sabato 4 febbraio 2017

IL PUNTO ORIENTATIVO di Francesco Gambaro



Mio padre, era un ragioniere, non guardava mai la tastiera. La prima volta che lo vidi in azione, nel suo tetro ufficio che però aveva finestra sul Viale della Libertà, lo sentii battere tutto il pomeriggio e con le mie gambette penzoloni seguii quel suo ritmo strampalato: un allegro veloce, una sincope, un lento andante, un adagio rumoroso, un fox trot sforbiciante, l'edera rampicante curiosava dai vetri. La calcolatrice ticchettava a destra, gli occhi silenziosi ticchettavano a sinistra sui numeri. Mi spiegò che non era difficile, mi fece vedere il tasto centrale della calcolatrice, aveva un minuscolo punto bitorzoluto che bastava alle sue mani per orientarle. Mi piace ricordarlo perché è così che scrivo, come mio padre conteggiava. Chiudo gli occhi, sfioro la tastiera, non trovo mai un punto orientativo e, puntualmente, i conti non tornano.

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