giovedì 27 novembre 2014

"Numero zero" di Gaetano Altopiano

Ha sempre dell’incredibile scoprire la differenza che rivela di sé un corpo visto da lontano e da vicino: l’occhio vede due cose assolutamente diverse. E sono diverse infatti. Un naso visto al microscopio, ad esempio, non è più un naso ma solo la materia di cui è fatto. Lo stesso non possiamo dire dei numeri, che, essendo concetti astratti, non potranno mai essere sottoposti a simili analisi. Il numero uno, quindi, non potrà mai essere altro che un numero uno. E questo anche per qualsiasi altro numero. Tranne che per lo zero, l’unico che al tempo stesso è solo quello che è ma sempre diverso da quello che è. Non c’è uno zero che sia uguale all’altro.

"Da Nicola Di Maio" di Francesco Gambaro

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sabato 22 novembre 2014

"Studio medico" di Gaetano Altopiano


Presenzialismo cimiteriale in una sala d’aspetto. Niente, a parte che ombre. Nessun cliente (paziente è più corretto). Dalla finestra del terzo piano si vede il traffico scorrere pressappoco con queste misure (espresse in metri): meno 9 in altezza, più 20 in larghezza, più 300 in lunghezza. Sembra che il volume del prosencefalo umano sia di 1100 / 1300 centimetricubi, per soldoni, cioè, che potrebbe contenere 1 / 1,3 litri di un qualsiasi liquido presente in natura. Vino, acqua, sidro. Uno qualunque. Quanto normalmente consumato in un pasto, o in due. Non di più. Tra traffico e prosencefalo, però, non c’è alcuna relazione, né ce n’è con lo studio medico, che del resto è chiuso da anni. Almeno apparentemente. 

"Scegli un amarone" di Francesco Gambaro

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mercoledì 19 novembre 2014

"L'incendio" di Gaetano Altopiano


Aprire un cassetto e ritrovare un assegno. Mastrandrea Domenico, lire 38.000, anno 2000, non trasferibile. ‘U zu Micu. E che ci fa st’assegno qua? Un giorno che adesso mi è impossibile datare con esattezza mi trovai per cena a casa Gambaro, a Camarretta, Tusa. Un focolaio di incendio, a una trentina di metri dalla casa, provocò il fuggi fuggi generale. E’ noto che la proporzione di ogni reazione è variabile e che una supposta sproporzione è vista solo da chi, per l'appunto, vive diversamente gli eventi, magari anche in modo inopportunamente drammatico. Se poi la sproporzione risulta essere condivisa dalla maggior parte delle persone finisce che la reazione giustamente proporzionata non può che essere quella errata. Secondo la legge dei grandi numeri. Che nella fattispecie non importava affatto a ‘u zu Micu, del quale ricordo distintamente le risate mentre andava incontro alle fiamme.

"Mario Monicelli, Carlo Lizzani e altri" di Francesco Gambaro

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lunedì 17 novembre 2014

"Diversità di vedute" di Gaetano Altopiano

La proporzione di ogni ragionamento è variabile. E non senza conseguenze. Lo stesso ragionamento, insomma, che condurrebbe cioè sempre allo stesso risultato (a -10° c’è freddo per esempio), può risultare distorto, al rialzo o al ribasso, in virtù di fattori che hanno poco a che fare con la ragione ma molto con l’impensabile. L’umore, una sgridata, un colpo di vento, un calo glicemico, la mancanza d’acqua. A volte, sottostimando, si rischia di avere reazioni che gli altri possono considerare inappropriate: a -10° c’è freddo ma io esco lo stesso senza piumino. Oppure, sovrastimando, di essere scambiati per degli esagerati: un’erezione per un lembo di coscia piuttosto che per un corpo nudo in spiaggia. La verità sta nella condivisione della proporzione: non si è mai né temerari né esagerati, solo diversi.

"Rosetta sulla cometa" di Francesco Gambaro

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domenica 16 novembre 2014

"Ambiguità" di Gaetano Altopiano


Capisco quanto sia ambiguo lo studio di Ingegneria Edile-Architettura (si chiama proprio così, ambiguamente così). Si è, a fine corso, identicamente ingegneri e architetti. Naturalmente solo per la branca edilizia. Lo scopo era quello di creare architetti con cognizioni tecniche e ingegneri con cognizioni artistiche fondando una sola figura. A dimostrazione della totale incompetenza architettonica degli ingegneri che progettavano case e della medesima incompetenza, ma tecnica, degli architetti che progettavano case. O dell’incompetenza di chi ha rimodulato l’ordinamento universitario convito di fare il bene delle due categorie ma fallendo miseramente persino il conio di un nuovo nome. E’ senz’altro così lo suppongo

"Famigghia" di Francesco Gambaro

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sabato 15 novembre 2014

"Senza titolo" di Gaetano Altopiano










Ho il timore di avere dimenticato qualcosa. Mi guardo allo specchio. Controllo le tasche. Guardo la scrivania, il pc, un’ultima occhiata. Ma che è? Ripasso mentalmente le ultime cose che ho fatto: è tutto a posto, c’è tutto, ma intanto la sensazione mi assilla. Ricominciamo. Guardarsi allo specchio, controllare le tasche, guardare la scrivania, il pc, ripassare in testa le ultime cose che ho fatto. Il titolo, cazzo. 

