Certezze incrollabili mi
suggeriscono che una certa Organizzazione cospiri alle nostre spalle. Basta
salire in autobus, prendere il giornale o anche entrare in un Bar: occhi che ci
scrutano, discorsi che si interrompono, sempre quell’ammiccare e quei mezzi
sorrisi carichi di ambiguità. Ma cosa vogliono? Perché guardano di continuo?
Cosa si dicono sottovoce? A volte mi controllo la giacca, scuoto i pantaloni,
mi guardo nel primo specchio cercando qualcosa che magari possa non andare. La
cravatta, un ciuffo di capelli, un foruncolo spuntato all’improvviso. Ma è
tutto a posto. E allora? Esco dalla toilette e capisco: sono spioni.
Informatori prezzolati. Infami. E sono ovunque. Non sono pazzo, che credete, ma
sano, sanissimo e ben piantato per terra. Svolgo una professione ordinaria, ho
moglie, figli, e vivo a Roma (la vecchia capitale, prima del colpo di stato
militare). Quartiere ex-Prenestino.
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