MICROCEFALIA
di Gaetano Altopiano
L’uomo occidentale tende alla microcefalia. Assisto
a una sempre più manifesta riduzione del volume cranico umano (figli molto alti
ma con teste ridotte) e a una inevitabile conseguente diminuzione delle facoltà
intellettive. Ho pensato si trattasse di un calo in centimetri cubici dovuto al
fatto che alcune zone del cervello deputate a compiti particolari erano divenute
inutili: calcolo, traduzione, scrittura manuale, disegno, rassegnazione alla fatica
fisica. Ho dedotto invece che non era solo questo. Si tratta soprattutto di un
adeguamento genetico volto a arginare il problema del sostentamento di un
numero di individui inimmaginabile - spropositato secondo il target che
garantivano fino a meno di un secolo fa in autotutela guerre e epidemie, e rimpinguato
inaspettatamente anche dalle ultime recenti ondate immigratorie. Un sistema che,
prima fra tutte quelle facoltà intellettive, ridimensionerebbe la più pericolosa
e dispendiosa per la razza: il desiderio alimentare specialistico; di cui
l’uomo moderno è inventore e unico fruitore, essendo il solo che in natura - a
partire da un certo momento – si sia nutrito di alimenti preparati
appositamente per il piacere del palato e col minor numero di nutrienti. Abitudine
che col tempo ha costretto economie potenti allo stremo, prodotto costi di
produzione insostenibili, generato una dieta alimentare impossibile da
mantenere per così tanti individui con le sole proprie forze di uno stato. Un
disastro. Ipotizzabile, in futuro, lo sviluppo di una sub-specie con cervello
ridotto da 1350 cc a 1000/800 cc, irragionevole ma consenziente a nutrirsi di
cibo non preparato e reperibile in natura o agli angoli delle strade: erba,
corteccia d’alberi, carcasse di animali, materiali di risulta, forse anche plastica.
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