Un
signore andava per via Pignatelli Aragona. All’altezza del numero
23 incontrò un uomo che non aveva da dirgli niente. Non gli disse
niente e passò innanzi. Questo lo insospettì. Lo inquietò
obbligandolo al gesto involontario di infilare la mano in tasca e
saggiare l'impugnatura della pistola. Un gesto inabituale che lo
distrasse, lo fece sbandare e non gli impedì di urtare un signore,
un portatore di pizza irritabile. Che si irritò per il sugo di pizza
scivolato sulla punta delle scarpe a causa dell'urto. Quest’altro
signore, occasionale e non avvezzo portatore di pizza, non potè fare
a meno di infilare la mano in tasca e saggiare il manico della sua
pistola. La portava in tasca da circa trent’anni e non vedeva l'ora
di disfarsene. Ogni volta, la sera quando usciva per passeggiare il
cane o per fumare una sigaretta, ci provava: sciaguratamente,
incrociando sempre qualcuno sul marciapiedi, per trent'anni ha dovuto
desistere. Finché quella sera, in via Pignatelli Aragona, un
signore, sbadato o sbandando, gli venne praticamente addosso facendo
arabbiare, prima di tutto, le sue scarpe. Pensò che quella fosse
l’occasione buona per dare un senso a trent'anni di frustrazioni.
Nel cuore tutto di un pezzo di un uomo normale, seppure da trent'anni
frustrato, una pistola pesa più di una pizza, e la mano sinistra non
è la destra. Dunque non doveva e non poteva sbagliare ma,
sciaguratamente, dal portone del civico 23 di Pignatelli Aragona,
uscì in quel momento un condomino parecchio arrabbiato perché aveva
finito di leticare con la propria oncubina oscana. Nelle tasche aveva
due pistole. Non gli sembrò vero.
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