La
secchezza è la migliore qualità di uno che vuole raccontare.
Dilungarsi in particolari che non attengono al corso della
narrazione (arredamenti, abbigliamenti, minuziose descrizioni
fisiche) è inutile, oltre che rischioso: il lettore, o anche
l’ascoltatore, rinuncia molto più volentieri di quanto si pensi.
Allorché si è costretti a un minimo di descrizione ambientale,
però, lo si faccia come accade nella realtà, dove un viaggio in
metropolitana dura il tempo necessario per guardare davanti a sé
immersi nei propri pensieri, e dove di rado ci si accorge di come
siano fatte le cose che ci circondano a meno che - in quel momento -
non debbano entrare a far parte della nostra vita in modo definitivo.
Epicamente.
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