Nel preciso momento in cui una voce informale, ne maschile ne femminile, urla
da uno o più altoparlanti ben nascosti il mio nome, interrompendo, ma solo per
un attimo, l’insopportabile cagnara che regna nella sala affollata di anziani
spazientiti, una porta a vetri si spalanca e un uomo in camice bianco dritto
tra gli stipiti fissandomi insistentemente mi indica. Controvoglia, oltrepasso
la soglia e mi fermo, confuso dalla luce assordante dei neon, in un punto
qualunque della stanza, dove parecchi altri uomini in camice bianco, a turno si
affaccendano attorno ad alcuni piagnucolosi vecchietti sdraiati seminudi su dei
lettini. Sto ancora chiedendomi cosa ci faccia qui quando Qualcuno lemme lemme
mi affianca, incolla la bocca vicino a uno dei miei orecchi e con voce suadente
mi sconsiglia e vivamente di farmi la ‘SIDOL’ perché, ne è certo’ accuserei i
forti dolori intestinali che già accusano questi vecchi. Non me lo faccio
ripetere due volte e lo seguo passo passo lungo un corridoio claustrofobico che
si smarrisce più e più volte ma che tuttavia ci porta incolumi fino a questa
scala di metallo esterna all’edificio, su cui ci avventuriamo timorosi di
scivolare sui gradini ricoperti, dal primo all’ultimo, di una sostanza che ha
la consistenza gelatinosa, il colore ambrato e persino lo stesso profumo del
sapone molle da bucato. Appena giù in strada, Qualcuno si allontana scomparendo
dal mio campo visivo e dai miei pensieri a poco a poco, proprio come di solito
ad ogni risveglio va via un’ossessione onirica… Solo, seduto a gambe incrociate
sul marciapiede deserto, contemplo la scritta ‘M I C A L E’ che di continuo
scorre fascinosa sotto il cornicione del palazzo da cui ho l’impressione
d’essere appenappena uscito. Il traffico veicolare che insiste nella via è quello
caotico di corso dei Mille. Non c’é un raggio di sole e un buio che certo non é
il buio serotino incombe su tutto e tutti. Mi rimetto in cammino, So dove
andare? Forse… Cionondimeno, sul mio volto sereno c’è come una luce: la luce di
una nuova alba?
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