L’importante è avere le carte a posto. Quello che pensiamo,
cioè, se non condividiamo, considerando assurdo avere le carte a posto, prima
ancora che le nostre coscienze, è secondario. Anzi, non conta affatto. Al
solito, da noi, si distorcono i concetti: l’onestà non è più far di tutto per
evitare quanto umanamente possibile in materia di disonestà, a prescindere dai
protocolli, ma solo avere applicato la legge. Che in genere corrisponde alla
necessità di trovare un colpevole. Qualcuno su cui scaricare una tensione che è
sempre più forte. Un paletto di messa a terra, diciamo.
sabato 30 novembre 2013
"Non è Kafka" di Gaetano Altopiano
Un giudice, anzi, una
giudice, in un processo per omicidio, accoglie la tesi della difesa che invoca
l’infermità mentale dell’imputato. Niente ergastolo. Accolta. Quello che è
strano è che la perizia degli psicologi (incaricati dai difensori) sostiene una
“temporanea incapacità di intendere e di volere” limitata al solo, esclusivo
momento del femminicidio. Giurisprudenza: “L’imputato, nell’attimo
dell’assassinio, era incapace di intendere e di volere.”
(non è Kafka, ma l’omicidio
Petrucci, Palermo 19/10/2012)
venerdì 29 novembre 2013
giovedì 28 novembre 2013
"Cinque che sembrano venti" di Gaetano Altopiano
“Provi ad assaggiare questo
pane, signor mio, non sembra pizza? E questa mortadella, non è in tutto e per
tutto un bocconcino di tartufo?” Il pizzicagnolo mi incalza, non riesco a
concentrarmi, e intanto la bottega si riempie. Due etti di prosciutto, mozzarella,
il pane e un poco di formaggio grattugiato: se non ricordo male è tutto. Colpo
di tosse, una signora spinge. “Guardi, la nostra pasta è alle erbe, e ho certi
filetti di sgombro che sembrano fettine di salmone”. Ma certo. Certo. Insomma,
in questo posto tutte le cose sono qualcos’altro. Il pane è pizza, la
mortadella tartufo, la pasta è erba e lo sgombro salmone. “Viene dodici euri”
mi fa. Prendo un pezzo da cinque e pago. “Le prenda, dico, e mi dia il resto.
Sono cinque, sì, ma non sembrano venti?”
mercoledì 27 novembre 2013
"Terapie farmacologiche" di Gaetano Altopiano
A proposito di paradossi, eccone uno. Come può una scienza inesatta elevarsi a scienza esatta senza averne titolo? Pensate sia impossibile che uno scolaro che si autopromuova ogni anno alla classe superiore. Giustamente. Gli “Studi di settore” sono lo strumento più iniquo che il sistema tributario abbia potuto escogitare: applicano lo spirito della Medicina Interna che in base alla risposta di certo numero di pazienti stabilisce la bontà di un farmaco, partendo dal presupposto di Uniformità biologica quasi assoluta; tralasciano però (volutamente) l’anamnesi, che è invece indispensabile per l’obiettività di una giusta terapia farmacologia. Non ci si può convincere che le aziende (di ogni certo settore) siano tutte uguali davanti al fisco, solo perché qualcuno lo ha sancito, o anche per comodità. Né si può pensare che tutte le aziende (di ogni certo settore) pur avendo stesso numero di dipendenti, stesso volume d’affari, debbano produrre necessariamente lo stesso reddito. Non è affatto stabilito. La storia di un’azienda, la sua vitalità, quello che può produrre non è mai uguale. E come potrebbe? Geografie, tradizioni, gestioni, le rendono diverse.
martedì 26 novembre 2013
"Muscoli, ossa, cervello", di Gaetano Altopiano
Proprio come una macchina il nostro corpo si usura. Nel tempo, ogni parte di noi si consuma, ogni organo, muscolo, il più piccolo osso. Ci si scopre, a una certa età, a sentire fastidi che non se ne vanno, malumori che non si dissipano, dolori che persistono anche per uno sforzo banale, o per un semplice colpo di freddo. E’ la capacità di recupero che è cambiata. A venti, o trentanni, una contrattura muscolare dura un paio di giorni, a cinquanta, dura due mesi. I tendini, per esempio, sono funi che tirano e un bel giorno improvvisamente mollano: non si riesce più a sollevare un bel niente. Una ferita sanguina più del dovuto, le ernie sgusciano senza rimedio, e anche il cervello non fa eccezione. La nostra capacità di “autoripararci” è venuta meno. O meglio, è venuta meno la volontà: nessuno vuole più essere pronto. Forse per paura di pentirsi?
lunedì 25 novembre 2013
"Scarpe" di Gaetano Altopiano
La signora Miuccia Prada vende stivali da tremila euro ma va in giro in Clark. Il signor Della Valle proclama l’obbligo del versamento contributivo come bisogno nazionale ma fabbrica le Tod’s in Romania. Imelda Marcos, moglie del dittatore filippino, teneva il popolo alla fame ma aveva più di duemila paia di scarpe. Anche Celine Dion, cantante, ha duemila paia di scarpe. Vigevano è la città con la tradizione calzaturiera più antica. Il New England è famoso soprattutto per due cose: Cape Cod, località di villeggiatura, e Alden, tra le scarpe più esclusive del pianeta. Quelle più care, però, le ha create Christopher Michael Shellis, sono da donna e costano 140.000 sterline. La scarpa meno costosa in assoluto non esiste.
