Mai come ieri
pomeriggio l’associazione faccia/parola mi aveva dato tanto la
nausea. Mi sono, improvvisamente, sentito un coglione e ho dovuto
consultarmi con un esperto prima di fare un passo che poteva essere
decisivo: cancellarmi, o essere molto più selettivo nei contatti;
verificarli giornalmente e ogni volta che qualcuno scrive una cazzata
radiarlo immediatamente. Un lavoraccio. Il dramma dei social network,
dice l’esperto, tranne le dovute eccezioni, è esattamente questo:
una volta entrato l’utente si sente in obbligo di dire e
condividere qualcosa, e di fatto è così. E’ inevitabile, pena
l’illogicità dell’azione. La parola, però, oltre ad avere il
suo valore originario (organizzarsi per esprimere un concetto), qui,
assume anche un potere irresistibile: far colpo su una platea (che,
nella quasi totalità dei casi, non si ha mai avuto). Poiché il
potere del fascino è insito in alcune nature e in altre no, a
prescindere dalle “procurate” azioni, tentare di far colpo, alla
fine, risulta del tutto inutile. Anzi, spesso è solo ridicolo e
imbarazzante, dato che perlopiù si ha a che fare con dilettanti. A
volte è persino disgustoso: quando leggi ciò che hanno scritto e
guardi le facce.
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