Che
i giovani cani piscino un po’ dappertutto è risaputo: spruzzi
brevi e ripetuti che sgorgano non tanto per necessità fisiologica
quanto per bisogno di marcare il territorio. Ci sono angoli delle
città, la nostra ad esempio, impercorribili per il puzzo
persistente. Nessuno mai, però, ha lamentato o lamenta una simile
circostanza, ci mancherebbe. La si accetta e basta nel nome del
“diritto biologico del cane”. Si aggiunga adesso un particolare
curioso: in siciliano il termine usato per chiamare il cane
“adolescente” è cagnulazzu,
che
in
Sicilia è anche quello che definisce l’adolescente della razza
umana. Il che, indubbiamente, certifica una relazione semantica tra
le due specie animali (nella classe adolescenziale) scaturita
inevitabilmente dall’osservazione di analogie nel comportamento. E
da cosa se no? La scienza dei significati dunque sancisce l’analogia
tra le due specie, giustificandola di conseguenza. E se se ne
giustifica l’analogia deve giustificarsene la conseguenza. Non si
capisce allora perché ci si lamenti del fatto che i ragazzi
imbrattino costantemente le fermate dell’autobus e, ora, quelle del
tram, se questo non è altro che un comportamento da cagnulazzi.
Alias: diritto biologico dei ragazzi.
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