mercoledì 30 aprile 2014

"Le illuse" di Gaetano Altopiano

L’inconsistenza delle cicale di mare dovreste sperimentarla. Ricorda (guarda un po’) il cicaleccio pomeridiano di una strada affollata: un unico inutile e sordo ronzio umano. Pensavo di fare cosa gradita regalandone a un amico ma cosa gli ho portato? Il vuoto. Anzi, per essere preciso, contenitori senza contenuto. Un vuoto che si atteggia insomma. Il peggiore dei vuoti. Ma poi, esattamente come gli uomini, notoriamente i più cacasotto tra gli animali, non volevano saperne di morire. Tu non ci crederai, racconta mia moglie, ma ancora tentavano la fuga da sopra la fiamma viva. A niente è servito il trito di prezzemolo, lo spicchio d’aglio e l’olio profumato. Si accalcavano le illuse con quelle zampette microscopiche.

"San Sebastian, paesi baschi" di Gaetano Altopiano

"Il marmo è vivo" di Francesco Gambaro

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martedì 29 aprile 2014

"Elogio della fanghiglia" di Gaetano Altopiano

Ce la meniamo tanto parlando di amicizia, ma al suo contrario non dedichiamo mai nemmeno una riga d’affetto. Porcabuttana, evviva l’inimicizia. Vantiamo i grandi lavoratori, gli operai, i padri di famiglia, ma ai fannulloni chi ci pensa? Io. Ai parassiti? Io. Ai miei nemici? Sempre io. Utilità, inutilità, ma cosa vuoi che me ne impipi? Mi piace farmi spillare i quattrini. E mentre sbrodoliamo è ancora meglio. Prego fanghiglia, prego prego.

"Riceviamo e pubblichiamo 5" di Francesco Gambaro

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sabato 26 aprile 2014

"Il giusto nome" di Gaetano Altopiano


Avendo trentotto di febbre è preferibile non uscire, dice il dottore. Prendere Tachipirina da 1000 tre volte al giorno e mezza bustina di Oki al bisogno. Non andare alla Scala dei turchi a piedi nudi e non respirare l’aria malsana dei ristoranti appena riverniciati. Rispettare i diversi punti di vista: che alcuni sono destinati al mondo ma che altri non si allontaneranno di un centimetro dalla provincia. Rispetteremo, allora, queste scelte e chiameremo quelli che restano sempre e soltanto con il loro vero nome. Arancina, tanto per fare un nome, non arancino. Fagiolina, e non fagiolini. Did you understand now? 

"Misurazioni che non convincono" di Gaetano Altopiano

L’estensione della foresta amazzonica. 2) L’indice di mortalità mondiale e il numero di esseri viventi stimato. 3) L’ammontare del debito pubblico. 4) La quantità di acqua del pianeta. 5) Il P.I.L. 6) Il numero di banconote in circolazione. 7) Le dimensioni esatte di Gargantua e Pantagruele. 8) Il numero di missili dislocati. 9) I mafiosi ancora in circolazione. 10) Gli utili dichiarati dalla banche. 11) La dimensione dell’embrione all’esame ecografico. 12) Il numero di opere d’arte di proprietà dell’Italia. 13) L’insediamento umano per kmquadrato. 14) La lunghezza del metro lineare. (*)



(*) Definita originariamente come: 1/10.000.000 del meridiano terrestre fra polo nord e equatore, calcolato sul meridiano di Parigi. Ridefinita nel 1889 come la distanza tra due linee incise su una barra campione di platino-iridio (conservata a Sevres) e nel 1960 come pari a 1.650.763,73 delle lunghezze d’onda misurate nel vuoto della radiazione. Nel 1983, ancora, come distanza percorsa dalla luce nel vuoto in 1/299 792 458 di secondo e nel ’97, grazie agli oscillatori laser stabilizzati a frequenza conosciuta, come risultato della relazione tra lunghezza d’onda, velocità della luce, frequenza della radiazione. 

