sabato 31 maggio 2014

"Uno che mi piace" di Gaetano Altopiano


John Maynard Keynes, baronetto, non fu solo uomo di altissima statura e raffinato dandy, marito di Lydia Lopokova ballerina russa e amante di Duncan Grant pittore, ma anche economista tra i più grandi del ‘900. Di recente è stato più volte citato (dagli economisti del governo Renzi, ndr) per la sua famosa ricetta anti-austerità. Finalmente. Il succo della sua teoria sarebbe questo: visto che il reddito nazionale di un qualsiasi Stato è dato dalla somma di consumi e investimenti, in caso di sotto-occupazione o produttività inutilizzata (economia stagnante) l’unico strumento di incremento sarebbe proprio un aumento della spesa per consumi e investimenti. L’unico che risolleverebbe il reddito nazionale. Semplice no? Il punto è che questo aumento della spesa non può generarsi spontaneamente, come normalmente accadrebbe, dato appunto la condizione di sotto-occupazione e di produttività inutilizzata nell’esempio. Occorre inevitabilmente l’intervento statale tramite l’aumento della spesa pubblica. Solo questo. Esattamente il contrario di quanto fatto dal precedente, incosciente, incompetente, facchino governo Monti. Che per giunta dice di avere salvato l’Italia.  

"Novità ai Mondiali di Calcio 2014" di Francesco Gambaro

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venerdì 30 maggio 2014

"Finzioni" di Gaetano Altopiano

Magari venderà milioni di dischi, sarà amato da mezzo mondo, ma nel mio archiviario Zucchero è solo un porcellino affetto da ipersudorazione. E’ in grado solo di grugnire e di sbavare dalle ascelle, ha i capelli sempre unti, si atteggia a bluesman ma è solo un provinciale. Lo detesto, sia come animale che come cantante. E’ proprio un finto. E poi quel vizio di presentarsi sul palco circondato da coristi neri come se fosse quella la sua vera famiglia biologica. Mi sta proprio sulle palle.


"Undicesimo comandamento" di Francesco Gambaro

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giovedì 29 maggio 2014

"Ieri ho sentito l'Immcolata Concezione" di Francesco Gambaro

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"Primavoltità" di Gaetano Altopiano


Per quello che mi risulta il primo a formulare la di cui sopra teoria, dandone onesta spiegazione, fu Roberto Bazlen. Per meglio capire il concetto però sfogliate Horae Canonicae di W. H. Auden. Non proprio relativo a lettura o a scrittura, secondo il canone Bazlen, ma poco importa. Il tema di oggi è comunque “l’uomo che fece qualcosa per la prima volta”, variante di quella teoria, che si può leggere anche: l’uomo a cui accadde qualcosa per la prima volta. In Horae Canonicae infatti troverete questo, e come questo si collega al Destino inteso non nel senso del classico appuntamento, ovvero scritto chissà quando, ma messo nero su bianco all’ultimo momento. Frutto di circostanze che maturano all’improvviso. Un niente. Una manciata di secondi in più o in meno, una sterzata a destra calcolata male, che ne so, un cambiamento irrimediabile travestito da evento insignificante. Il giudice che dovrà emettere una sentenza, ad esempio, non sa ancora con quanta determinazione applicherà la legge degli uomini, si dà il caso, però, che la moglie oggi abbia uno di quei mal di testa. Il condannato, nel buio della cella, non pensa nemmeno lontanamente che sarà un’emicrania a decidere la sua fine. Spera in una clemenza che proprio quel giorno tarderà ad arrivare. Persino l’uomo che per primo accese un fuoco era intento a fare altro, ma il fulmine colpì la sterpaglia su cui era accoccolato. Non fosse stato per una dimenticanza nemmeno i Pasteur avrebbero scoperto la Penicillina. E l’uomo a cui ora avete stretto la mano, salutandovi, non saprà mai quanto motivo aveva di ringraziarvi: gli avete appena salvato la vita, ma né voi né lui potete saperlo. Qualche secondo di meno e l’auto che arriva lo avrebbe falciato. 

martedì 27 maggio 2014

"Zac, ovviamente 2" di Gaetano Altopiano


La verità è che questo 41percento del PD c’entra niente con Renzi e la fiducia che ispirerebbe. C’entra niente con l’Italia unita e compatta che avrebbe premiato questo buon governo. C’entra niente col suo: andiamo avanti con le riforme, siamo sulla strada giusta. C’entra niente con Europa e non Europa, c’entra niente con tutti i cazzi che si possono immaginare. E’ solo un colpo di culo: quello che accompagna questo ragasso (per niente originale e convincente peraltro). Intanto è il 41percento di un 58percento, non del bacino votanti, e poi. Poteva non andargli così con avversari di quel tipo? Un comico, un badante, qualche piccolo traditore inaffidabile e i soliti verdi (a cui non crede più nessuno).      

