Dice,
riccardo a patrizia, tu scrivi perché stai male, puntandole il dito,
alzandosi infuriato (il tavolino romano, per empatia, infuriato).
Dice, tiziana a francesco, il coefficiente ce l'hai sotto i
pantaloni, che sto a scrivere se non ti viene duro (al buio, sotto
piccole lune di cemento, quattro occhi di gres). Dice, la figlia al
water, sciono muta, come poscio risponderti papà (in casa del
passato, pennellate di antiruggine sul muro mangiato dalla salsedine
di vaghissmi vagiti). L'ovvio sta seduto, in forma di uomo, su un
disegno che disegna gli anni di un tavolino sotto l'ombra obesa di un
frassino (chiede, il parente e amico all'amico e parente, cosa
intendi per legami di sangue).
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