto del corpo. C’è il passaparola: finalmente
a casa.
martedì 29 marzo 2016
DISSE LA MADRE DI TUTTE LE CRAVATTE di Francesco Gambaro
Una
cravatta non seppe più annodarsi. Aveva dimenticato la manualità
volatile. Come un uomo che per mingere gli sfugga il mezzo di
trasporto della minzione. Era una Ambassador Lanieri eppure non
sapeva più darsi. Roteando finì per imbrogliarsi. Aveva un
salvavita, non funzionò. Una cravatta ha bisogno di un nodo vero,
che sappia ogni giorno realizzarsi in elegante veronica, disse la
madre di tutte le cravatte. E la impiccò.
PREFERENZE di Gaetano Altopiano
Mi
disturbo fortissimamente come persona e non intendo assolutamente
fare razza: la mia autorità politica mi sta sul pisello e oggi è
una di quelle giornate in cui smetterei volentieri di rilasciare
dichiarazioni e progettare un futuro. Ringrazio gli intervenuti ma mi
preferisco blando e senza obiettivi, di sesso incerto, possibilmente
ubriaco già dalle prossime due ore.
lunedì 28 marzo 2016
TREIBT GATTUNG, KINDER di Francesco Gambaro
Metti
che hai ancora uno scheletro. Metti che questo scheletro stia ancora
dentro. Metti che cominci ad agitarsi a tremare a rivoltarsi a
manducare quello che resta della tua carne viva. Metti che non sai
che pesci pigliare. Metti che non hai nemmeno il tempo per pregare.
Metti che questo scheletro buchi tutte le falle del suo vecchio
involucro. Metti riesca a liberarsi. A respirare finalmente. Metti
diventi un gigante. Metti che una volta uscito la sua fame d'aria lo
faccia crescere a vista d'occhio. Metti diventi un gigante e avanzi
spaventoso come un caterpillar. Metti sia carico di odio per troppi
anni di segregazione. Metti sia assetato di vendetta. Cominci a
violentare ogni germoglio umano sgolandosi: Treibt Gattung, Kinder,
Fate razza, figlioli.
OSTI-NAZIONE di Gaetano Altopiano
domenica 27 marzo 2016
I VECCHI (8) I figli di Francesco Ganbaro
Scusate, ma se non se caca, como potemos pensar los ninos?
RUGHE (per Paolo Poli) di Gaetano Altopiano
Cos’ha
in comune la buonanima di Paolo Poli e L’ultimo rinoceronte bianco
della terra? A Cuba mummie fenicie calcano il palco ancora un’ultima
volta: va bene tutto purché - finalmente - ci si senta liberi. Qui
ci
si
risana col sonno,
cantava nonno Benn. Nient’altro abbiamo, che ormai non siano
solamente rughe. E rughe. E rughe.
LA MERAVIGLIA (incontri al drugstore) di Francesco Gambaro
Fermarsi
in autostrada per un panino e una bireta. Seguire con gli occhi i
movimenti di una famiglia. Papà in piedi che cerca canticchiando un
cd da viaggio, mamma che addenta un'arancina: mamma quant'è grossa,
ne mangerò la metà. Seduta di fronte la figliacosì: circa
vent'anni capelli grigi denti spaesati dentro un sorriso felice e
immobile. Offre alla madre, dopo ogni morso, la sua ciambella: no
cara, quella è per te. Nonno che gira tra i tavoli senza chiedere o
volere niente. Percepire la meravigliosa sostanza di quella famiglia
con un groupon in gola.
sabato 26 marzo 2016
I VECCHI (6) Er piselo di Francesco Gambaro
Con questa pancia non lo vedo più, ce sei ancora, mò me senti, pronto, me senti, ma me senti?