"Marisa Fabbri" di Francesco Gambaro

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lunedì 26 maggio 2014

"Atomi" di Gaetano Altopiano


Si può andare a Dublino a 230 euro la coppia. A Dubai con 355 a testa. In America a 700 ci stai una settimana intera, volo e 4 stelle centrale compreso. Ma per andare da Marineo a Palermo ci vogliono sempre 30 litri di gasolio (euro 45), mezza giornata di tempo (euro 150), diverse telefonate (euro 20), un paio di caffè e qualche bibita offerta (euro 10), posteggi, lavavetri, imprevisti (euro 5). E tutto questo sarebbe ancora niente se almeno ne ritornassi intero. Ma ogni giorno lascio in quella città una piccola parte di me che non riesco a portare indietro: milioni di atomi. 

"Mai dimenticare McFarland in ghiacciaia" di Francesco Gambaro

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domenica 25 maggio 2014

"Zac, ovviamente" di Gaetano Altopiano


Un’Ombrina da chilogrammi 1,295. Linea sinuosa, carne delicatissima, colore tra il canna di fucile e l’argento sheffield. Servita su un letto di patate cotte nel vino bianco. Un po’ d’aglio et rosmarino et pepe macinato. Posto abbastanza gradevole con vetrata proprio sugli scogli, sedie comodamente imbottite, servizio nella media. Mangiamo. Non andavo a Mondello da una vita. E non è cambiato niente come si può immaginare. Persino le facce sono le stesse dell’ultima volta, ovviamente, molto più invecchiate. Solo l’Ombrina di cui sopra et uno culetto norvegese erano appena arrivate, nuove nuove del posto disse qualcuno ma subito notate e. Zac. Ovviamente.

"Voteremo non voteremo" di Francesco Gambaro

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sabato 24 maggio 2014

"Procurato allarme" di Gaetano Altopiano


Ho fatto sapere a Joe Bonamassa che sarà citato in giudizio per il titolo di un suo pezzo: acqua alta ovunque. Insieme a lui andranno al banco degli imputati Sky Arte canale 400 e Francesco Gambaro. Il reato ipotizzato, secondo il mio avvocato, si configura chiaramente come “procurato allarme”. In subordine (si dice proprio così) “procurata invidia”. Non credo che ascolterò il pezzo del chitarrista, il rischio è davvero grosso viste le premesse. Da allarme e invidia potrei passare a commozione vera e propria e questo non va bene per le mie coronarie. Mi basta avere conosciuto il titolo: bellissimo.     

"Acqua alta ovunque" di Francesco Gambaro

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venerdì 23 maggio 2014

"Hrabal e il normcore" di Gaetano Altopiano


Io la conoscevo da tempo la moda normcore, e me ne sono sempre impippato. A me il New York Times, Elle, GQ, Lauren Sherman e Fionda Duncan me la sucano. Hanno scoperto l’acqua calda. Felpa, maglietta, jeans e scarpe scassate. Embè? Sarebbe bastato fare due passi in paese, o andare a Piazza Magione il venerdì sera. Uno, per capire la vera normcore, due, per capire quella fasulla ma modaiola, appunto. Ma potevano non essere gli americani a trasformare una merda qualsiasi in una notizia da prima pagina? E potevano non essere italiani i giornali che rilanciavano la notizia? E poteva tutto questo non farmi girare le palle? Nel lontano 1900nonsoquando un certo Bohumil Hrabal fu intervistato da F.G. giornalista rampante in quel di Villa Igiea in Palerm. Mi racconta fratello F. che lo scrittore si presentò all’appuntamento in tuta acetata e delle scarpacce ai piedi che ricordavano i doposci: disse che non aveva altro da mettere. Il massimo della strafottenza e del normcore. Ma allora non era ancora glamour.  

