Per liberarsi dei
gatti che scacazzano i marciapiedi della sua casa, che sgraffignano
nottetempo i sacchetti dei rifiuti, JFK appende al filo della
biancheria i fili di plastica, inutile accessorio degli stessi
sacchetti. I gatti amano giocarci, saltellano, ingoiano, si affogano
e, rantolando rotolando, stramazzano sovente. Al mattino JFK li
raccoglie pietoso, li cala nella pentola bollente e ne fa squisito
bollito, di cui è godurioso, come gli stessi. La notte ne infila i
resti, sovente in eccesso, nei sacchetti dei rifiuti e aspetta
fiducioso il domani. JFK chiama questa rotatoria catena alimentare:
cannibalismo gattesco.
Iosif Brodskij ha
scritto: “Mangiati tutti i cani. Non un foglio / bianco è rimasto
nel diario. Il filo / delle parole copre il ritratto della moglie, /
e sulla guancia imprime un neo di una data sospetta. / Altra foto: la
sorella. Non la risparmia: c'è / da registrare lo spazio
conquistato. / E la cancrena, annerendosi, si avvolge sino all'anca /
come una calza di una donnina del varieté.//”
L'esploratore
polare, in Poesie 1972-1985, Adelphi
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