"C'è una minchia nella neve" di Francesco Gambaro

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giovedì 24 aprile 2014

"Un buon matrimonio" di Gaetano Altopiano

Sono indietro con i pagamenti, e sulla possibilità che l’omosessualità ormai sia una moda non sarei più tanto scettico. Non so cosa c’entrino l’uno con l’altro, niente probabilmente, ma nella mia testa le due cose si dispongono a un buon matrimonio. Certe cose non riesco proprio a spiegarmele. Un’altra è come sia stato facile ascoltare le sciocchezze del mio vicino di posto che blaterava in continuazione. Forse perché non chiedeva consensi, né la minima partecipazione: era troppo concentrato a parlare. Parlava e basta.   

"Essere pollo" di Francesco Gambaro

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mercoledì 23 aprile 2014

"Belli e brutti" di Gaetano Altopiano

Oliver Curry è un teorico dell’evoluzione della London School of Economics. Secondo i suoi studi nell’arco dei prossimi 100,000 anni la nostra specie sarà inesorabilmente divisa in due: belli e brutti. Gli risulta che dal 3000 in poi ci sarà una violenta contrazione demografica e che da quel momento gli individui di sesso femminile saranno sempre meno disponibili nei confronti degli altri e sempre più esigenti nella scelta del partner. Facendo due conti non posso che concludere che negli ulteriori 100,000 anni la nostra specie si ricompatterà in una sola e che i brutti saranno destinati all’estinzione. Questo perché gli individui di sesso femminile della categoria “brutti” saranno sempre meno disponibili nei confronti degli altri e sempre più esigenti nella scelta del partner. Brutte, sì, ma non sceme.

"D'Annunzio e l'indigestione da pene" di Francesco Gambaro

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martedì 22 aprile 2014

"Carmela ***" di Gaetano Altopiano


Accadono fatti stranissimi. Per esempio. Il Giappone ha un deficit mensile di 10,5 miliardi di euro ma un’economia che va come un treno. La Germania, al contrario degli altri, noi compresi, che invece fanno la fame, è l’unica in Europa ad avere un risparmio in eccesso di circa il 7%. Carmela ***, 31 anni, puttana di professione, sposa nei prossimi giorni un milionario di Caccamo. Prima fra decine di aspiranti. 

"Indian" di Francesco Gambaro

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lunedì 21 aprile 2014

"Di solito ottanta" di Gaetano Altopiano


Ogni corpo, per quanto rigido, ha una sua certa elasticità. Una “riserva” nel rapporto tra la parte e il tutto che serve a poter fissare rapporti scambievoli tra diverse caratteristiche quando questo non sia normalmente possibile: ci allunghiamo, ad esempio, per poter afferrare qualcosa e accade che in quel caso l’oggetto si lasci afferrare. I muscoli si dilatano e il braccio, che misura di solito ottanta, con l’uso della “riserva” diventa qualcosa di più. Quel tanto che mancava. Purtroppo, però, questo non vale per quegli oggetti che siano posizionati a una distanza eccessiva. Gli oggetti inaccessibili.  

"Perplessità interessata di un pastore tusano" di Francesco Gambaro

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domenica 20 aprile 2014

"Gli idioti" di Horacio Quiroga


Esistono ragioni e ragioni. E come la verità, direbbe il teologo, queste si manifestano per ordine di grandezza. Alcune sono immediate, facilmente condivisibili, altre profonde e difficili da capire, se non addirittura incomprensibili. “La gallina sgozzata”, di Horacio Quiroga, si compone di nove essenzialissime pagine, racconta di un fratricidio e di come il destino, a volte, possa accanirsi con gli esseri umani, una coppia e i loro quattro figli menomati. Ma ecco il punto: qual è la ragione che mi spinge a detestare il finale di questo racconto? Avrei voluto che gli idioti non muovessero un dito, che restassero, bellissimi e immobili, davanti a quel muro dove sapientemente li collocò Quiroga. Che aspettassero nulla di cose come la morte, la pietà, la follia, ma solo un gesto domestico: un lembo di stoffa per pulire la bava che sopraggiungeva.  

