JFK
odia il rituale del farsi le unghie. Ricorda che da universitario,
passeggiando per via Montegrappa, intravide tra i fruscii ventosi di
un muretto di passiflora, una donna, vecchia e bassa, seduta
sull'unico gradino del suo ingresso, vestita di nero, e un cagnaccio
con l'antipatica faccia da barboncino (abbaiando malauguratamente
proprio costui aveva attirato l'attenzione di JFK), e una tenda
antimosche con mosche alla spalle, intorno muri screpolati, interra
un tubo d'acqua seccato dal sole, plastiche minute come profilattici
sul vialetto incolto con cinquecento cadente ruggine e ciao verde
paonazzo, a vista di balconi di alti palazzi circondariali, e suoni
di tromba e adesso spostati rivolti all'impietrito, che quella volta
vide, e da quella volta obliò l'arte di farsi le unghie, una donna,
tra i foschi fruscii di un muretto di passiflora, accavallare la
gamba sinistra, tirare il piede e leccarsi le unghie, a una a una.
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