Bè, non sono gobbo
per questo mi è piaciuto fare il gobbo, incrinare le spalle spingere
la testa sulla nuca sino a diventare per davvero gobbo. Non vedere
chi incrocio, temendo solo un altro gobbo che, come me, fissa il
cielo ad altezza d'uomo. Anche non zoppico ma, facendo lo zoppo sin
da bambino, ho imparato il piacere di zoppicare, e bene. Me lo ha
insegnato Giovanni il portiere, zoppo per davvero. Ci sono riuscito,
in segreto esercitandomi nella mia stanzina, il rumore sinistro era
la parte forte, non ero più un bambino stereo ma mono, il volume dei
passi pendeva solo da un lato, zoppicava anche lui, quando i miei,
sta per genitori, mi chiamavano all'ora del pranzo, a tavola arrivavo
zoppicando. La strascicavo così bene la gamba destra che sono
diventato zoppo per davvero. Benissimo, mi dico, e ora voglio
diventare cieco. Chiudo un occhio, non mi viene così facile tenerlo
sempre chiuso, allora rubo la ventosa di mio fratello che così gli
curavano lo strabismo e i miei, intesi genitori, gliene comprarono
un'altra. La tengo giornate intere, non la scollo dall'occhio nemmeno
la notte. Quando strappai la ventosa se ne venne tutto l'occhio, un
guercio per davvero. Oggi è più o meno vero se mi dite che sono uno
di voi, solo un po' goffo. Purtroppo non abbastanza vero, sono gobbo
guercio zoppo, goffo per davvero e mi è venuta la passione di
diventare sordo e muto. Seguo i corsi regolari per audiolesi, dove mi
ha iscritto mia figlia che lì insegna e muovo le mani velocemente
come fa lei. Ogni tanto perdo l'equilibrio e cado. Quando cado
preferirei restare caduto. Da quando i miei, detti genitori, mi
fecero vedere il sacrario di Redipuglia, vorrei diventarci per
davvero un caduto.
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