"Sei buste di würstel con rimorchio" di Gaetano Altopiano


Quello che rimpiango me lo ripeto fino alla nausea: io dico avrei dovuto imparare, avrei dovuto imparare, avrei dovuto imparare. Oggi sarei in grado di progettare un palazzo, di auscultare un malato e prescrivere un farmaco, magari persino di essere arbitro in un processo di tribunale. E invece niente. Non ho imparato un cazzo. E alla fine vomito sul tappeto. Di tre litri di vino me ne rimane uno solo, e splaff, vomito sulle poesie di Cummings, delle sei buste di wurstel piccantini appena mezza, e mi rovescio sul Tramonto dell’Occidente. Formaggio? L’ho azzerato. Siamo messi davvero male. E allora vomito, vomito su ogni cosa. Spruzzo, che manco te lo immagini amico mio. Quando mia moglie mi raggiunge ho quasi quasi finito, ma il nostro salotto è un disastro. Che brava donna che è, piuttosto che incazzarsi mi abbraccia e si commuove: è solo per stasera mi ripete, solo per stasera amore mio.    

"Non so" di Francesco Gambaro

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mercoledì 21 maggio 2014

"Uccelli migratori" di Gaetano Altopiano

Quel centinaio di metri che concludono la terraferma erano bruciacchiati da un vecchio incendio. Una sola doppia striscia di cenere grigia in mezzo a sabbia e sterpaglie, sotto, la schiuma di qualche onda che saltava fino al limite massimo. Le ruote cigolarono quando ci fermammo, e un strano odore (tra fumo e ganasce surriscaldate) si diffuse  nell’intero perimetro. Guardai la mia compagna che si aggiustava i capelli. La mia ferita alla mano sinistra. La molla del cassetto del cruscotto che pendeva. Era la prima volta che venivo a fotografare le cicogne e la cosa mi emozionava molto. Guardai l’orizzonte e mi vennero in testa parole tipo casa, nido, uovo, migrazione, poi una che non c’entrava proprio niente: geometria, e una che mai potevo pensare mi venisse in testa: lobotomia.  

"Forza Iuwe" di Francesco Gambaro

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lunedì 19 maggio 2014

"In natura" di Gaetano Altopiano




Dovremmo ridere poco, e preoccuparci molto invece, quando parliamo della storia della conoscenza umana. Anche la nostra un giorno sarà semplicemente Scienza superata. Se avessimo visto la faccia anche soltanto di uno solo di quei poveri disgraziati che nel ‘600 venivano operati con seghe e martelli ci verrebbe la pelle d’oca, altrochè. Proprio come accadrà ai nostri pro-pronipoti, che so, facciamo nel 2155? 2156? Quando studieranno il nostro Diritto sociale, ad esempio, o l’utilizzo delle radiazioni nella pratica medica. Antoine-Laurent de Lavoisier si sbellicò dalle risate quando nel suo “Reflexions sur la Phlogistique” dimostrò che le teorie sulla combustione della materia erano assolutamente sbagliate (coprendo di ridicolo Joachim Becher considerato fino ad allora scienziato emerito e spianando la strada alla chimica moderna). Nella sua formuletta, peròcazzocazzo, qualcosa non convince. Come sarebbe a dire che “in natura nulla si crea”?

"L'inconveniente di essere nati senza preservativo" di Francesco Gambaro

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sabato 17 maggio 2014

"Dieta mediterranea in due tempi" di Gaetano Altopiano

1) Ora ho le tasche piene. Entro in un osteria per un piatto di pasta e, come al solito ormai, non sento che questo: crisi, non crisi, fame, non fame, era meglio prima, sarà meglio dopo. Una con sarde, grazie, e un bianco della casa grazie. Ma dico, a parte qualche eccezione, quando mai gli italiani se la sono passata davvero bene? Va bene il tavolo là in fondo, grazie. Sbraitano, rimpiangono, sentenziano addirittura ma non sanno un cazzo. Questa è la verità. Non sanno ad esempio che i concetti di “danno” o “guadagno” storico, come sempre, sono l’effetto di cause troppo lontane per essere individuabili con certezza. E allora? Allora niente, sarebbe solo meglio agire.


