Stamattina mi sono svegliato che
ci dovevo credere almeno in qualcosa. Brutto sporco ateo, ho sputato
liperlì. Mi sono alzato per verificare se anche mia moglie. Mi sono
alzato per verificare se avesse compostamente dormito con il velo. Mi
sono alzato con l'intenzione di suonargliele anche se dormiva con il
velo. Mia moglie non c'era. Mi sono ricordato che se ne è andata da
casa circa il mese scorso. Con sette sei nostri dei figli. Pardon,
con sette dei nostri sei figli. Credevo ne avessimo uno in meno le
avevo rimproverato. Circa, aveva risposto lei, sfrontata e senza
velo. Bon. Ora mi lavo e glielo faccio vedere io a quella lì. Glielo
faccio vedere chi sono io. E se non a lei a chi per lei. Bon. Allo
specchio del bagno mi sono fatto quattro risate. La barba arriva
quasi alle sette. Pardon, alle tette. Ti dirò, con questa barba. Ti
dirò, con questa faccia. Ti dirò, con questi occhietti decisi. Ti
dirò quello che sono e soprattutto non scambiarmi per altri, mi sono
gridato. La barba lunga è una inequivocabile segnalazione razziale.
Pardon, stradale. Mezza barba è fatta, insomma. Inculo i rasoi usa e
getta, spreco a scomparsa dell'occidente. Non ho più sedici anni ma
cciò la barba. E ancora la salute mi accompagna. E ancora un fisico
invidiabile. E finalmente una voce mi guida, brutti sporchi atei.
Allar akbah! Pardon, Allah Akbar! Subito dal barbiere!
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