A UN DISTRATTO CARELLA di Francesco Gambaro
“cari poeti romani
l'anno scorso mi pare che c'era un po' di vento, Carella che spavento
aveva perso la busta dei soldi per fortuna l'ha ritrovata in fretta,
Zeichen in casa aveva messo una molletta per reggere un telo almeno
gli pioveva di meno, e mi ricordo di Castelporziano quando il palco è
caduto piano piano e di Piazza di Siena e ricordo Valentino vetito di
bianco, Cordelli era lì sul palco l'indomani i capelli gli sono
diventati tutti bianchi” Vivian Lamarque
PUR NON VOLENDO E’ UN TUTTO di Gaetano Altopiano
Una
così inusuale relazione vissuta da lontano. Mai visti di persona,
mai sentiti in diretta, mai conosciuto l’uno dell’altro niente
che non fossero esclusivamente fotografie e lettere. Ma con patema
d’animo, attese snervanti, controlli ossessivi della posta in
arrivo. Potremmo definirlo un “tutto” inesistente. Eppure Craig
Venter riesce a sviluppare la vita dal nulla. Gli bastano 473 geni
(sintetici) e il primo batterio artificiale del mondo è compiuto:
Syn 3.0. Così si chiama. Uguale uguale a un batterio vero e in grado
di replicarsi. Un altro tutto che nonostante tutto è un tutto.
VECCHI (1) Cataratte di Francesco Gambaro
Un po' mi sono rotto i coglioni, per baciare la mia ragazza devo mettere gli occhiali.
STORIE DEL SIGNOR JFK (27) di Francesco Gambaro
JFK
si siede sullo scalinetto dell'angiporto. Ha due coppetti di
semenzina. Ne porge uno alla sua amica che non c'è. L'amica che non
c'è finge di prenderlo in mano e comincia a sminuzzare con i denti
la semenzina. JFK ragiona agitando le mani e, così facendo, sparge
sul marciapiedi parte del contenuto del coppino. E' notte, la sua
amica che non c'è finge di alzarsi dicendo, devo tornare da mio
marito. JFK si agita, segnala la nave che sta lasciando il porto. La
semenzina sul marciapiedi balla di punta, fa giravolte a trottola,
distrae JFK dalla triste consapevolezza.
giovedì 24 marzo 2016
COSA TIENE IN VITA GLI OCCHI di Francesco Gambaro
Non sono gli
occhiali. Non sono le lacrime. Non sono le palpebre pietose che
nascondono li nascondono li riposano. Non sono le gocce di camomilla
che li rinfresca né l'alta pressione che li riscalda. Cosa tiene in
vita gli occhi sono i piedi. Passo dopo passo, senza più la zavorra
del corpo, a filo diretto come in una vignetta di majakovskij, si
guadagnano il cielo.
IN GENERALE di Gaetano Altopiano
Sembra
che le mie orecchie abbiano finalmente sentito la prima affermazione
seria sul perché dell’esistenza di un paradosso come il
terrorismo. Niente di religioso, ma solo unicamente politica.
“L’Islam in generale non esiste. Così come in generale non
esiste l’Occidente”, conclude felicemente Cacciari (su La 7).
Sembra anche che i miei occhi abbiano letto che l’UE abbia deciso
di rivolgersi alla massima autorità antiterroristica esistente sulla
piazza, Benjamin Netanyahu, ratificando, perlappunto, la natura del
problema che è solo e unicamente politico (il Foglio).
Renato
Guttuso indossava soltanto pullover di colore rosso, nondimeno
passava per uno dei pittori più bravi d’Europa. Solo girocollo e
solo di cashmere. Li comprava sempre nello stesso negozio e sempre
della stessa marca, racconta con ammirazione l’autore di un libro
(oltre che erede del citato negozio), ritenendo quest’abitudine
segno di sobrietà ed eleganza tanto da riferirne come “esempio”
da seguire. Che potrebbe anche essere vero, ma non nel caso del
pittore che in realtà era un artista alquanto prevedibile e privo di
fantasia. Nemmeno l’eleganza esiste, in generale.
mercoledì 23 marzo 2016
IL VIZIO DI PIANGERE di Francesco Gambaro
Visto
ieri Mai più vicini dove Diane Keaton è una cantante da stardust
diner che non riesce più a finire una canzone senza scoppiare in
lacrime, causa vedovanza e mancata maternità. La sinodale Diane
assomiglia papale papale alla sinodale nostrana Loretta Goggi che, in
tutti i talks cui partecipa come invitata, appena si nomina il
defunto marito, il ballerino Gianni Brezza (e lo si nomina per
contratto), prorompe acqua salata a quattr'occhi. Glissando sul
teatrale singulto assassino della Fornero saltiamo alla Mogherini che
ieri in piena conferenza stampa sugli attentati di Bruxelles è
dovuta scappare finendo tra le braccia del ministro giordano Nasser
Jodeh
che, a sfavore di telecamere, le ha infilato in tasca il suo
coloratissimo, nero bianco verde e rosso, fazzoletto giordano. Di
tutta questa naturale produzione d'acqua non se ne potrebbe fare
tesoro, imbarattandola e immettendola sul mercato, scopo
beneficienza, con la scritta Vizio d'Artista? (o lacrima o
incontinenza o improvviso d'artista?)
