Quando
in un ménage a deux la moglie è molto più bella del marito, se non
l’unica dei due a essere bella, creare pettegolezzo è inevitabile.
Se poi, oltre a non essere adeguatamente bello, “lui” ha anche
un’aria un po’ comica e servile, si assiste a una congiura vera e
propria: ogni maschio che ne abbia voglia si sentirà autorizzato a
provarci. E infine, tra tanti, qualcuno riuscirà certo a far
tombola. Bene. Confesso che vista così, la cosa, non suscita in me
il minimo interesse: l’effetto è solo un sordido tentativo di
copulare, che non necessita di alcuna indagine tanto mi è chiaro. La
causa, però, merita un approfondimento. Domanda: è veramente la
bellezza di lei, o non piuttosto la bruttezza di lui a stimolare il
pretendente? Magari se questa “lei” fosse libera, cioè non
parametrata al compagno, non sarebbe altrettanto allettante. Anzi, è
quasi sicuro. E ancora: forse non è veramente la prorompenza di lei,
quanto invece la tragica dimissione di lui a provocare il
corteggiatore. Potrebbe? Io vado per la seconda ipotesi. Se così
fosse saremmo di fronte né più né meno che a un atto umanitario.
Una difesa della debolezza contro la tirannia della bellezza. Ma
maschio pro maschio. Ricordo, a supporto, che uno dei verbi più
usati nel lessico del dongiovanni, infatti, è “castigare”,
riferito al trattamento riservato all’amante.
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