giovedì 14 settembre 2017

IL MIO GECO di Francesco Gambaro




Però, anche da morto sembra muoversi. Non ci piove. E se ci piove non si muove. Quindi deve essere proprio morto, lì sul davanzale bombardato dall’acqua, mi guarda vitreo dietro il vetro della finestra. Un altro giorno è sul pavimento a guardare con me la televisione, un altro ancora è sul tetto, vuoi vedere che mi cade addosso? Ha la pelle, si chiamerà pelle? incartapecorita. Cerca la luce. Cerca la luce del frigorifero e quando di notte lo apro scatta come per beccare un insetto. Come tutti i gechi si muove al buio per non farsi vedere dagli insetti che del buio hanno paura e chiudono gli occhi e dormono. Io però sono un insetto strano. Per esempio ascolto la musica solo al buio. Non ho proprio paura del buio, anzi spesso lo cerco di giorno. Soprattutto di giorno, quando c’è più luce e cominciano a lacrimarmi gli occhi. Cerco il buio come un insetto cerca la luce. Se devo dirla tutta non ho mai paura, nemmeno quindi dei morti. Ma è morto? Sembra muoversi. Per questo lo guardo ora che mi è caduto sul petto tutto incartapecorito. E si muove. Com’è che un geco morto si muove fosse un geco vivo? Quando finisce la musica o la birra mi alzo per metterne o prenderne un’altra. Apro il frigorifero e lui è lì accanto le lattine di birra, pronto a saltarmi addosso. E invece no. Chiudo lo sportello, lo chiudo dentro.

Nessun commento:

Posta un commento