"Operazione Pasqua Viva" di Francesco Gambaro

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sabato 19 aprile 2014

"Erosione" di Gaetano Altopiano


Con troppa frequenza si rincorrono in lei buoni e cattivi momenti. Un’alternanza quasi frenetica, maledizione, che non si accorda affatto con l’unico suo desiderio: tranquillità. Non può che attribuirlo alle stagioni, un poco forse anche a problemi ormonali che lo specialista, soltanto lui però, è convinto di avere identificato (può essere?). L’età? Gli insuccessi? La verità è che non lo capisce proprio, questo sa. Negli anni non erano tanto assillanti, gli uni lasciavano agli altri la possibilità di insediarsi, di prendere giuste porzioni di tempo che consentissero diagnosi esatte. Sentirsi bene, sentirsi male, individuare il problema, se c’era, e tentare una soluzione. Oggi, in lei, niente riesce a stanziarsi. Come se mai la donna potesse più contare su stati d’animo tipo felicità o infelicità. Un limbo perenne: si sente sfinita.   

"Adelphi che palle" di Francesco Gambaro

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venerdì 18 aprile 2014

"L'attore, in due tempi" di Gaetano Altopiano

Guardatemi bene. Non così, tanto per, ma con attenzione prego. Anche lei, lì, dalla terza fila, cosa guarda? Non il vicino, è me che deve guardare. (1). Ci siete? Bene. Guardate come parlo, come mi muovo, come reggo il palcoscenico o come stringo per esempio la mano a questo finto passante. Che ve ne pare? (2). Simpatico, antipatico, professionale, accattivante, convincente? (3). Guardate il mio pezzo forte, ora: la scena della follia. (4). Silenzio prego.


1 (intanto ogni porta è stata sprangata)
2 (ogni comunicazione con l’esterno interrotta)
3 (tranciati i cavi della luce)

4 (appiccato il fuoco)

"Beffar la morte" di Francesco Gambaro

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giovedì 17 aprile 2014

"DEUTSCH FUR AUSLANDER" di Gaetano Altopiano


Quello di oggi non è un cric speciale. Non esce di pomeriggio perché è un’edizione serale. Né il contenuto è più meditato del solito, o particolarmente importante. Niente di tutto questo. E’ solo che il pezzo che pensavo di avere inviato non è mai arrivato. Non-l’ho-proprio-inviato. Ovvero, pensavo di averlo inviato ma non l’ho fatto. Ieri ho lasciato la macchina in Via XX settembre, per dire. Sono andato a piedi e ho fatto una sudata. Tornando, ho dimenticato a che altezza della strada avevo parcheggiato: mi è preso un attacco di panico. La macchina per fortuna l’ho trovata, ma ho beccato un gran spavento. In compenso, stanotte, ho sognato i miei nonni materni, Gesualda e Gaetano. Giuro. Com’erano belli, non mi era mai capitato. Stamattina poi mi succede un altro fatto strano, mi sovviene dopo quarantanni bello spiccicato il titolo di un libro delle medie. Tedesco per stranieri. Ma che minchia ho?

"Un colpo di gioventù" di Francesco Gambaro

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mercoledì 16 aprile 2014

"Isabelle" di Gaetano Altopiano


Che ci vuole a inventarsi un cognome? Pronti: Decramer (siamo in Francia, ovviamente). Sorseggiando il terzo bicchiere provo a fare di meglio, pensare a una biografia. Donna, anni tra i 28 e i 38, specializzata in pediatria. Potrebbe essere bella, avere tette delicatissime, essere bionda col naso a punta ma il dettaglio che preferisco sono le gambe, lunghe e anatomicamente perfette, caviglia sottile naturalmente. E’ un vero spettacolo vedere come le mette, ora, al bistrot, una sull’altra, con quanta cura e con quale perizia compia l’azione che dura (ammetto volutamente) un’eternità. La gonna la taglio al punto giusto, non troppo né troppo poco. Tanto perché possa godermi per intero il particolare che più di ogni altro mi fa impazzire: la rotula. Mammamia. Non riesco a sopportarne la vista che per un po’, poi devo smettere. E infatti bevo il quarto bicchiere, mi gratto la testa e la cancello. 