LA CATTIVA 8 (Parliamo di puro calcolo) di Gaetano Altopiano
L’opuscoletto
parla di “operazione vantaggiosa e veramente poco impegnativa”.
Minima spesa, massimo rendimento. Ci vuole un attimo. Erroneamente
definito come gesto di inclemenza contro se stessi, sembra essere
invece un’operazione di natura bancaria. Anzi, l’unica voce di
bilancio che chiuderebbe indubitabilmente i conti in attivo.
L’opuscoletto dice: “Immaginare anche un solo istituto di credito
che solo per pietà abbuona gli interessi passivi ci appare
impossibile. Dunque, come riuscire a concepire qualcuno che solo per
pietà continua a pagarli?” Parliamo di puro calcolo.
martedì 22 marzo 2016
VENTI DI PRIMAVERA di Francesco Gambaro
Qui vento similbora,
200 chilometriorari percepiti. Rischiato tutto anche di cadere come
peramarcia cade, di essere volato come sacchetto ecologico di
escrementi vola. I maitre à penser metereologi mi confortano: oggi
soleggiato in Sicilia, temperatura sopramedia, venti primaverili.
Impossibilitato a uscire di casa
affidato a Piccione
Paolo mio messaggio di SOS. Tusa, 21.03.16, ore 13,200. Reinviato
messaggio SOS, tramite Piccione Paola. Tusa 22.03.16 ore 11,207.
lunedì 21 marzo 2016
LA DURATA DELLE SCARPE di Francesco Gambaro
Nessuna scarpa dura
quanto un piede: si deforma, lo deforma e muore. Esistono al mondo
malati che credono nella durata, non soltanto delle loro scarpe ma
anche dei loro piedi. Appena morti, le vedove calzeranno gli ignudi
condom dei loro ex con vecchie scarpe tenute nascostamente in serbo
nella formaldeide.
sabato 19 marzo 2016
FINALMENTE IL MARE di Francesco Gambaro
Un uomo scende dalla
scaletta dissestata del suo albergo a mare, scende e pensa, tra poco
raggiungerò il mare. Scivola, batte la testa, si rialza. Molto
sangue nella sua testa. Fuori dalla sua testa. Riscivola. Si tuffa.
Il mare non è salato. Dolce come il suo sangue.
Di lui, del mare.
venerdì 18 marzo 2016
NEL GIRONE DEGLI INGORDI di Francesco Gambaro
A propos di Georges Simenon, di Rainer Werner Fassbinder e di Umbero Eco, scrivevano, giravano e leggevano troppo.
Cfr.: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/eco-scalfari-sopravvalutati-e-maestri-pochi-dellitalia-oggi-1235272.html
giovedì 17 marzo 2016
STORIE DEL SIGNOR JFK (26) di Francesco Gambaro
IFK
non è sordo, è molto sordo. Perciò seduto al bar sente tutto
quello che vuole sentire, approva, ride, saluta: una masculiata di
voci si fa strada a fatica dentro le sue onecchie oramai diventate
virtuali. Tu comunque questo non me lo dovevi fare, e prendilo a
schiaffi ogni tanto, il tractatus per me è soprattutto un testo di
poesia, il verbale l'hai poi firmato? io lo prendo senza, ciao alla
fine ce l'hai fatta. Poi è tutto rumore. Poi quando tutto è troppo
rumore JFK si alza con l'eleganza di un cameriere, raggiungendo il
tavolo più lontano chiede: allora, i signori hanno deciso?
