Quando
l'alluce gli scappò, gli scappò come un topo: agitando la coda.
Scomparve dietro uno zoccolo della libreria e di lui, per un po', non
si seppe niente. Un topo, commenta JFK, ho generato e cresciuto un
topo. Si abbandona in poltrona senza darsi pace, di tanto in tanto
alza il piede per controllare, quasi sperando in un suo ritorno.
L'alluce, risentito di quel noioso borbottare in alzabandiera caccia
fuori gli occhietti tra i racconti di David Garnett e Il bosco delle
volpi impiccate di Arto Paasilinna. Un topo a me? Sembrano chiedere
quegli occhietti da topo perfettamente disegnati sull'unghia
incarnita dell'alluce. E digrigna i denti. JFK mai avrebbe sospettato
che il suo estroso allucione, pur deformato dall'artrosi, si fosse
dotato di denti, per di più digrignanti. Ma da vecchio stanco si
riappacifica con se stesso pensando, dopotutto posso continuare a
vivere senza un dito. Anzi, anche senza due. E ricorda il numero di
telefono di Daniil Charms, 3208, che agli amici andava ripetendo:
facile da ricordare, trentadue denti e otto dita.
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