Col tempo, inevitabilmente, ognuno capisce di avere
pochissime chance. Zero colpi da
sparare, ecco. Quella che in gioventù sembrava una pianura sterminata, la cui
fine era preclusa alla vista per quanto appariva lontana, oggi è una strada
urbana, un vicolo addirittura, un culo di sacco che porta solo a un percorso
obbligato. Un muro. L’attività, col tempo, è diventata il suo contrario più
angosciante: passività. Nessuno è immune. “Stabilmente assestata”, oggi, è un
ex nonsense promosso a termine più
adatto a definire ogni spinta vitale. Lo sanno tutti, eppure. Ancora tra gli uomini
c’è chi porta scarpe che slanciano un poco e tra le donne è abbastanza diffusa
l’usanza di rifarsi le tette. Corrono tutti in massa alle urne, si abbronzano
nella speranza di assumere un’aria orientale e i temerari piantano le famiglie
a cinquantanni e si risposano. Si parla d’amore, si gioca al lotto, e nei caffè
ci si rende ridicoli abbordando quella che ha l’aria più problematica. Errore
gravissimo. La testa sbatte contro il muro, sbatte, sbatte, ma non fa breccia.
E come potrebbe?
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