E' BUONO QUELLO CHE NON HO FATTO di Francesco Gambaro
E'
buono quello che non ho fatto. Stanco di rispondere alla domanda
tormetone degli anni sessanta Che fare? Tanti passi, ho fatto tanti
passi che molti marciapiedi di Palermo e pochi di altre città e
paesi sanno. Per rispettare i marciapiedi bisogna camminarci sopra,
correre talvolta. Ho partecipato a dare spettacolo, distrazione, vita
a molti marciapiedi intorpiditi e immalinconiti dal cemento. Chissà
che sobbalzo avranno avuto quando anziché io passavano le donne
degli anni sessanta, con minigonne scamosciate e mutandine a fiori.
Le frane, le buche, le piccole paludi d'acqua, il segno che siamo
passati.
UNA GAZZA SEGUE di Francesco Gambaro
Un
portafogli non ha più impunture, il contenuto emigra da tre pertugi,
la pelle è ancora buona, nera e oleosa, non più al servizio della
sicurezza. Sta in tasca di ginz stazzonati e scoloriti dalla polvere
di lunghe passeggiate. Neanche i ginz hanno più impunture, il
contenuto sgattaiola da molti fronti, pure dalla cerniera sdentata.
Una gazza segue e raccoglie le foglie del portafogli, soldi a forma
di carte per patenti, bigliettini amorosi, fuffa. Li raccoglie
beccandoli al volo, li riporta attraverso la cerniera sdentata nella
tasca dei ginz, nel portafogli.
sabato 12 marzo 2016
MATTHIAS GRUNEWALD, 7 MINUTI di Gaetano Altopiano
Mentre
guardo (osservo, sarebbe più corretto) il verde impressionante della
pelle di Gesù nella sua Crocifissione
e nella sua Deposizione
dell’Altare di Isenheim, convincendomi che non ci sia altro pittore
che abbia saputo meglio dipingere la “putrefazione” della carne,
mia moglie chiama un amico per chiedergli notizie della madre
(ricoverata con seri problemi in ospedale). Sono le 09:39.
Nell’attimo in cui chiude la telefonata (09:43) la sento emettere
un respiro di rassegnazione. Niente di buono. Di Grunewald si sa
molto poco, neanche il nome è certo sia veramente questo, forse
Gothart Nithart, forse un altro ancora. Intanto osservo
(controllando, sarebbe più corretto) il corpo pustoloso dell’uomo
in basso a sinistra nelle tentazioni
di sant’Antonio.
La parte più ripugnante riguarda la zona ombelicale:
un’infiorescenza cimosa, come un enorme foruncolo da adolescenti.
Col mouse ingrandisco, ingrandisco. Ingrandisco ancora. Il foruncolo
ha dimensioni vulcaniche ora. Sono le 09:46.
TELEFONATA DALLO ZIO PINO di Francesco Gambaro
Oggi
è il dodici marzo duemilaessedici... (lunga pausa) ...e minchia!
PATACIANDO di Francesco Gambaro
Pataciando, termine
usato forse strabusato dalla sconnessura botolina, vuol dire subire
l'affanno dell'art.1126 dei terrazzi protocomindiniali o del
primodone, garraffa di acini farmaucetici producentesi in western
oppure comunicazione al comune di Castelporziano per inizio lavori di
estinzione bonifici in rilasso di prefiche. Dio ci salvi dai
morriconi questa è la festa dei morti di oggi evviva la fica di noi
trovajoliardi. La cosideta patapata.
giovedì 10 marzo 2016
STORIE DEL SIGNOR JFK (24) di Francesco Gambaro
JFK soffriva di
erezioni, lunghe erezioni, esagerate erezioni, esagitate erezioni:
delle unghie delle mani, dei piedi (da 45 a 46), dei capelli, degli
algoritmi delle emorroidi, del porco insetto che gli si era infilato
nell'orecchio e che eruttava a vista d'occhio. I tasti del pianoforte
avevano un erezione, le lampadine una erezione gialla. Del pavimento
bisogna dire che più che una erezione sembrava una eruzione. Lo sta
schiacciando sul tetto, poveraccio.
