Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro
il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello e
considerò la situazione: Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara,
i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi
suonavano lire e i Normanni bevevan calvados. Tutta questa storia,
disse, è una miseria. Si troverà mai via d’uscita?
Settecentoquarantanove anni-mesi quattro-giorni quindici dopo, ossia,
esattamente oggi, il sottoscritto ha lo stesso problema: apre il
libro (I fiori blu), lo sfoglia, trascrive l’incipit, pensando di
fare dedica al grande (Raymond Queneau). Poi pensa: tutta questa
storia è una miseria, troveremo mai via d’uscita? E rinuncia.
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