2) La prima nazione a subire sanzioni economiche da parte dell’ONU (al tempo Società delle Nazioni) fu proprio l’Italia a causa dell’attacco all’Etiopia. Era il ‘35. Al di là dei motivi e del fatto che nonostante fossero stati in 50 a firmare l’embargo nessuno lo applicò veramente, consideriamo la portata storica della vicenda. La Nostra, per questo, altro che patriottismo americano, avviò la prima vera campagna storica a difesa del prodotto nazionale e il primo vero indottrinamento al consumo di alimenti naturali (gli unici che la scarsa e male organizzata agricoltura nostrana produceva, a zero carne ovviamente), inventando di fatto quella che dopo la liberazione proprio gli americani classificarono con il dovuto rispetto scientifico come: dieta mediterranea.


"Le due facies della limonaglia" di Francesco Gambaro

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venerdì 16 maggio 2014

"L'attesa" di Gaetano Altopiano


Abbiamo nulla da dichiarare signora guardia. Eccetto ipertrofia prostatica e ovuli di cocaina nel buco del culo. Tatuaggi, qualche euro in contanti. Conti correnti a saldo zero e disperazione. Odio a bizzeffe signora guardia. Sissignore signora guardia, l’odio che non riusciamo più a contenere. Perché vede, signora guardia, a un certo punto, dopo un certo numero di anni intendo, ogni torto che abbiamo subito è finito in un bacino di stoccaggio che ne ha fatto un torto disponibile. Come una polveriera che ne so, un deposito di munizioni ha presente? Ogni proiettile è una carica di merda da restituire. Gomorra, Fazio, ipocrisie, expo, antimafia, legge Fornero e Monti, i tre miliardi alla Sicilia, la perdita d’esercizio del 2013, i soldi per la spesa, i ricchi, i funzionari che non fanno un cazzo, gli stipendiati-sanguisughe, sbirri, politici. E i mesi che trascorrono a vuoto. Oh cara signora guardia questa è la cosa più terribile: l’attesa. 

"Gentile cliente" di Francesco Gambaro

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giovedì 15 maggio 2014

"Caso Geithner" di Gaetano Altopiano


Giordano Giacomo, barese, rappresentante della Colli Drill per il centro e il per sud Italia cita un proverbio famosissimo a Bari a proposito delle rivelazioni dell’ex segretario del Tesoro americano sulla fine del governo Berlusconi del 2011: “tutta l’acqua che non sta in terra è ancora in cielo” (più in generale corrisponderebbe al nostro “la verità viene sempre a galla”). Magrissima consolazione, direi. Sono le sette di sera e non ho più alcuna voglia di lamentarmi, tantomeno di fare l’imbecille. Ma di che stiamo parlando? Direbbero in televisionese. Conoscere il motivo di un danno quando non si può fare più nulla per ripararlo serve a ben poco. Specie se ci si è spinti troppo oltre intanto. Esattamente come scoprire di essere al verde quando si è speso tutto.  

"L'aggiustatore dolente" di Francesco Gambaro

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mercoledì 14 maggio 2014

"Che sarà stato?" di Gaetano Altopiano

Egregio Signore,
rispondiamo alla pregiata Sua del giorno mese e anno informandoLa che il prodotto da Lei richiesto non è più disponibile. L’articolo è da tempo fuori catalogo e la sua sempre più esigua domanda (praticamente nulla) ci ha costretti a eliminarlo in via definitiva dalla produzione. La direzione a tal uopo si è chiesta come la S.V. abbia potuto richiederlo dato che appunto da almeno dieci anni non spunta sulle brochure: Lei possiede forse un vecchio catalogo? Accetti comunque i nostri omaggi e i nostri complimenti, l’articolo era veramente straordinario.