LA CATTIVA 6 (oppure contromontalbanouno) di Gaetano Altopiano
Quello
che è successo a Camilleri, al commissario di Vigata (mi pare) e a
tutta la Rai Tv è riferito nientemeno che a Lao Tzu: “le armi sono
strumenti che l’uomo nobile non ama, egli le usa ma contro la sua
inclinazione; l’importante è non rimanerne schiavi”. Riuscire a
cavalcare
la
tigre
dunque, impresa già di per sé difficile, senza esserne divorati
(praticamente impossibile). La serie di Salvo Montalbano, difatti, ha
definitivamente rotto il cazzo.
mercoledì 9 marzo 2016
IL GOVERNO DEI POETI di Gaetano Altopiano
Prima
dei tempi moderni, il più aperto, flessibile e sofisticato tipo di
governo veramente esistito fu senza dubbio quello “dei letterati”
dell’impero cinese (peraltro, qui da noi, ipotizzato nel medesimo
periodo da Platone e poi dai filosofi europei del XVIII sec.). Da
allora, e per circa duemila anni, la Cina è stata governata da
funzionari scelti esclusivamente per la conoscenza dei classici e per
la loro “sensibilità” alle arti (poesia e musica,
essenzialmente), mai per competenze peculiari alla politica. Questo
perché in quella civiltà il concetto di “moralità” e quello di
“cultura” erano praticamente sinonimi. Il concorso era
addirittura pubblico e aperto anche agli appartenenti alle classi più
povere. Solo per avere un’idea di quanto fosse raffinati da quelle
parti sappiate, per esempio, che ci si poteva rivolgere agli altri
solo usando nomi di cortesia, mai usando il loro nome proprio (poiché
l’azione implicava il controllo su quella persona).
martedì 8 marzo 2016
SCOPARE NON SCOPARE di Francesco Gambaro
Unirsi
non è un atto dovuto, meglio il gioco automatico delle mani che si
intrecciano e si accoppiano su un treno, girano i pollici in senso
orario ma anche antiorario, un gioco amoroso a rimpiattino che si
conclude con l'arrivo in stazione dopo l'ultimo incrocio ferroviario.
Così per l'androgino perfetto che stiamo diventando (dicono alcuni
romanzi saggi indagini socio-antropoligiche interviste che oggi
girano con successo) scopare come lavorare stanca, il piacere è in
se stesso e in se stessi, e solo quello si cerca con profittevole
indolenza. Conclude il suo articolo sul Foglio di oggi Antonio
Gurrado “Ad esempio oggi, avendo una mezza
giornata libera, ho preferito scrivere quest’articolo.” Ma già
Elémire Zolla sosteneva: “In una prospettiva metafisica,
l'incontro con l'androgino è sempre stato inevitabile. Quando la
mente si innalza al di sopra dei nomi e delle forme, non può che
toccare il punto in cui anche le divisioni sessuali vengono
superate.” Dunque facciamola finita con generazioni Y temporalismi
evoluzionismo culturale, siamo e saremo quello che siamo sempre
stati, giocolieri delle mani per intenderci, alla maniera di Diogene
che pure si masturbava in agorà.
PUBBLICATO IL 7 MARZO di Gaetano Altopiano
“Salve
a tutti domani mattina 8/03/2016 cerchiamo coppia ho coppie per fare
orgia già siamo 3 due maschi una donna se siete interessati scrivete
oggi solo coppie non singoli trattare solo oggi. Grazie max 30 anni.”
lunedì 7 marzo 2016
IL PASSO DELLA DOMENICA di Francesco Gambaro
Le campane della
Curia dei Frati Minori di via Terrasanta suonano ma non svegliano le
pance pomeridiane, abbaffate di cassate, le automobili rallentano a
ogni incrocio e si fermano a un metro dalle strisce pedonali anche se
non le attaversa nemmeno un topo, i bambini con la cuffietta al
bonbon dondolano la testa dai parabrezza posteriori come cagnolini di
plastica pelosa, sagome di passanti incollate alle vetrine dei negozi
si scambiano con i manichini, la siesta la domenica a Palermo è
postprandiale e insonora, solo una Yamaha XVS 1100 Bobber
smarmittatissima scaccia il silenzio con uno scatto di prima, tuona,
spaventa l'incombente tramonto e rade al suolo le passeggiate
dominicali. Quella moto sono io.
