Una
parola che penso qualifichi bene il mio umore è “disappunto”.
Soprattutto al mio rientro dal solito appuntamento con questo
signore. Lì, il D. tocca le punte più alte. Parlo di quella
sensazione d’impotenza mista a delusione che però differisce dalla
rabbia conclamata poiché il suo oggetto (in effetti) ancora lascia
un certo margine di speranza, tanto da non spingere alla
disperazione. In genere è una di quelle sensazioni che si provano
solo in momenti particolari e che, pertanto, oltre a non raggiungere
mai “temperature pericolose”, viene universalmente riconosciuta
essere passeggera. Mai il D., infatti, potrebbe essere cronico. Ma il
mio mi pervade da tempo e non accenna a diminuire. Di sicuro per
questi appuntamenti che ogni mese ne riaccendono la fiamma. Correggo:
la fiammella.
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