Unirsi
non è un atto dovuto, meglio il gioco automatico delle mani che si
intrecciano e si accoppiano su un treno, girano i pollici in senso
orario ma anche antiorario, un gioco amoroso a rimpiattino che si
conclude con l'arrivo in stazione dopo l'ultimo incrocio ferroviario.
Così per l'androgino perfetto che stiamo diventando (dicono alcuni
romanzi saggi indagini socio-antropoligiche interviste che oggi
girano con successo) scopare come lavorare stanca, il piacere è in
se stesso e in se stessi, e solo quello si cerca con profittevole
indolenza. Conclude il suo articolo sul Foglio di oggi Antonio
Gurrado “Ad esempio oggi, avendo una mezza
giornata libera, ho preferito scrivere quest’articolo.” Ma già
Elémire Zolla sosteneva: “In una prospettiva metafisica,
l'incontro con l'androgino è sempre stato inevitabile. Quando la
mente si innalza al di sopra dei nomi e delle forme, non può che
toccare il punto in cui anche le divisioni sessuali vengono
superate.” Dunque facciamola finita con generazioni Y temporalismi
evoluzionismo culturale, siamo e saremo quello che siamo sempre
stati, giocolieri delle mani per intenderci, alla maniera di Diogene
che pure si masturbava in agorà.
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