domenica 24 novembre 2013
"Presenze" di Gaetano Altopiano
Qual è il dipinto più inquietante? L’isola dei morti ? Saturno che divora i suoi figli? Le visioni dell’aldilà? No. Né Bocklin, né Goya, né Bosch. La perfezione, anzi, non c’entra niente. L’autore è uno sconosciuto, l’opera prodotta in migliaia di esemplari e alle pareti di ogni cucina che si rispetti. “Il ritratto del vecchio ubriacone”. Mezzo busto di un anziano alcolista con tanto di fiasco di vino e guance avvampate. Sorride, e a ognuno che entra e come facesse occhiolino: sembra voler fare parte della famiglia, esservi ospite, fare l’anfitrione. Invece ha intenzioni agghiaccianti. Non è un simpaticone, sta fingendo, l’autore sapeva benissimo si trattasse di un mostro. E ora lo sapete anche voi. Un violento, picchia la moglie e la tiene senza un quattrino. Sfrutta i figli, non lavora da anni. Un mostro seriale. Il clone vi segue dovunque e in ogni casa che visitate il vecchio è lì a aspettare. Tragicamente presente e ossessivo. A casa dei vostri suoceri, difatti, l’uomo vi fissa anche stasera: corre un brivido. Siete costretti a chiudere gli occhi.
sabato 23 novembre 2013
"Biografie sentimentali di uomini e pesci" di Gaetano Altopiano
In tempi come questi, ancora esistono persone serie? Direi di sì. Le riconosci per la colorazione assunta dalla faccia quando fai loro una domanda. Non è il rossore della timidezza. No. E’ il sangue che promette: giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. E giura, infatti. E infatti mantiene. Un tale Giuseppe Cottone, amico mio, ristoratore, è una di queste. Il suo locale è in centro, ha un nome ridicolo e il posto non è nemmeno granché, ma il pesce è il più buono della città. Garantito. Parola di ristoratore e di amico. E’ lì che ho conosciuto l’Orata. Quella di mare, s’intende. L’Orata vera. Non quella porcheria che spacciano per tale: grassa, tozza, argentata; identica alle compagne per misura, senza sapore e molliccia. No. Quella che ho conosciuto io era una bestia tropicale: liscia, asciutta, sottile; bocca appuntita e bordata di giallo, colore canna di fucile, pinne caudali lunghe e setose. Bellissima. E poi la carne. Magra e ricca di sapore. Le ho voluto bene da subito.
venerdì 22 novembre 2013
"Incomprensioni" di Gaetano Altopiano
Un attimo dopo, zacchete. La bionda, magra alta e fichissima, già trascina il bamboccio in camera da letto. E’ una padrona: gli monta sopra, lo massaggia, lo bacia sul collo, ma l’uomo chissà cosa crede. Col tacco, infatti, di una scarpa chiodo 12 centimetri, a un certo punto lo infilza sulla scapola destra. Quello ancora non capisce. Grida. Crede che sia uno scherzo. Non sa una parola di russo. Ma come? Pensava a una cosa semplice, rilassante, erotica vecchio stile, magari con sigaretta post-coito. Poco prima, al ristorante, lei gli aveva detto: “mi piacciono i tuoi occhi da frocio”, in russo, ovviamente. E lui, ovviamente, non aveva capito. Il film è Italians, lui un candido Carlo Verdone.
giovedì 21 novembre 2013
"Creazioni" di Gaetano Altopiano
Secondo Vito Mancuso (Il
Principio Passione) la
Creazione dell’universo non sarebbe avvenuta secondo la
narrazione della Genesi, nei famosi sette giorni, né, naturalmente, solo
secondo aggregamento casuale di particelle in un fatidico attimo di 13,8 miliardi
di anni fa, ma continuerebbe tuttora. Quindi, la vita a cui assistiamo non è
evoluzione ma creazione. Il tentativo è quello di conciliare l’esistenza di Dio
con l’evoluzionismo appunto. Cioè: essendo ancora in atto, la creazione,
sarebbe un lavoro che viene sempre più perfezionandosi, spiegando, direi
giustificando, la possibilità che il male, in termini di malattie, morte,
catastrofi naturali, non si sia esaurito in quanto parte ancora da correggere,
o qualcosa del genere. Lo scopo (antropocentrismo) non sarebbe l’Homo Sapiens
ma il Sapiens Sapiens, obiettivo finale del Creatore: non più uomini ma solo
spirito/sapienza. Al capitolo 5 scopro che l’universo è vuoto al 99%. La
materia non esiste. E’ solo un’aggregazione di forze. Quello che non mi è chiaro
è: cosa sarebbe il vuoto? Chi spinge le forze?
mercoledì 20 novembre 2013
"Riunioni" di Gaetano Altopiano
Tavole rotonde. Tavole
quadrate. A ferro di cavallo. Il nostro è un ovaloide, e siamo in otto. Nove.