"Ballarò" di Francesco Gambaro

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martedì 13 maggio 2014

"Rosa" di Gaetano Altopiano


Trovandomi in piena estate ai bagni della marina di Tusa, notai con stupore che la signora Rosa nuotava con una pinna sola. Sappiamo tutti che il protocollo della protesi natatoria prevede l’utilizzo non di una ma di due pinne, inteso che una è per ogni piede, questo perchè la resa propulsiva è efficace solo con spinta identica delle due gambe (una palmata e una no non darebbero il risultato sperato, in sostanza). Basta guardare le rane. Ma la signora, mia carissima amica, a dispetto di ogni regola idrodinamica, nondimeno procedeva con splendido moto. Pensai che, probabilmente, stava accadendo quello che accade agli occhi nel caso che uno dei due venga a mancare, l’altro si adatta e recupera la deficienza, e al tramonto di quello stesso giorno ci trovammo a discutere l’argomento. Questo il risultato. Si trattò solo di causa di forza maggiore, ossia, una delle due pinne era andata perduta, e Rosa reputò l’uso dell’unica che le era rimasta soluzione migliore del non usarla affatto: seppure limitatamente, le sarebbe stata di aiuto. Ma il gesto, e soprattutto il risultato, dimostrò anche la fondatezza di alcune considerazioni sulla storia della biologia in generale. I tre concetti fondamento dell’evoluzione animale erano dimostrati. “Necessità”, “Adattamento”, “Cambiamento”. E attaccammo le seppie panate.

"Cave canem" di Francesco Gambaro

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lunedì 12 maggio 2014

"La porta" di Gaetano Altopiano

Un racconto curioso. Nell’arco di 24 ore mi imbatto per ben tre volte con un oggetto che non aveva mai suscitato la mia attenzione: “la porta”. Il tema ricorre in momenti significativi, ecco perché considero il fatto degno di nota. Nella lettura di un libro, durante l’ufficio della Messa, nel sonno. Nel pomeriggio di sabato il secondo e ultimo capitolo di un racconto di Horacio Quiroga si conclude in modo stupefacente e inaspettato: l’arboricolo del Terziario, braccato dalla belva che rientra alla tana, fa rotolare un masso sull’ingresso della caverna inventando di fatto “la porta”. Domenica mattina la Liturgia della Parola proclama il Vangelo di Giovanni (10, 1, 10): Io sono “la porta” delle pecore, dice Gesù Cristo, nessuno va al Padre mio se non attraverso me. Nella notte tra sabato e domenica sogno Gaetano Testa (disteso su un divano) che mi parla con i modi accattivanti di un tempo. Lo trovo bene e sono allegro. Un particolare: a casa dei Testa si arriva attraversando 6 porte.


"Stomakevole" di Francesco Gambaro

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domenica 11 maggio 2014

"Baro-metro" di Gaetano Altopiano


In genere, parlando di minchiate, tendiamo a credere solo a quelle di un certo tipo. Quelle che non hanno possibilità di riscontro. Siamo abituati a valutare le bugie, considerandole una delle parti di un discorso, e quando capita diamo loro immediata classificazione come al resto di tutto ciò che ascoltiamo: possibili, appunto, o impossibili. Regolandoci di conseguenza. Alcune però superano ogni limite e invadono un campo che è tra i più delicati: diventano lesive della nostra dignità. E’ il caso del mio barometro che oggi prevede pioggia mentre in realtà è una giornata estiva. Come si può mentire tanto sfacciatamente? Mi ha preso per un coglione?

"Jack edio ci vendiamo basta affittasi" di Francesco Gambaro

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sabato 10 maggio 2014

"Affittasi" di Gaetano Altopiano

Causa problemi economici e solo periodo estivo Corpo umano completamente arredato. Né barba né baffi pelle abbastanza liscia rifiniture di discreta fattura colori mediterranei costruzione ’62. Altezza 1,73 Peso 70 vista collina con leggero astigmatismo. Dotato di guardaroba automunito certificati vaccinazione e sanatoria documentabili. Ottimo uso professionisti giovani coppie universitari. Disponibile sfitto solo referenziati. Trattative in agenzia.