"Breve storia dei piedi 2" di Francesco Gambaro

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mercoledì 12 novembre 2014

"Deflagrazioni" di Gaetano Altopiano


Fabbricai la mia prima bomba nel ‘78. In realtà fu anche l’ultima e non si trattava neanche di una bomba vera. Solo una bottiglia di latte Stella mezzo piena di benzina e uno straccetto che fungeva da miccia. Una scarsissima, ma proprio scassatissima, molotov che non riuscì manco a prendere fuoco. “Diversamente abile”, diremmo oggi. Il primo concetto compiuto, invece, in tema di esplosioni, l’avevo formulato già qualche anno prima dopo uno schiaffone consegnatomi da mio padre per motivi scolastici: avevo capito che al lancio di un oggetto potenzialmente pericoloso seguiva inevitabilmente un effetto deflagrante. Fu solo intorno agli anni 90 però che conobbi il significato algebrico di una “bomba” e certo non per merito di Gregory Corso né per tutti i possibili riferimenti bellici. La fruttivendola di Via Umberto I a Marineo che si diceva avesse ben 3 amanti oltre al marito: due tette da guinness dei primati. Mi capitò di sfiorargliele e mi illuminai: contatto / energia x velocità = propagazione cinetica del calore x 2.

"Riceviamo e publichiamo 12" di Francesco Gambaro

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martedì 11 novembre 2014

"Traguardi" di Gaetano Altopiano


Arrivano primi quelli che parlano a braccio. Poi, quelli che fanno orecchio da mercante, quelli che a naso pensano di capire e quelli che hanno fiuto per certe cose. Seguono certi che a occhio stimano le misure e altri che hanno l’orecchio musicale, alcuni che a pelle riconoscono le persone e altri ancora che sempre vogliono dare una mano. C’è poi un pollice verde, due mani d’oro, una lingua di serpente, un dente avvelenato, un occhio di riguardo, un pelo nell’uovo, un bernoccolo per certe cose e uno che fa da spalla, uno che fa sangue, uno che ha un piede nella fossa, uno che invece è una roccia e uno che fa lettera muta. Gli ultimi sono una faccia di bronzo, due teste di cuoio, uno che non ha peli sulla lingua e uno con uno stomaco di ferro.

"Siamo scapole" di Francesco Gambaro

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domenica 9 novembre 2014

"Sogni e misfatti" di Gaetano Altopiano


Siccome tutti i protagonisti dei nostri sogni soggiacciono a un’unica regia, la nostra, la mattina non possiamo che svegliarci esausti. Dare voce e compiti ad ognuno è un lavoraccio. Assegnare le parti, far coincidere luoghi e situazioni, fare in modo che i dialoghi abbiano un senso, tentando, alla fine, di creare una storia che sia più avvincente possibile. In più occuparsi di scenografia, montaggio, luce, suono. E questo tutto tutto da soli. Risultato? Ovvio, ogni sogno è quasi sempre un fallimento, se non addirittura un evento angosciante: ci sfugge tutto di mano, le ambientazioni si distorcono e non c’è uno dei protagonisti che non finisca coll’infischiarsene della parte e recitare per cazzi propri. Stanotte, ad esempio, ho cercato disperatamente di far dire a uno dei miei figli “sì papà”. Quello invece non faceva che ripetere “dammi i soldi dammi i soldi dammi i soldi”. Mi sono svegliato distrutto. 

"Vorrei dire stronzo" di Francesco Gambaro

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sabato 8 novembre 2014

"La scala della necessità" di Gaetano Altopiano


Non sono a corto di idee. Sono solo a corto di desideri. Che poi non è nemmeno esatto, ecco, trovato: giustissimamente non ho nessuna voglia stamattina. Mentre prendo un caffé penso, perciò, alla vecchia regola della classificazione dei bisogni. A scuola, in economia, ci insegnarono questo, una legge tanto sciocca che allora mi lasciò di stucco per la sua incredibile banalità: la scala dei bisogni. Che poi suddivideva le necessità in primarie, secondarie ecc. Nel caso qualcuno non avesse chiaro, ad esempio, che quando si ha lo stimolo cacare è più urgente di mangiare, se si ha sete passeggiare è meno urgente che bere, respirare necessario in assoluto più che immergersi in apnea. 

