Mentre
guardo (osservo, sarebbe più corretto) il verde impressionante della
pelle di Gesù nella sua Crocifissione
e nella sua Deposizione
dell’Altare di Isenheim, convincendomi che non ci sia altro pittore
che abbia saputo meglio dipingere la “putrefazione” della carne,
mia moglie chiama un amico per chiedergli notizie della madre
(ricoverata con seri problemi in ospedale). Sono le 09:39.
Nell’attimo in cui chiude la telefonata (09:43) la sento emettere
un respiro di rassegnazione. Niente di buono. Di Grunewald si sa
molto poco, neanche il nome è certo sia veramente questo, forse
Gothart Nithart, forse un altro ancora. Intanto osservo
(controllando, sarebbe più corretto) il corpo pustoloso dell’uomo
in basso a sinistra nelle tentazioni
di sant’Antonio.
La parte più ripugnante riguarda la zona ombelicale:
un’infiorescenza cimosa, come un enorme foruncolo da adolescenti.
Col mouse ingrandisco, ingrandisco. Ingrandisco ancora. Il foruncolo
ha dimensioni vulcaniche ora. Sono le 09:46.
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