"Riceviamo e pubblichiamo 6" di Francesco Gambaro

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venerdì 9 maggio 2014

"Servillo, Scamarcio e Rossella Brescia" di Gaetano Altopiano


Mi sono molto meravigliato, capitandomi di vederli dal vivo, dell’altezza di attori come Tony Servillo e Riccardo Scamarcio, e di Rossella Brescia, ballerina e showgirl. Sono davvero minuti, sullo schermo sembrano molto più alti e più in carne. Pure Paul Newman era così, ho saputo dopo. E sarà stato così anche per i paesaggi, le città, le steppe sconfinate e la foresta pluviale. Cinema e tivvù evidentemente hanno il potere di ingrandire le cose, uomini o oggetti che siano. A essere più brutale, di distorcerli. Ho pensato quindi che nella materia anche le informazioni potrebbero non essere immuni da questo processo: ogni notizia trasmessa potrebbe non essere quella che è ma qualcos’altro. Più grande di quanto non sia nella realtà, ovviamente, secondo la mia teoria. Se è vero, allora, posso fidarmi solo di quello che si può constatare con mano. La mia. Penso di averne il diritto. Ma visto che è praticamente impossibile verificare di persona ogni informazione mi devo rassegnare all’inevitabile: accettare senza riserve che il piede della Brescia calzi 44. 

"Serie zero" di Gaetano Altopiano

Nessuno, allo stato attuale, può stabilire con certezza che il processo di sviluppo tecnologico, unito alla crescita demografica, porterà a un genocidio occupazionale. Tantomeno un politico di professione o la CIA. I proclami sul futuro degli esseri umani, per quanto professionali e terribili, restano solo aria fritta. Raramente ci azzeccano. Anzi, mai. Questo perché basati solo sui dati disponibili e su moltissima fantasia. Zero cioè. Vale anche per la presunta desertificazione del pianeta, per il sorpasso asiatico, per le super megalopoli da 200 milioni di abitanti e per la terza guerra mondiale. Quest’anno, infatti, è piovuto a più non posso, i cinesi da noi non fanno più una lira, la gente scappa e va a vivere in campagna (dove l’affitto costa meno) e Kiev? Vedremo.  

"L'unico mammifero iridescente è cieco" di Francesco Gambaro

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giovedì 8 maggio 2014

"Lingue e facce" di Gaetano Altopiano

Matthew è l’uomo che parla 9 lingue. Lo chiamano il camaleonte linguistico e lo trovate a Babbel (proprioduebi) su Youtube. Inglese, Irlandese, Ebraico, Francese, Catalano, Spagnolo, Portoghese, Italiano, Tedesco. Ha la barba di un rabbino e un cappello alla Jovanotti. La camicia che indossa è pesante, a scacchi rossi bianchi e blu e sembra piuttosto lurida. Non fa una buona impressione. E anche la sua faccia, a dirla tutta, procura inquietudine.


"Quando la natura imita l'arte" di Francesco Gambaro

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mercoledì 7 maggio 2014

"L'utilità" di Gaetano Altopiano


Che qualcuno si cimenti nella costruzione dell’infinitamente inutile, non solo lo capisco ma lo condivido. Quello che non sopporto invece è l’ossessione dell’utilità. La stragrande maggioranza non farebbe nulla che non torni utile, niente che non abbia un ritorno che si possa conteggiare. La macchina che consuma meno, il cappotto doubleface, un buono postale a ventanni ma anche soltanto una passeggiata. Solo se serve a dimagrire. Oggetti come “l’annaffiatoio che ha il becco rivolto verso l’interno” o “il portabanana a forma di banana” pur essendo bellissimi incontrano disgusto e derisione. Lo stesso vale per romanzi come “Autunno a Pechino” di Boris Vian, concepito per essere terribilmente bello e inutilizzabile.

"Esplosione di un occhio" di Francesco Gambaro

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martedì 6 maggio 2014

"Due chiacchiere 2 (in salotto)" di Gaetano Altopiano


Si cominciò agli inizi del ‘900 con i prodotti cosmetici. Rossetti, profumi, ricordate la Avon? Poi si passò alle aspirapolveri, le batterie da cucina, i materassi e il corredo matrimoniale. L’idea era di far lavorare le signore senza farle uscire dal loro salotto e nello stesso tempo di sfruttarne le conoscenze, parentela compresa. Niente negozi dunque, niente tasse, affitti. Tutto in casa. Un successone. Nel mondo, adesso, saranno milioni le “presentatrici” e milioni di riunioni si saranno svolte nelle cucine delle case di tutto il pianeta. Ma oggi, che cosa si inventa il mercato delle riunioni tra casalinghe? Il Tuppersex. Vendita di oggettistica sessuale all’interno delle pareti domestiche. Forte della complicità tipicamente femminile e dell’intimità della propria dimora, senza peraltro il fastidio di un viaggio al sexyshop o il contrassegno e le occhiatine maliziose del postino, funzionerà senz’altro. Pare che in America e Germania già spopoli. E ti pareva.  

