sabato 24 dicembre 2016

UN FUMOIR IN PENOMBRA di Gaetano Altopiano






Sogno di essere interrogato da un giudice. Procedo da uno stadio iniziale in cui le sue signore segretarie mi fanno attendere in un ufficio di parquet scuro (più vicino allo studio di un avvocato che non al corridoio di un palazzo di giustizia) a uno successivo in cui il giudice ha bei capelli bianchi e ricciuti e sta seduto dietro la scrivania di una stanza che mi ricorda un fumoir in penombra. Fino a un terzo e ultimo stadio in cui cominciano le domande e che è ambientato nella piazzetta di un vecchio rione popolare e in mezzo a diversi agenti di polizia che mi incalzano. Conosco il motivo di quell’interrogatorio e aspetto domande che invece non arrivano se non riguardo a cose non pertinenti. Siamo tutti seduti, e non so cosa voglia dire, in una strana disposizione semicircolare. Alcune delle domande sono addirittura incredibili: “Avete costruito un bell’ospedale a Pollina, eh?” Ma io non ho mai costruito ospedali, né a Pollina né in nessun altro luogo. 

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