Tutte persone importanti, ehilà, tranne il sottoscritto, ovviamente. Si parla
di ribassi d’asta, di costo della mano d’opera, del trend di mercato e di
quanto siano affidabili le imprese che offrono sconti così alti in edilizia,
come mai prima d’ora. Che bello saper dire le cose e dirle nel modo più limpido
possibile. E’ un grande dono la chiarezza, e uno ancor maggiore la sintesi.
Certo. Ma ognuno tira acqua al suo mulino, come potrebbe non essere così? E in
questo tentativo, in barba all’ABC della conversazione, le voci si accavallano,
si incrociano, fino a confondersi del tutto. Come potrebbe non essere così? Dopo
tre quarti d’ora non si è arrivati a niente. Forse perché era questo l’obiettivo:
non arrivare a niente. Non dire niente. Non volere niente. Saluti, strette di
mano. Uno mi fa: ma tu non hai capito un tubo, scherzi? E insiste nel dire che
io non ho capito niente, mentre invece, io, ho capito benissimo. Mi ricordo
allora di averlo sentito gridare, prima: ma mi fai parlare, ripeteva, mi fai
parlare. Due, tre, quattro volte.
martedì 19 novembre 2013
lunedì 18 novembre 2013
domenica 17 novembre 2013
sabato 16 novembre 2013
venerdì 15 novembre 2013
"Riempitivi" di Gaetano Altopiano
Certuni sono baciati dalla grazia. Alcuni li
conosco, altri solo di fama. A volte riesco a leggerli direttamente, altre, me
li godo al telefono letti da un sacerdote che è un vero esperto nel
rintracciarli. Bè, quando succede, credetemi, sono tutto un fremito. Ricordate
il mito di Demetra? Sorella di Zeus. Dea della vita e della morte. “Portatrice
di stagioni”, pensate. E della mitologia, in generale, cosa ricordate? Mi piace
pensare alla lettura come a una graticola sempre sul fuoco: sotto, per quanto
soffi vento e faccia tempesta, la brace cova sempre in attesa. Sembra sia
spenta, e invece, oplà, ricomincia a covare. Pronta a riaccendersi per
sfrigolanti tocchetti di carne. Un grazie a Pietrangelo Buttafuoco per il suo Riempitivo di ieri sul Foglio.
giovedì 14 novembre 2013
mercoledì 13 novembre 2013
martedì 12 novembre 2013
lunedì 11 novembre 2013
domenica 10 novembre 2013
sabato 9 novembre 2013
venerdì 8 novembre 2013
"I soccombenti" di Gaetano Altopiano
Ogni cittadino è un Contribuente. “Contribuente” è chi contribuisce. Così, almeno, dovrebbe
essere. Con-tribuire vuol dire letteralmente concedere un tributo, ossia,
offrire una parte di ciò che si ha, ma solo una parte. Per contributo, infatti,
si intende “un apporto” (non un pieno
trasferimento) di materia energetica, umana, in questo caso economica, che affluisce in un bacino già
“fatto”, non da realizzare (altrimenti si chiamerebbe diversamente); un atto
volontario, quindi, fondato sull’etica e sulla capacità di giudizio: faccio
parte di una famiglia, la riconosco un’istituzione, traggo vantaggi da questo,
fornisco una forza proporzionata ai miei mezzi. Un atto necessario, certo, ma
che andrebbe compiuto solo in base alla disposizione finanziaria di ognuno,
nessuno escluso, naturalmente, solo in base a quella. E solo in modo
volontario. Esattamente come volontario (e mai nessuno si è sognato di considerarlo
diversamente) è l’altro compito del contribuente: partecipare allo sviluppo
sociale attraverso l’immissione di parte del suo capitale nell’attivo
circolante della vita di tutti i giorni: fare la spesa, vestirsi, investire
eccetera). Il concetto di Contribuente, e il suo compito, sono stati distorti. Il Contributo è una Tassa, oggi, “un prezzo” da pagare per
appartenere all’istituzione, il cui importo, tra l’altro, viene fissato
arbitrariamente senza aver sentito le parti. Esponenziale, rispetto alle
necessità del richiedente. Ora, uno: tentare di risanare il debito pubblico con
questo sistema è assolutamente inutile, anzi, fallimentare. E’ come avere un
debito di 1000 euro e cercare di pagarlo dando acconti di 5 centesimi per
volta. Vi pare possibile? Due: questo sistema, a lungo andare, ha privato i
contribuenti del necessario per poter partecipare a quello sviluppo sociale
indispensabile (più dei conti pubblici in ordine) per fare di una nazione una
nazione ricca. Da qui la depressione.
giovedì 7 novembre 2013
mercoledì 6 novembre 2013
martedì 5 novembre 2013
lunedì 4 novembre 2013
domenica 3 novembre 2013
sabato 2 novembre 2013
venerdì 1 novembre 2013
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