"Una economia da viveur" di Francesco Gambaro

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lunedì 5 maggio 2014

"Rovine" di Gaetano Altopiano

Ce la faremo a sopravvivere alla nostra rovina? Qualcuno, in teoria, dovrebbe farcela. Chi è sotto i trenta ha ottime possibilità di superare questi anni. Se ascoltate la radio  dei vostri figli ve ne convincerete. E’ tutto così nuovo, diverso, innaturale alle vostre orecchie tanto da farvi temere il peggio: che anche voi possiate farcela.

"Era de maggio fresca era ll'aria e la canzone doce" di Francesco Gambaro

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domenica 4 maggio 2014

"Serie B" di Gaetano Altopiano

Ho studiato la progressione della mia barba in termini di estensione facciale. Noto che si allarga a macchia d’olio ultimamente, non solo, ma che è anche molto più dura che non in passato. Ha invaso parte del collo, cresce nelle orecchie e si avvicina minacciosamente agli zigomi. Strano. Pensavo che prossima alla maturità ormai non potesse che perder brandelli, che si diradasse e ingrigisse, che ogni pelo si ammorbidisse e si assottigliasse per la stanchezza. E invece no: è più cazzuta e ispida che un tempo. Ho l’impressione che stia tentando un recupero, non sto scherzando. Come rifiuto ostinato a una minaccia di retrocessione. Ancora un gol, forse. Un cross azzeccato. Un ultimo arrembaggio.


"Un bel momento nel tempo" di Francesco Gambaro

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sabato 3 maggio 2014

"Pioggia" di Gaetano Altopiano


Dal mondo, nuove strepitose. Ancora pioggia nel fine settimana. E pioggia da lunedì a mercoledì, mentre per giovedì, venerdì e sabato ci si aspetta finalmente il diluvio. Secchiate di pioggia sugli speakers di tutto il pianeta, impossibile trasmettere persino l’oroscopo. Cnn, Rai, Al Jazeera, e Vgtrk, Bbc, Nhk. From Japan to New York blank silence. Finally. Non usciranno giornali né settimanali (almeno fino al cessato allarme) e le radio smetteranno le loro insopportabili musichette. Niente Internet naturalmente né cellulari. Ci disporremo allo studio, quindi, chiusi in casa aspettando che passi. Osserveremo il corpo umano e impareremo a conoscerlo (finalmente) utilizzando atlanti, manichini o corpi nudi di conviventi dove possibile. Leggeremo le Lettere di San Paolo e impareremo a memoria almeno il secondo canto dell’Iliade. Buona giornata.  

"Ebola 2" di Francesco Gambaro

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venerdì 2 maggio 2014

"Due chiacchiere" di Gaetano Altopiano


Un giorno poi, mentre fai le tue solite cose, rimani in silenzio. Dapprima non ci fai quasi caso, non avverti niente di speciale (sarai rimasto centinaia di volte in condizioni simili), serri un bullone, che ne so, controlli lo scaldabagno, ma dopo un po’ però lo senti che dentro di te sta accadendo qualche cosa di diverso. Ovvero, che qualcosa si stia estinguendo. Non è solo mancanza di parole, non soltanto. E’ un mutamento generale che sembra spinga se stesso verso un punto assoluto. Un silenzio di ultima generazione, pensi, vallo a capire. E in effetti all’improvviso non hai più alcun tipo di desiderio: stringere un perno, una doccia calda, fare due chiacchiere. Niente. 

"Oralistico" di Francesco Gambaro

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giovedì 1 maggio 2014

"Chirurgie" di Gaetano Altopiano


Incompetenza” è una parola tragicamente pericolosa. E anche se non amo, nel senso propriamente stretto, La Repubblica di Platone, devo riconoscerne i meriti. La Giustizia, secondo il Pla, consisterebbe soltanto in questo: quando ognuno fa (bene e seriamente) il proprio lavoro. Si può leggere anche: competenza. Non è il caso dell’urologo che vuole resecare senza capire, né quello del giudice che, al contrario, pur capendo non si decide a estirpare.  

"Non è mao troppo tardo" di Francesco Gambaro

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