martedì 21 febbraio 2017
LI PO di Gaetano Altopiano
Se dico di non conoscervi, signora, avrò le mie buone ragioni. Non vi conosco. Carissima zia, vi prego di accettare le mie scuse: il topo è riemerso all’improvviso da un buco del pavimento che ricordavo di aver murato già l’anno scorso. Ricordo perfettamente di averlo fatto. Non riesco ad avere pace, è incredibile. La pasta qui è scotta, le polpettine rancide, nell’insalata si muovono esserini disgustosi. Signora, vi prego di non contrariarmi: smettetela di importunarmi, io-non-vi-conosco. Dovrei forse tendere l’arco quanto vi fa più comodo? Andai incontro agli ospiti che mi venivano incontro: “noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti, infine, in lontananza, saremo alla via lattea”. Milletrecento anni dopo Li Po.
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