"L'uomo si presenta bene in trattoria" di Francesco Gambaro

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"L'uomo si presenta bene in trattoria" di Francesco Gambaro

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mercoledì 5 novembre 2014

"Proposizioni" di Gaetano Altopiano

Il mondo è tutto ciò che accade, scirve Ludwig Wittgenstein. Fissando al tempo presente, e solo a quello, la proposizione 1 del suo Tractatus logico-philosophicus. Senza sbagliare di una virgola. Se il mondo è tutto ciò che accade, allora, l’unico mondo è quello che ci sta accadendo. L’unico possibile. Che, se considerato come unico possibile, è per forza di cose anche un mondo inevitabile. Il mondo, infatti, continua Witt, è anche la totalità dei fatti (proposizione 1,1). Desiderando essere obiettivi, dunque, dobbiamo smettere di lamentarci e fare un passo avanti andando oltre le critiche inutili di cui abbiamo un po’ tutti le scatole piene: perché, ad esempio, scandalizzarsi di un cartello con sopra scritto “qui si noleggiano borse Chanel a euro 50 a settimana”? Questo è il mondo. E' inevitabile. Difatti alcune signore entrano subito.


"L'eleganza della decomposizione" di Francesco Gambaro

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lunedì 3 novembre 2014

"In difesa della debolezza" di Gaetani Altopiano

Quando in un ménage a deux la moglie è molto più bella del marito, se non l’unica dei due a essere bella, creare pettegolezzo è inevitabile. Se poi, oltre a non essere adeguatamente bello, “lui” ha anche un’aria un po’ comica e servile, si assiste a una congiura vera e propria: ogni maschio che ne abbia voglia si sentirà autorizzato a provarci. E infine, tra tanti, qualcuno riuscirà certo a far tombola. Bene. Confesso che vista così, la cosa, non suscita in me il minimo interesse: l’effetto è solo un sordido tentativo di copulare, che non necessita di alcuna indagine tanto mi è chiaro. La causa, però, merita un approfondimento. Domanda: è veramente la bellezza di lei, o non piuttosto la bruttezza di lui a stimolare il pretendente? Magari se questa “lei” fosse libera, cioè non parametrata al compagno, non sarebbe altrettanto allettante. Anzi, è quasi sicuro. E ancora: forse non è veramente la prorompenza di lei, quanto invece la tragica dimissione di lui a provocare il corteggiatore. Potrebbe? Io vado per la seconda ipotesi. Se così fosse saremmo di fronte né più né meno che a un atto umanitario. Una difesa della debolezza contro la tirannia della bellezza. Ma maschio pro maschio. Ricordo, a supporto, che uno dei verbi più usati nel lessico del dongiovanni, infatti, è “castigare”, riferito al trattamento riservato all’amante. 


"Cachemere" di Gaetano Altopiano

La faccia di Brunello Cucinelli. I modi di Brunello Cucinelli. Gli abiti di Brunello Cucinelli = Paolo Hendel coi capelli. Paolo Hendel sulla scena. Paolo Hendel che spara cifre astronomiche. Una cosa però: Cucinelli è uno dei pochi industriali del made in Italy di lusso a non sfottere il cliente (al contrario di Prada, della Valle, ecceteraeccetera, che predicano bene e razzolano male = cifre astronomiche per prodotti fatti in Romania). Le sue cose sono fatte esclusivamente in Italia, da personale italiano, con prodotti italiani.

(Reporter, Raitre, ore 23 di ieri sera)

"Bandiera bianca" di Francesco Gambaro

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domenica 2 novembre 2014

"Yahoo" di Gaetano Altopiano


Quello rimane a guardare a bocca mezzo aperta. Gli altri si aspettano qualcosa, ma un sibilo tra il risucchio salivare e il singhiozzo incipiente è tutto ciò che riesce a produrre. Pensava che Yahoo fosse solo una delle società pilota di internet, non che in realtà la parola avesse origini molto antiche. Gli Yahoos, infatti, sono personaggi inventati da Jonathan Swift nei Viaggi di Gulliver. Ma lui che non è né vivo né morto, né alto né basso, né magro né grasso, né caldo né freddo, che cosa poteva saperne?

"I morti" di Francesco Gambaro

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sabato 1 novembre 2014

"Reazione a catena 3" di Gaetano Altopiano


A causa dello studio di una certa teoria che supporrebbe l’assoluta erroneità della pratica della cremazione dei corpi a discapito del processo di corruzione che equivarrebbe in termini biologici né più né meno che alla gestazione del feto umano ma in un processo di dissolvenza considerando quella teoria l’esistenza umana veramente finita solo calcolando oltre alla vita anche la gestazione e il disfacimento, provo a documentarmi sulla decomposizione cadaverica . Errore. Fotografie a dir poco raccapriccianti. Nausea e vomito, mio malgrado, meglio avrei fatto a occuparmi d’altro. “Un clic, dopotutto è un colpo di pistola.” Dice mastro Ciccio. “Allo stomaco” aggiunge mastro Gaetano. 

"L'adultero (o dell'ultima scena)" di Francesco Gambaro

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