Una
certa tendenza al macabro dobbiamo riconoscercela, noi moderni.
Risulta che i portatori di “arte” oggi siano sempre più attratti
da colori come il nero, il ruggine, il focato, e il loro tentativo
più frequente risulta essere quello che delle cose cercherebbe di
rappresentare “l’ossatura”. In altre parole, il fossile.
Carbone in testa. Basta pensare, per esempio, a quanto uso si faccia
dell’acciaio corten
(nient’altro che acciaio arrugginito) sia nella scultura che in
architettura. O ai lavori di certi fotografi che sempre più
frequentemente ritraggono corpi carbonizzati. Potremmo definire
questa devianza come frutto di due errate convinzioni: 1) che il
progresso artistico debba per forza condurre all’essenzialità; 2)
che la scarnificazione ne sia la rappresentazione par
excellence.
Nessun commento:
Posta un commento