"Il patto" di Emanuele Diliberto


"Quelli che non sanno fare insegnano" di Francesco Gambaro

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martedì 15 aprile 2014

"Hanoi" di Gaetano Altopiano

A Hanoi potreste visitare il Tempio della Letteratura, Hoam Kiem, costruito nel 1070 e dedicato a Confucio. Accendere incenso e portare offerte: pomodori pelati, latte, biscotti. Mangiare noodles, zampe di gallina e teste d’anatra. Sorridere a tutti e annoiarvi un po’. Ok. Ma tredici ore di volo, tredicidico, e piedi gonfi più febbre più turbolenze inimmaginabili (specie sulla tratta himalayana) valgono bene uno spettacolo unico al mondo: le linee elettrice del Vietnam. Un solo, impressionante, gigantesco groviglio di plastica nera. Milioni di fili sospesi a mezz’aria che sembrano andare verso ogni angolo della vostra coscienza. O che ne stiano tornando. Su alcuni, addirittura, qualcuno ci stende la propria maglietta.

"Persons" di Francesco Gambaro

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lunedì 14 aprile 2014

sabato 12 aprile 2014

"Ma è possibile?" di Gaetano Altopiano


Ancora non riesco a credere al colpo di culo che ho avuto. Devo ringraziare, in primisi, il Professor Kazuhiro Kozuka che ha perso mesi e mesi a studiare il fenomeno aprendomi gli occhi, poi la NTT Docomo, società telefonica giapponese che ha comprato i risultati dello studio, poi le agenzie di stampa internazionali e i giornali italiani che hanno ritenuto di diffondere la notizia. Meno male. L’ho proprio scampata bella. In sostanza oggi so che smanettando col cellulare mentre si attraversa a piedi un incrocio si rischia di sbattere contro gli altri pedoni. Naturalmente più è affollato l’incrocio più il pericolo è grande. Se ci si trova in un incrocio affollatissimo l’effetto è addirittura ipoteticamente catastrofico.   

"Non vado più ai funerali" di Francesco Gambaro

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venerdì 11 aprile 2014

"Recri-logia" di Gaetano Altopiano

Bisogna ammettere che gli uomini hanno un vizio bruttissimo (ma anche le donne non scherzano): recriminare. Piuttosto che riconoscere i propri errori o conservare almeno un briciolo di dignità si è sempre pronti a lamentarsi, a conteggiare i danni, a denunciare ingiustizie magari inventate di sana pianta. Qualcosa di ugualmente esasperante è la dietrologia, parente stretta, ma il massimo è raggiunto da certi specialisti che hanno fatto di queste naturali inclinazioni un vero e proprio mestiere: i politici degli ultimi ventanni. Nel nome del “bene del Paese”, e soprattutto del “trionfo della giustizia”, sommano recriminazione e dietrologia praticando quanto ci possa essere di più odioso e indisponente. L’astinenza dalla verità.


"Ce n'è voluta per capire" di Emanuele Diliberto


"Kimono (Altopiano e io vorremmo riscuotere più pubblico giapanese e anche filoarabo)" di Francesco Gambaro

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giovedì 10 aprile 2014

"Non colpevole (Don Ingroia 2)


Sono manchevole nei confronti di mia moglie. Manchevole nei confronti dei miei figli. Manchevole verso i miei genitori e anche verso la società. Dovrei fare un atto di compunzione. E invece? Ci penso e mi assolvo: non è poi tanto grave, dico, anzi. Mi trovo nella rara condizione di chi ha ancora un vuoto da colmare. Una fortuna, no? Mettiamola così. Le prove sono schiaccianti: tutte a favore del pubblico ministero. Ma una serie di circostanze ha fatto sì che capitassi un giudice clemente. Io. 