AGENZIA N.14 di Gaetano Altopiano
Chi
ha sempre sperperato il proprio danaro, o, quantomeno, ne ha
dissipato la forza apriori
riducendolo di quantità nel corso degli anni o ancora non ne ha mai
veramente riconosciuto l’esatto valore, squalificandolo, si è non
solo assicurato una pessima vecchiaia ma privato soprattutto di uno
dei piaceri più segreti e voluttuosi che, da che il mondo è anche
mondo economico, si possa provare: il risparmio. Oltre all’impagabile
soddisfazione di essere salutato in maniera particolare dal direttore
della propria agenzia. (In genere, con occhiate maliziose).
domenica 6 marzo 2016
sabato 5 marzo 2016
END di Francesco Gambaro
Quando i bambini si alzano in volo e tenendosi per mano volteggiano in cielo significa che sono chagall.
Quando i bambini, tutti i bambini del mondo, tenendosi per mano fanno un girotondo intorno al mondo significa che sono endrico.
Quando i cartoni si alzano in volo e volteggiano sopra gli ultimi piani del grattacielo ina per poi ricadere sui marciapiedi di palermo significa che non c'è più vento.
UNA CONSIDERAZIONE SULLA STORIA UNIVERSALE di Gaetano Altopiano
Possibile
retrocessione dell’alta pressione. La bassa spinge più forte di
quanto previsto. Sempre allo stesso punto l’incontro: fascia
centro-ovest mediterranea (Portogallo, Spagna del sud, Baleari, nord
del Marocco, Tunisia, canale di Sicilia). Allora. Riflessione
antropogeocentrica: la natura dell’essere umano, qui intesa per
comodità come “indole”, e non solo le sue caratteristiche
fisiche, dipendono esclusivamente
dal luogo d’origine. Persone di un certo tipo apparterranno
esclusivamente
a un certo ceppo geografico e soltanto a quello. Uno svizzero, tanto
per fare un esempio, non potrà mai dipingere come un portoghese né
il portoghese avrà mai cura del posto di lavoro come ne ha uno
svizzero. Effetti della latitudine. Pensiamo allo iodio che si libera
nelle coste portoghesi dalle mareggiate atlantiche e ai suoi effetti:
una bruma alta 15 metri incredibile per quantità; pensiamo alla
costante bassa temperatura che costringe lo svizzero a evitare i
luoghi aperti e lo invita (costringe) all’introspezione continua.
Ora abbiamo un’idea. Un tedesco, per fare ancora un esempio (cito
F.Nietzsche, “Ecce Homo”) vivrà perennemente assillato dalla
stitichezza mentre in toscana, presumibilmente, nessuno avrà
problemi di questo tipo e non senza effetti sulla storia umana. Da
qui, presumibilmente, la nascita del Rinascimento.
venerdì 4 marzo 2016
UN MASCHIO BALDO di Francesco Gambaro
Un
maschio baldo si sporgeva ogni giorno dal balcone di via Villareale a
Palermo e imprecava come Rachele, non contro Dio, contro passanti,
automobili e umani frontalieri affacciati alle finestre. A loro
puntava occhi di fuoco che li costringevano a rientrare nelle loro
case. La vecchia madre ogni giorno lo tirava dentro afferrandolo per
le maniche del pigiama e lo picchiava a sangue con le grosse
mattarelle delle sue mani e noi frontalieri, da dietro i vetri,
sentivamo la sua preghiera pagana e idolatrica ripetere, basta basta
basta.
FELICITA’ 2 (ma non quella di AL BANO) di Gaetano Altopiano
Non
so da quanto più non incontravo una donna così “immediatamente”
bella. Per tre minuti - giuro - sono stato felice. Sfogliavo i libri,
parlavo al telefono, facevo finta di essere interessato a un certo
titolo, ma in realtà non facevo che sbirciarla. Mi ero dimenticato
di cosa fosse essere attratto da qualcuno all’improvviso: ne ho
tratto immenso piacere. Piacere che per un attimo ho rischiato di
aver dimezzato per una decisa - seppur brevissima - risposta di lei:
un’occhiata. Una soltanto. Chissà quale rottura di coglioni
sarebbe stato dovere imbastire una conversazione in un momento così
perfetto. Ma è andato tutto bene per fortuna.
giovedì 3 marzo 2016
MATRIMONIO GAY di Francesco Gambaro
Sono
stato consensientemente obbligato, per amore, a sposarmi. Liberando
mia mogliera dal peso di una rottura con i genitori. Liberando anche
mesteso dal peso moralistico-ideologico della convivenza. Contrario
al matrimonio civile perché allergico alle ingerenze istituzionali
mi chiedevo che cazzo ci faccio qui al municipio. Contrario al
matrimonio religioso mi chiedevo che cazzo ci faccio qui in chiesa.
