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INCIPIT (Tommaso Landolfi) di Francesco Gambaro
Or
ora tentavo di procurarmi una bottiglia di vermouth, ma tutte le
botteghe erano ancora chiuse. Stavo incerto all'angolo di una strada
(e a al gelo della riviera), quando per compenso del mio scoramento è
passata di corsa una fanciulla; una scolara con libri, che certo
s'affrettava alla fermata del filobus. Poiché avevano già spento le
luci, ed era quasi buio, e lei correva senza rumore, è sorta dal
fondo della strada come dal nulla. Una giovinetta che corre! Questa
nel suo moto scopriva le gambe ben più in su del ginocchio, e la sua
leggerezza era mirabile; a parte gli animali corridori di
professione, così corrono soltanto i cani e i passeri, parendo
respinti e come ballottati dalla terra. Il passaggio a livello era
chiuso, ha dovuto passare sotto le sbarre: mettendo con ciò in
valore tutto il meglio di sé, ma in una sequenza tanto rapida, che
ogni attittudine era immediatamente scancellata e bruciata dalla
seguente, con effetto di capogiro o di sogno. Donde viene viene loro
quella meravigliosa coerenza di movimenti, quell'accorgliersi e
convenire di forme, come mai non capita loro di scosciarsi
sgraziatamente, di spampanarsi? Appenna di là, poi, ha rispiccato la
corsa ed è dileguata. Why the fly flied? Because the spider spied
her.
“Vario
è l'istesso error ne'gradi vari / E sol l'egualità giusta è
co'pari”
Tommaso
Landolfi, Des mois, Adelphi, 2016
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