giovedì 10 novembre 2016

L’ONISCO (ma non è Landolfi) di Gaetano Altopiano




In materia di metempsicosi ha una sua teoria precisa: nella vita precedente, per esempio, è certo di essere stato un porcellino di terra. Non ha problemi a schiacciare formiche infatti, millepiedi, mosche e ogni altro genere di animaletto che si incontra dentro le nostre case, ma quando s’imbatte in un porcellino di Sant’Antonio prova una tenerezza che può essere giustificata solo dall’affetto. Sentimento che ha dell’incredibile se il destinatario è un insetto, o un minuscolo crostaceo come in questo caso, e che riusciamo a provare solo verso i nostri simili o al massimo verso animali di una certa taglia. Animali che in qualche modo riusciamo a guardare negli occhi e dai quali sentiamo emanare un “calore” che rassomiglia al nostro: questa è la differenza. Quello che prova dunque è un impulso che non trova spiegazione se non in una “familiarità”. Che non essendoci, e non potendosi riferire al futuro, deve necessariamente riferirsi a una condizione precedente.

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