mercoledì 1 marzo 2017

UNA POSSIBILE VIA di Gaetano Altopiano







Una via che possa essere riconosciuta unicamente da chi ci abita. Che abbia, cioè, la singolare prerogativa di essere ricordata solo dai suoi residenti, e non per il fatto che tutti i giorni queste persone rinnovano il rito di appartenenza alla comunità locale col gesto di infilare la chiave giusta in una serratura, o perché sanno a quale indirizzo bussare con la certezza che qualcuno aprirà loro la porta, ma per ragioni ancora più logiche: chiunque altro non sia uno di loro non potrà conservarne memoria, dovesse passarci e ripassarci per il resto della sua vita si smarrirà di continuo. Costruzioni del genere ricorderebbero i 500 labirinti scandinavi, o il pavimento della Basilica di San Vitale a Ravenna, la casa di Asterione ma anche certe favelas di Sao Paulo o i sobborghi di Bollywood, dove anche i più furbi rischiano la perdizione, e più di ogni altra cosa dunque si tratterebbe di mistero. Ma solo chi riconosce una strada potrà pensare di immaginare logicamente una strada diversa da quella, e non chi non la riconoscerà: lui stesso, mentre descrive la sua fantasia, vive contestualmente in un carcere e in una scena domestica.


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