"Don Ingroia" di Francesco Gambaro

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mercoledì 9 aprile 2014

"Assente per la seconda" di Gaetano Altopiano

Semmai si dovesse parlare di questi anni, si ricorderanno come gli anni della disillusione. L’ultima roccaforte esoterica è stata definitivamente abbandonata: non c’è essere umano che sogni ancora di poter mutare il piombo in oro, e il termine “ricerca dell’immortalità” ha perso ogni significato, seppure simbolico: è propriamente il Futuro a essersi svuotato di interesse, a avere perso consistenza. La sfida contro il Tempo si è conclusa. E’ inutile, non serve e non ha più un senso. Si vive di immantinenza, e di nient’altro, si è solo tragicamente Qui e Adesso, e ciò che per un secolo è stato tentato dal marxismo è invece perfettamente riuscito alle democrazie occidentali: instaurare la disillusione. Ma con la differenza della finalità. Assente per la seconda.  

"I più bei culi de la mi vida" di Francesco Gambaro

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martedì 8 aprile 2014

"Non più un kimono, ma il kimono" di Gaetano Altopiano

La sensazione di aver perso tempo la confermo. Mi insinua sempre di più. E’ una tragica presa d’atto ormai e in giorni come questo, non saprei dirne il motivo, è più viva che mai. Diventa la certezza conclamata (correggo) non di aver perso, sarebbe ancora troppo comodo, ma di averlo sprecato il mio tempo. E c’è una bella differenza tra colpa e premeditazione. Il sogno era chiarissimo, altrochè, e determinante per la comprensione del mio stato d’animo: riconsiderare. Starsene in vestaglia a casa propria e rifuggire il mondo, invecchiare nel più singolare dei modi. Convinti di aver fatto la scelta giusta.

"Il segregato di Poitiers" di Francesco Gambaro

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lunedì 7 aprile 2014

"Un kimono" di Gaetano Altopiano




Ho sognato di trovarmi a Venezia in un negozio di abbigliamento. Un tale, il commesso credo, mi faceva “prenda questo giubbotto è davvero l’ultima moda, bello, di ottima qualità e le sta proprio bene, non perda tempo”. Non era un vero giubbotto ma un trequarti nero e senza colletto, aperto a mo’ di vestaglia e con una lunga fila di bottoni. Qualcosa che ricordava un Kimono piuttosto. Sotto indossavo una camicia bianca, e avevo anche delle collane. Il sogno, in sé, non mi è sembrato niente di speciale ma una cosa mi ha impressionato, a parte il fatto che non ho mai messo collane: la sensazione che io stia veramente perdendo tempo.

"Water con pedaliera" di Francesco Gambaro

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domenica 6 aprile 2014

"fino all'ultimo cent" di Gaetano Altopiano


Il crollo “definitivo” dell’economia italiana si origina dalla trasformazione del cosiddetto “fondo salva-Stati” in “fondo salva-banche” (quelle che sperperarono i capitali europei e dai quali rispettivi governi oggi ci sentiamo fare la morale, Germania in testa), solo da questo. E dove noi, per giusta informazione, recitammo ancora un ruolo marginale con un tetto di rischio del 5% contro, ad esempio, quello del 32% dei francesi o del 42% dei tedeschi. La BCE doveva vigilare sulla stabilità sistemica ma fu assente, generando le inevitabili conseguenze a cui stiamo assistendo: i governi furono costretti al salvataggio degli istituti coinvolti nel nome del rischio di un crac di portata stratosferica. Il nostro (Berlusconi) si rifiutò di sottoscrivere questo impegno, che rispondeva al 18% e che serviva praticamente a salvare solo banche non italiane, e per questo fu liquidato. Il 5 novembre 2011 si instaurò il governo Monti senza passare dal voto. E il resto è storia. Ma sapete quale fu il primo atto del suo esecutivo: sottoscrivere il fondo al 18% senza alcuna contropartita. Firmare quella cambiale ci costò miliardi di euro, miliardi che lo Stato non possedeva e che rastrellò tra i contribuenti fino all’ultimo cent. La fine.  