Me la ridevo. Oggi mi pare che sposarsi sia politicamente folklore
(50 anni dopo gli anni 60 e la liberazione sessuale), infamante per
il travisamento del matrimonio cristiano tradotto in contratto
sociale. Se invece la convivenza tornasse attualità contro il
resuscitato, mostruoso conformismo?
ELOGIO DEL CAFFE' CORRETTO di Gaetano Altopiano
Per
poter pareggiare i conti, ogni volta che porta il caffè alla signora
(la sua) e la sente lamentarsi (puntualmente) che questo è troppo
freddo, o troppo caldo, mai (mai, ripete) alla giusta temperatura, si
inventa qualcosa (che lei fa per lui) che non vada. Pure se è tutto
quanto perfetto. Secondo l’uomo, la donna (la sua), vivrebbe di una
natura biliosa: concederle confidenza la renderebbe invadente,
trattata con distacco, rabbiosa. Non resta (concordiamo) che la
correzione.
mercoledì 2 marzo 2016
SI PIZZICAVA LA PELLE DEL PENE di Francesco Gambaro
Si pizzicava la pelle
del pene. Era elastica come non lo era nessun'altra parte del suo
corpo. Gli ricordava la pelle del pollo, arrostita e saporita. Un tic
più che altro, un passatempo. Adesso immaginava fosse proprio pelle
di pollo, bugnata e leggermente albina, aderente al pene come un
preservativo al pollo. Ogni tanto con le unghie si faceva male. Non
correva mai sangue, una minuscola virgola ematomatica il giorno dopo.
Pizzicando pensava all'ultimo insuccesso amoroso. Quei pizzicati
esigevano ragione all'erezione annunciata. Il desiderio si esaudisce
nell'esaurimento del desiderio. Però non si sentiva esaurito. Solo
un po' fuori, un po' lontano dalle pulsioni che avevano accompagnato
le sue ultime giornate masturbative. La pelle non scattava poi così
bene, ogni tanto un lembo rimaneva incastrato tra unghie e
polpastrelli.
martedì 1 marzo 2016
TI VOGLIO RACCONTARE UNA STORIA di Francesco Gambaro
Questa storia. Ieri
mi ero fermato a Caracoli per pisciare. All'uscita dei bagnetti Agip
il solito poveraccio che ti serve con una mano il tovagliolo con
l'altra ti chiede un centesimo. Butto nella bacinella la monetina e
disdegno la carta. Puzza, è brutto, ha le mani nere. Un tipo alla
Franz Biberkopf se mi capisci. Prima di risalire sul furgone
controllo la merce, sfilo una birra per il viaggio e riparto. Franz
si sbraccia, mi obbliga a fermarmi, mi fa cenno di controllare
dietro. Ho dimenticato di chiudere il portellone. L'ultima volta ho
perso per strada diecimila euri di derrate alimentari. Dimentico
spesso di chiudere il portellone o di chiuderlo bene. Sono un tipo
distratto. Osservo Franz da lontano che mi guarda contento. Alzo la
mano. Domani torno a trovarlo.
LA CATTIVA 5 di Gaetano Altopiano
(a
proposito dell’apologia della morte animale – solo domestica –
di Elena Stancanelli e della risposta di Francesco Gambaro)
Il
cadavere di una mosca giace accartocciato su se stesso sul davanzale
della finestra. Non saprei dire da quanto tempo: la mosca si
decompone diversamente da animali più grandi e non è un processo
ben visibile. Un giorno? Una settimana? Penso che pure lei, secondo
una certa logica, meriterebbe sepoltura, ma non muovo un dito. Scopro
che anche la regola della pietà è facchinamente politicizzata e io
non faccio eccezione. Da oggi però degna tumulazione per ogni pezzo
d’unghia, ogni capello, per ogni crosticina che si stacca.
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