giovedì 12 dicembre 2013

"Equazioni" di Gaetano Altopiano


Per quanto non sia affatto un amante del lotto, né tantomeno un giocatore, oggi rifletto. Un numero puntato su una qualsiasi ruota (si chiamano così ma ne sconosco il motivo) ha due sole probabilità di risultato: può uscire o non uscire. Nessun’altra. Le due probabilità sono perfettamente uguali, numericamente identiche, cioè cinquanta e cinquanta su cento e questo, ragionevolmente, dovrebbe incoraggiare chi gioca, ed è così infatti: si convince di un più che possibile successo. Nella realtà, però, le cose sono un po’ diverse. Il fatto che statisticamente una volta su due un numero potrebbe essere estratto vuol dire anche che potrebbe non essere estratto mai, e anche questo è noto al giocatore che, ragionevolmente, dovrebbe esserne scoraggiato ma nonostante tutto persevera. E’ convinto che “prima o poi” arriverà il suo momento. Pensiamo ora alle probabilità, appunto, in termini di “successo” o “insuccesso” e al gioco come evento che accade in uno spazio/tempo (il nostro). In questo contesto le due probabilità sono immodificabili da leggi fisiche, tranne nell’ipotesi di malafede, ovviamente. Non dipendono dal numero di tentativi del giocatore, né da altri fattori che non siano soltanto 'il caso'. Un caso che potrebbe non avverarsi mai. Insomma, l’equazione puntata / tempo = vincita (successo) non esiste. Il gioco avrebbe senso in una dimensione senza tempo: il giocatore non avrebbe ragione di sperare, poiché la speranza non esisterebbe, e il numero puntato, non dipendendo dal tempo in termini di evento che accade o può accadere, sarebbe estratto continuamente.      

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