In
effetti, non ho mai desiderato svolgere una mansione in particolare,
nemmeno da ragazzo. Non un mestiere, una professione. Niente di
niente. Mai avuto aspirazioni, mai pianificato un cazzo, in sostanza.
Al contrario dei miei compagni che invece allora avevano tutti le
idee molto chiare. Sarà stato per questo che perso il primo semestre
del primo anno di liceo mi iscrissi con disinvoltura a una scuola per
saldatori, bocciando per giunta, e l’anno successivo all’istituto
tecnico commerciale. Sarà stato per questo che dopo il diploma non
scelsi affatto economia e commercio o scienze politiche, come sarebbe
stato naturale, ma lettere e filosofia. Sarà stato per questo che
non feci nemmeno il primo anno e iniziai a lavorare come impiegato
contabile in una ditta privata, fottendomene, per l’ennesima volta,
di quello che sarebbe accaduto. Tanto si aggiusta tutto, mi ripetevo,
si aggiusta sempre tutto.
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