Quando il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti dice che, nel tentativo (era ora) di dare una seconda possibilità a quei contribuenti che non sono più riusciti a mantenere gli impegni con Equitalia, è allo studio del Governo l’ipotesi di concedere loro una moratoria piuttosto che mandarli definitivamente in malora, l’appuntato Lilli Gruber lo incalza come volesse farlo confessare: ma è una sanatoria? È una sanatoria? È una sanatoria? Tre fottute volte glielo chiede. Come se il principio di “Aggiustare” non vantasse radici comuni a un altro su cui non credo avrebbe molto da ironizzare: “Giustizia” (entrambe derivano da Iustus, Giusto). Come se la necessità di “Aggiustare” non fosse stato uno dei motori dello sviluppo economico dell’Italia: calzolai, falegnami, sarti, fabbri, fontanieri, solo per citarne alcuni, che furono parte importante della società che produceva. Come se la possibilità di “Aggiustare” - giustissimamente - non fosse stato da lei stessa considerato e applicato quale sacrosanto diritto al proprio miglioramento estetico.
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