La
giornata è indubbiamente calda. Uscire non è facile, Ancora meno
pensare di rientrare. Fa mezzogiorno già alle sei, un languore fa
stomaco allo stomaco. La campagna non partecipa della sopraggiunta
difficoltà deglutativa. La campagna si limita a osservarlo, sdraiato
e impossibilitato a uno stacco, veloce o rallentato, dalla sdraio.
JFK non vorrebbe nemmeno cambiare posizione anche se il sole comincia
a bruciargli pure le punte delle unghie. Fa mezzogiorno come fossero
le sei. Ha fame, questo è il problema. Ogni organismo del suo corpo
lo informa che è l'ora dell'azione del mangiare. Il contratto è
quello, è stato firmato e sottoscritto dallo stesso JFK. Ma lo
sforzo di alzarsi JFK riesce solo a pensarlo. Pensarlo è già uno
sforzo tanto antisindacale quanto immane. Distoglie lo sguardo dagli
alberi e dalle verzure complici che da qualche minuto gli negano
l'ombra e, come un miraggio, scorge, un trancio di tubo rosato dal
sole. Un tubo d'acqua da JFK stesso tagliato in epoche passate, della
lunghezza di un rigatone liscio, cinque centimetri esatti. Ah, che
meraviglia la pasta al forno con i rigatoni, gli dice. Sai a casa
tengo la teglia. Anche i rigatoni rigati. Ma tu sei liscio. Sei qui.
Su salta, salta. Fatti mangiare così come sei, crudo, prima che i
tuoi fratelli.
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