"Occhio ginocchio" di Emanuele Diliberto



"Come Mary Poppins" di Francesco Gambaro

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sabato 5 aprile 2014

"Larvificazione" di Gaetano Altopiano




La possibilità che entro i prossimi cento anni la nostra forza fisica venga azzerata non è da escludere, anzi. E’ probabile, secondo fonti autorevoli, che sette e fratellanze nemmeno più tanto segrete lavorino a questo scopo. Non puntano al controllo intellettuale (rivelatosi inutile e costoso) ma al puro sfibramento fisico: renderci delle larve. La soppressione programmata di milioni di individui è più utile, più economica e aumenta decisamente la densità per kmq in un pianeta notoriamente troppo popolato. Secondo le stesse fonti negli ultimi 50 anni sono state adottate misure preparatorie passate ufficialmente per mutazioni sociali. Il controllo delle nascite, l’aumento delle unioni omosessuali, la diffusione del vegetarianesimo, la spinta premeditata all’inazione (crescita della disoccupazione), l’incentivazione ossessiva allo sviluppo delle tecnologie robotiche e sostitutive della forza umana. Tanto per citarne qualcuna. Ma anche, se non soprattutto, l’immissione nell’aria di gas nervini agenti sul sistema muscolare di cui nessuno ha mai saputo nulla. Pare inoltre che ogni vaccinazione ma anche ogni disinfestazione, ogni bonifica territoriale, ogni provvedimento che all’apparenza era di natura ecologica o di profilassi in realtà sia stata una di quelle misure.

"Solo la mano" di Francesco Gambaro

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giovedì 3 aprile 2014

"Un cambio di lavoro" di Gaetano Altopiano


Oggi dovrò decidermi su questioni importanti. La banca mi ha negato un prestito e io mi trovo veramente in serie difficoltà. Penso di essere prossimo al capolinea, ci capiamo. Dunque devo scegliere: finire da kamikaze, diventare rivoluzionario, aprire un bordello di rumene. A Palermo c’è Tsipras. Mi consulto con lui.    

"Da Dario il maniFesto da Ciccio il Resto" di Francesco Gambaro

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mercoledì 2 aprile 2014

"Una buona volta la luce" di Gaetano Altopiano


La crisi economica di una nazione altro non è che un black out del sistema produttivo. Non arriva più corrente, questo succede, e tutto si ferma. Lo sanno bene gli esperti, eppure, si brancola nel buio cercando mozziconi di candela piuttosto che pagare la bolletta e farsi riattaccare una buona volta la luce. Immettere denaro, non privarsene con risparmio e con tagli. E se si è senza, si chieda in prestito una buona volta e in quantità sufficiente. Pensate che senza credito il sottoscritto avrebbe potuto avviare un’azienda? 

"Un dramma davvero palermitano" di Francesco Gambaro

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martedì 1 aprile 2014

"Non conformità" di Gaetano Altopiano


La mia signora, invece, sostiene che una puttana è puttana a prescindere dalla latitudine. Non c’entrano le usanze del posto né il suo livello di emancipazione, pensa che non sia affatto una questione geo-antropologica. Figuriamoci. Si porta nel sangue e amen. Una puttana è puttana tanto a Londra quanto in un campo base ai piedi dell’Everest. L’affermazione, però, non è nient’altro che l’indicazione brutale di una diversità: essere fatti in un certo modo piuttosto che in quello comune, ovvero, avere una “natura” singolare. Qualcosa che è frutto esclusivo delle attitudini, genetiche e acquistate nel tempo, che attengono al desiderio sessuale e alla riproduzione. Delle signore “non puttane”, infatti, non si dice alcunché, di certo non che portano tale condizione nel sangue ma semmai che sono “normali”. La puttana, in ultima analisi, nel rinnovare il partner non fa che adottare un comportamento non conforme: non partecipa alla continuazione della specie. 

"Abitanti" di Francesco Gambaro

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