mercoledì 21 maggio 2014

"Uccelli migratori" di Gaetano Altopiano

Quel centinaio di metri che concludono la terraferma erano bruciacchiati da un vecchio incendio. Una sola doppia striscia di cenere grigia in mezzo a sabbia e sterpaglie, sotto, la schiuma di qualche onda che saltava fino al limite massimo. Le ruote cigolarono quando ci fermammo, e un strano odore (tra fumo e ganasce surriscaldate) si diffuse  nell’intero perimetro. Guardai la mia compagna che si aggiustava i capelli. La mia ferita alla mano sinistra. La molla del cassetto del cruscotto che pendeva. Era la prima volta che venivo a fotografare le cicogne e la cosa mi emozionava molto. Guardai l’orizzonte e mi vennero in testa parole tipo casa, nido, uovo, migrazione, poi una che non c’entrava proprio niente: geometria, e una che mai potevo pensare mi venisse in testa: lobotomia.  

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