Stabilito
che il metro sarebbe stato 1/10.001.957 del quarto del meridiano
terrestre di Parigi (quello compreso tra il polo nord e l’equatore)
nel 1889 si procedette alla realizzazione di un campione standard in
platino-iridio (praticamente indeformabile) da conservarsi presso il
Bureau international des poids et mesures di Sevres e definito come
“barra n.27”. Chi volesse appurare la lunghezza della propria
minchia, senza il rischio di cadere in errore, non aveva che da
recarsi in quell’ufficio e verificare. Tutto questo fino al 1983.
L’anno in cui l’inarrestabile, insopportabile, rompicoglioni
schiacciasassi del progresso scientifico ridefinì il metro come “la
distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari
a 1/299.792.458 di secondo”.
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