Ab)
Ciò
che concedo ai personaggi che entrano nella mia vita (molti dei quali
mai invitati a parteciparne) è molto più di quello che dovrei dare
e si chiama “il tempo che fa”. Proprio come quella trasmissione
televisiva. Questo perché soltanto in apparenza mi è concessa una
scelta: in realtà subisco i capricci del tempo e non soltanto
secondo l’eufemismo meteorologico. Appena aperta la porta, alzata
la saracinesca o solo scostato la tenda, uomini e donne di ogni età
si precipitano a invadere il mio “posto macchina” o i miseri
metri cubi d’aria a cui avrei diritto in solitudine senza che io
possa minimamente sottrarmi. Decine di Littizzetto mi cacano il cazzo
o cercano di essere interessanti ai miei occhi per uno scopo che non
mi è chiaro. Decine di Fabi Fazi cercano di indottrinarmi, senza,
proprio come quel Tale, averne né titolo né esperienza. Mi figuro
che agli altri non accada diversamente. Ma allora, chi è la
moltitudine?
Ba)
Dicevamo
l'altro giorno dell'espessione monocrama di Nicolas Cage, quanto mi
scrivi mi riporta alla risata monocrama di Fabio Fazio quando punta
gli occhi sulle gambe da tavolo della Litizzetto. Ripetuta 1000 volte
la stessa espressione fa pandan 1000 volte con la boccaccia della. Mi
chiedi chi è la moltitudine? Semplicemente non so. Forse erano Fazio
e la Litizzetto che, facendo strame di se stessi, ridendo in se
stessi, fagocitavano “quel che resta della nostra gioventù”.
Endrigo e i Sex Pistols, tutto per loro era il resto di niente. Ma il
tempo (Litizzetto-Fazio) non fa, è. E noi nell'esserci del tempo,
aprendo le tende alla luce e al buio, alle tempeste solari e alla
morte per acqua, ci invidiamo e ci rincorriamo essenti assenti.
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