Non sono a corto di
idee. Sono solo a corto di desideri. Che poi non è nemmeno esatto,
ecco, trovato: giustissimamente non ho nessuna voglia stamattina.
Mentre prendo un caffé penso, perciò, alla vecchia regola della
classificazione dei bisogni. A scuola, in economia, ci insegnarono
questo, una legge tanto sciocca che allora mi lasciò di stucco per
la sua incredibile banalità: la scala dei bisogni. Che poi
suddivideva le necessità in primarie, secondarie ecc. Nel caso
qualcuno non avesse chiaro, ad esempio, che quando si ha lo stimolo
cacare è più urgente di mangiare, se si ha sete passeggiare è meno
urgente che bere, respirare necessario in assoluto più che
immergersi in apnea.
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